domenica 29 maggio 2011

Federalismo fiscale. Un bilancio della riforma

Personalmente sono favorevole al federalismo, e non mi limiterei solo a quello fiscale.
Sono favorevole in quanto dando maggiore libertà alle regioni e ai comuni si creerebbero delle condizioni migliori per la "lotta dal basso".
Credo che sia chiaro a tutti il fatto che per dei cittadini sia più facile agire efficacemente su piccola scala piuttosto che su grande scala.
Per questo motivo riporto un articolo apparso su benecomune.net in cui l'ottimo Gianluigi Bizioli mostra come fino ad oggi si sia fatto ben poco in tal senso, nonostante vi siano importanti forze politiche che fanno del federalismo fiscale il proprio cavallo di battaglia.



Federalismo fiscale. Un bilancio della riforma


In un famoso saggio del 1951 sull’autonomia (locale), M.S. Giannini scriveva: “io Stato dispongo di questo, per il resto rinvio a quanto dispone il soggetto fornito di autonomia”.
Nonostante siano trascorsi sessant’anni, mi sembra che questa frase sintetizzi ancor oggi il rapporto fra Stato e autonomie locali nel nostro sistema, almeno in ambito finanziario. Diversamente da ciò che accade negli Stati federali, ove si assiste a un dualismo fra autorità pubblica centrale – la federazione – e autorità pubblica locale, il nostro sistema continua a caratterizzarsi per un rapporto gerarchico, ove la potestà sovrana è radicata in capo allo Stato (attraverso la potestà di coordinamento del sistema tributario).

In questa situazione, come è facilmente comprensibile, le garanzie di cui godono le autonomie locali dipendono in larga misura proprio dalle decisioni dello Stato.
Questa situazione non è certamente da imputare al federalismo fiscale, che si limita a definire un(?) modello finanziario dei rapporti fra Stato e autonomie locali, ma trova causa nella forma di Stato e, più specificamente, nella “Costituzione finanziaria” italiana.
Non si può tuttavia sottacere come alcune scelte effettuate nell’attuazione del federalismo fiscale confermino questa visione (ottocentesca) dello Stato sovrano. Uno sguardo d’insieme ai decreti finora approvati consente di confermare questa conclusione.

Mi riferisco, in primo luogo, all’autonomia tributaria di Regioni, Provincie e Comuni. I margini di autonomia concessi sono significativi e riguardano, in varia misura, i soggetti, la base imponibile e l’aliquota dei tributi delle Regioni, Provincie e Comuni. Dal punto di vista quantitativo, dunque, il risultato prodotto dalla riforma è sicuramente apprezzabile.
Tale autonomia, nondimeno, appare una “concessione dello Stato sovrano”. La categoria dei “tributi propri derivati” è, in questo senso, paradigmatica. Questi sono i tributi istituiti e regolati dallo Stato, il quale assegna alle Regioni il gettito e un determinato potere di intervento (sui soggetti, sulla base imponibile, sull'aliquota, ecc.). Di per sé un ossimoro, tale categoria è stata individuata dalla Corte costituzionale nelle more dell’attuazione del federalismo fiscale, e riprodotta nella legge sul federalismo fiscale (e nei decreti attuativi). Mi chiedo se ciò fosse necessario e, soprattutto, perché, in una logica decentrata, tali tributi non siano stati trasformati in tributi propri delle Regioni. La probabile giustificazione è data dall’avversione della maggioranza nei confronti del principale di questi tributi, l’irap, e dell’altrettanto auspicata abrogazione. Se ciò fosse vero, tuttavia, si dovrebbe concludere che la riforma costituisce solo una prima approssimazione del federalismo fiscale, perché destinata a cambiare significativamente nel prossimo futuro (l’irap produce infatti un gettito di circa 30 mld di euro) ma, soprattutto, che i margini del potere tributario regionale continueranno a dipendere dalla scelte statali.

Altri esempi sono il divieto di aumentare l’addizionale irpef nel caso di riduzione dell’aliquota irap (art. 4, comma 3, del decreto approvato dalla Commissione parlamentare) o l’obbligo di esentare dalla futura imu la prima casa e gli enti non commerciali) (art. 8, comma 2 e art. 9, comma 8, del d.lgs. 14 marzo 2011, n. 23). Queste scelte sono sintomatiche dell’ingerenza statale nella politica fiscale delle autonomie e non sono un buon presagio per il futuro poiché sottolineano la natura ottriata dell'autonomia.
Un altro capitolo è quello dell’obiettivo dell’invarianza della pressione fiscale (art. 28, comma 2, lett. b) della legge 5 maggio 2009, n. 42). Anche questo è sintomatico della tesi che si cerca di dimostrare. A parte il fatto che l’autonomia tributaria è in contraddizione con l’invarianza della pressione fiscale, come ampiamente risulta dagli stessi decreti attuativi, lo Stato si assume un ulteriore potere di controllo. Tale potere trova la propria giustificazione nel patto di stabilità europeo ma è efficace esclusivamente nei confronti delle autonomie locali. Mentre la spesa pubblica statale e la pressione fiscale statale non trovano limite (perché non sancito costituzionalmente), le autonomie locali sono vincolate dalla legge statale. Quindi, lo Stato controlla la finanza regionale e locale, ma nessuno controlla lo Stato (o meglio, l’Unione europea controlla gli Stati membri, ma non è sicura garanzia di invarianza della pressione fiscale).

Un’osservazione conclusiva merita il rapporto fra la riforma del federalismo fiscale e la prospettata riforma del sistema tributario statale. Questo tema, sollevato in Commissione bicamerale (per esempio da Baldassarri), è fondamentale per le sorti della riforma. La modifica dei tributi statali, allo stato attuale ancora lontana e indefinita, produrrà infatti reazioni a catena sulla composizione e sulla quantità delle risorse destinate alle autonomie locali. Proprio per il fatto che le risorse delle autonomie consistono, in buona parte, di tributi statali derivati e compartecipazione ai tributi statali, una revisione di quest'ultimi produrrà conseguenze anche sul federalismo fiscale.

mercoledì 25 maggio 2011

L’Uomo è morto – A proposito di profitto

Rifacendomi al contenuto dell’articolo vorrei dire che, a mio parere, non è il consumo in sé a caratterizzare in modo così negativo la situazione descritta, quanto quello che c’è dietro: il profitto come unico “Dio”.


IO UN CONSUMATORE?

DI ELLEN DANNIN
Truthout.org

Dove sono finite tutte le persone? Per non parlare dei cittadini, degli esseri umani, dei vicini, degli abitanti, di individui, uomini, donne, adulti, bambini, lavoratori, impiegati, datori di lavoro... Improvvisamente, ovunque, spariti, tutti. Il loro posto è stato preso dai consumatori.

Non è una questione di destra o sinistra. La National Public Radio (NPR), la meno schierata, ha usato questo termine. In un discorso al Congresso, il liberale Economic Policy Institute (EPI) ha detto che i redditi dei consumatori si sono abbassati. E Fox News ha riferito che, non le “persone” o i “benefattori”, ma i consumatori, credendo di fare donazioni per le vittime di disastri naturali, sono stati truffati dai criminali.

Qualcuno potrebbe pensare che i relatori di questi eventi si siano accorti che i loro soggetti non erano impegnati a consumare, divorare o mangiare. Piuttosto, in ognuna di queste situazioni, i cosiddetti consumatori erano “cotti a puntino”, erano il “cosa c’è per cena”, il “piatto del giorno”. Erano, se non altro, vittime. Mangiati in un boccone.

Ciò costringerà gli esperti a un'indagine per scoprire quando esattamente le persone hanno smesso di essere tali, quando la loro completezza e complessità sono state eliminate per essere sostituite dal consumo. Chi può dare una risposta a questa domanda? Chi può spiegare cosa significhi e cosa significherà nel prossimo futuro?

C’è del vero nel termine "consumatore", ma, ad essere onesti, siamo consumatori tanto quanto consumati. Fox, NPR, EPI e compagnia ci hanno fatto uscire allo scoperto. Siamo quello che consumiamo. E’ sempre più ovvio. Al giorno d’oggi la nostra unica forma di relazione con l’altro, esseri umani e cose, è il consumo. Da una parte all’altra del paese siamo stati assemblati per formare una macchina divoratrice, che consuma piante, animali, paesaggi, bellezza e risorse di ogni tipo senza nessuna preoccupazione per il futuro, per i nostri figli o nipoti o i nostri discendenti per i millenni a venire. Noi, consumatori concentrati a comprare case-trofeo e a rimpinguare i nostri fondi pensionistici in modo da permetterci di consumare “guardando avanti”. Che stessimo “guardando avanti” o no, non stavamo certo pensando alle impronte lasciate sul nostro cammino, finché giunse il giorno in cui ci accorgemmo che tutto ciò che avevamo era spazzatura e che saremmo annegati in una pozza d’acqua.

Come consumatori viviamo in un eterno presente, che ingloba e elimina tutto. Ma i nostri avi avevano capito l’importanza dell'essere prudenti, del preservare. Capirono l’importanza di costruire infrastrutture dal valore durevole, non pensando solo a sé stessi, ma anche ai propri figli e discendenti. Capirono, come fece Oliver Wendell Holmes, che le tasse che stavano pagando erano il prezzo per l’ammissione alla vita in una società civilizzata. Capirono che vivere in una società civilizzata significa procurare nutrimento reale e la miglior educazione possibile, per tutti. Quella società alla fine era devota al principio “Ciò che avete fatto per l’ultimo tra loro l’avete fatto per me”.
Le cose che fecero e produssero stanno ancora contribuendo alla nostra sicurezza e al nostro progresso. Tra l'altro, crearono un sistema educativo di alto livello e largamente sovvenzionato, che ha eliminato l’ostacolo dei costi e ha reso il nostro paese leader in tanti settori. Staremmo meglio oggi se ci fossimo resi conto dell’investimento che fecero per noi, invece che consumare e distruggere quest'eredità.

Molto del futuro che essi sognarono esiste ancora. Le infrastrutture realizzate sostengono ancora il nostro benessere e il nostro successo. Il loro impegno e la loro fatica sono sempre di vitale importanza per il nostro futuro.

Ironicamente, ci sono grandi appetiti là fuori e veri consumatori che sono invisibili nonostante l’ammontare dei loro consumi. È grazie alla loro sollecitazione che abbiamo gettato via la nostra umanità e il nostro posto nella lunga catena della vita e dell'esistenza.

Chi sono i veri consumatori? Quelli che affermano che l’economia è tutto. Che sostengono che si devono prendere “decisioni forti”, e poi queste “decisioni forti” hanno sempre lo stesso risultato, rendere i ricchi sempre più ricchi e peggiorare la condizione degli oppressi e degli sfruttati.

Tutto questo non è frutto di un complotto. Ce lo siamo imposto da soli. E perseveriamo nel consumare il nostro futuro, la nostra umanità.

Forse è ormai troppo tardi, ma non dobbiamo smettere di sforzarci di tirar fuori la nostra personalità e risanare la nostra umanità. Abbiamo bisogno di capire dove ci siamo persi. Questo compito riguarda ognuno di noi, il compito di lasciare i nostri giocattoli e pensare cosa ci può davvero rendere sicuri e felici.

Ellen Dannin, Fannie Weiss distinguished faculty scholar, è docente di legge alla Penn State Dickinson School of Law e autrice di "Taking Back the Workers' Law - How to Fight the Assault on Labor Rights"(“Riprendere la Legge sul Lavoro – Come Combattere l’Attacco ai Diritti dei Lavoratori”)

Titolo originale: "I, Consumer?"

Fonte: http://www.truthout.org
Link
30.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SABRINA TONCINI

lunedì 23 maggio 2011

A cosa servono gli antibiotici? A far $oldi, ovvio.

NEGLI USA GLI ANIMALI D’ALLEVAMENTO CONSUMANO L’OTTANTA PER CENTO DI TUTTI GLI ANTIBIOTICI

Da anni gli scienziati preoccupati per la minaccia rappresentata da batteri resistenti agli antibiotici nella produzione di animali destinati all’alimentazione umana cercano di calcolare l’esatta quantità di antibiotici cui gli allevatori fanno ricorso ogni anno.
Finalmente la Food and Drug Administration (ente statunitense preposto al controllo alimentare e farmacologico, ndt) ha divulgato i dati da lungo attesi. Degli antibiotici venduti nel 2009 e destinati sia ad esseri umani sia a animali per alimentazione umana, quasi l’ottanta percento era riservato a bestiame e pollame. Il totale generale per il 2009: 13.1 milioni di chilogrammi.
Per un’ampia parte questi antibiotici non sono mai stati destinati a contrastare infezioni batteriche; invece, con tutta probabilità gli allevatori li hanno somministrati in modo continuo in dosi esigue tramite mangimi e acqua allo scopo di accelerare il tasso di crescita dei loro animali. Questa prassi ha destato le preoccupazioni di numerosi esperti di salute pubblica.
La crescente minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici è in gran parte imputabile all’uso improprio e smodato di antibiotici per quanto riguarda esseri umani e animali, uso che determina un incremento di “super-batteri”.

(Fonte: Center for a Livable Future, 23-12-2010, http://tinyurl.com/4svn6gk)

Tratto da Nexus
Vorrei sottolineare che la quasi totalità dei nostri problemi oggi ha come causa scatenante la ricerca del "profitto" da parte di pochi.

sabato 21 maggio 2011

Cibo S.p.a. - Documentari

"Robert Kenner svela ciò che avviene nelle grandi industrie alimentari e che ci viene tenuto deliberatamente nascosto, con il consenso delle istituzioni. È una denuncia feroce e impressionante di un sistema votato esclusivamente al profitto, che ignora i rischi per la salute pubblica e che fa della produttività il suo unico credo.
Per la prima volta il regista americano è riuscito a documentare questa politica perversa e a raccogliere prove significative e testimonianze di persone che operano nel sistema produttivo alimentare."


martedì 17 maggio 2011

Una rivoluzione energetica imminente? - Soluzioni

Nonostante i media mainstream continuino ad ignorare quasi completamente le notizie (tranne una notevole eccezione di cui includiamo il video), nelle ultime settimane le novità riguardo al ben noto (per le persone che si informano in rete) reattore di Rossi sono tutt'altro che mancate.

Chi segue il settore delle "nuove energie" da tempo sa che periodicamente vengono fatti annunci più o meno rivoluzionari, e con altrettanta puntualità le forti aspettative che questi portano con se vengono disattese venendo a mancare conferme di terze parti e spostando costantemente nel futuro le applicazioni pratiche che ne dovrebbero scaturire.

Tutto questo però non accade con l'e-cat di Rossi, il "reattore" che genera energia da una reazione nucleare a bassa energia, spesso indicata con la denominazione più comune di "fusione fredda".

Man mano che il tempo passa infatti emergono nuovi dettagli sulla sua possibile modalità di funzionamento, sul numero di unità già costruite, sul business plan che gli investitori (tutti esteri) sono pronti a mettere in azione, sulle conferme di funzionamento di terze parti.

Repliche di funzionamento della tecnologia non ce ne sono state, e probabilmente non ce ne saranno ancora per un bel po', in quanto non tutti gli opportuni brevetti sono stati concessi all'inventore, in particolare quello europeo che dovrebbe essere uno dei più importanti.1

Se per un qualunque motivo tutti i brevetti non verranno concessi la tecnologia di funzionamento rimarrà quindi un segreto industriale e dovremo aspettare che l'apparato venga messo in commercio per far si che qualcuno lo smonti e ne carpisca i segreti, anche se così facendo probabilmente violerà i termini d'uso con cui gli apparecchi verranno distribuiti.

Quello che segue è un elenco delle novità più importanti delle ultime settimane in merito a questa invenzione che potrebbe diventare la più importante del secolo.


* Il premio Nobel per la fisica Brian Josephson2, già da tempo sostenitore della fattività della fusione fredda,interviene su di un thread di discussione sul sito "physicsforum"3 sostenendo il lavoro di Rossi in un ambiente altrimenti di forte scetticismo.

* Andrea Rossi, rispondendo a varie domande sul suo sito4, ha detto di avere una teoria che spiega il funzionamento del suo apparato, e di volerla poi pubblicare5 una volta che l'impianto da 1MegaWatt sarà in funzione.

* A seguito dei gravi incidenti alla centrale nucleare di Fukushima, Rossi spiega6 come invece la tecnologia che ha sviluppato permette di costruire centrali assolutamente sicure, basate sull'uso di tanti e-cat in serie.

* Il sito Ny Teknik, un settimanale svedese che ospita notizie, dibattiti ed annunci su tecnologia ed ingegneria, distribuito ad ogni membro dell'Associazione Svedese dei laureati in ingegneria, pubblica due articoli che riguardano l'e-cat ed includono il report scientifico compilato dai due accademici svedesi Kullander ed Essén7 che hanno potuto effettuare un test di persona sul reattore di Rossi ed asseriscono "è una reazione nucleare"89.Questo è un evento particolarmente importante in quanto la prima rivista "mainstream" che parla apertamente di questa nuova tecnologia in termini positivi e senza derisioni di sorta.

* E' importante ricordare che l'e-cat utilizza come "combustibile" il nickel, uno degli elementi più abbondanti sulla terra, di cui possiamo vedere una mappa della sua estrazione.10 Per quello che si sa della reazione inoltre, che si serve dell'elettrolisi per ricavare Idrogeno dall'acqua e che in qualche modo agirà sugli atomi di Nickel o del Rame, al contrario delle tecnologie attuali non produrra CO2 ma libererà invece la corrispondente parte di Ossigeno.

* Radio 24 (Sole 24 Ore) si è occupato dell'e-cat ed è possibile ascoltare l'intervento qui11. Nella rubrica "Mr. Kilowatt" viene intervistato invece il prof. Giuseppe Levi12 e più recentemente nuovamente Rossi.13

* Radio Città del Capo, una emittente bolognese, effettua una interessantissima intervista (qui audio e qui video)con il prof. Sergio Focardi che affronta il tema della fusione fredda.14

* Rossi conferma di aver firmato un "importante contratto" per lo sviluppo della nuova tecnologia in USA.1516

* La trasmissione settimanale Moebius di Radio 24 intervista Levi e Rossi.17

* Aron Duckworth, ricorda a Rossi che la sua invenzione è di tale portata da cambiare gli equilibri energetici a livello planetario, ed in quanto tale esiste il rischio che venga affossata in vari modi, e gli chiede se ha pensato a come gestire questa possibilità. Rossi risponde che "ha preso le precauzioni necessarie".18

* Radio Città del Capo intervista il professor Christos Stremmenos, vicepresidente della Defkalion, l'azienda Greca che per prima utilizzerà e commercializzerà l'e-cat, riguardo la tecnologia dell'e-cat e di come l'ingegnerizzazione sia completa, mancando solo la commercializzazione su grande scala.19

* Nasce una pagina riguardo l'e-cat su wikipedia ma molto poco obiettiva. Interviene il prof. Brian Josephson in persona nella pagina delle discussioni, cercando (e non riuscendo) a far scrivere informazioni il più possibile precise. Lo scambio di battute che ne scaturiscono sono decisamente interessanti e meritevoli di essere lette per capire la qualità delle argomentazioni da parte delle diverse "fazioni".20

* In una sessione di domande/risposte con Rossi, quest'ultimo ha confermato che il nome definitivo dell'apparato sarà appunto E-Cat, che il contratto di produzione e distribuzione è stato fatto con privati e non con aziende pubbliche, e che non ha ricevuto richieste di interviste da nessuno dei media mainstream. Ha anche confermato che gli apparati saranno pronti per l'installazione dal prossimo Novembre.21 In altri interventi pubblicati sul suo blog Rossi ha dichiarato che [a fine Aprile NdR] ci sono in funzione 97 E-Cat in quattro diverse nazioni che includono Italia, USA e Grecia.22

* Finalmente la RAI, nella persona di Maurizio Torrealta, si muove ed effettua un servizio sull'e-cat di Rossi. Il video, trasmesso giovedì 5 Maggio su Rainews2423 e che è ora disponibile anche su YouTube. Il servizio lascia un po' perplessi perchè invece di focalizzarsi sulle prove del funzionamento dell'e-cat, sulle sue applicazioni e sulle difficoltà che è necessario attraversare per presentare una nuova invenzione di tale portata mischia accuratamente presente e passato di Rossi inframezzando cose attuali con ben poco scientifiche interviste a personaggi che hanno avuto modo di lavorare con Rossi nel passato. Un passato fatto di diverse sconfitte e problemi che sono costati molto a Rossi, ma che nulla hanno a che vedere con le vicende odierne.



Se da una parte quindi bisogna fare un plauso a Torrealta per aver affrontato l'argomento ed averlo fatto conoscere ad un più grande pubblico, dall'altra è lecito avere alcune riserve sulla modalità con cui questo è stato fatto.


La magia del Sig. Rossi
Storia dell'invenzione che promette di cambiare il mondo




Tratto da Luogocomune

domenica 15 maggio 2011

Tre "possibili" soluzioni energetiche

Sempre in tema di soluzioni energetiche. La prima mi fa pensare a Henri de Saint-Simon...


UN LAGO DI COMO CHE VALE 400 CENTRALI IDROTERMICHE


"Ipotizzando di abbassare di un grado la temperatura del lago di Como, otterremmo un'energia pari a quella di 400 centrali, capaci di produrre 26 miliardi di kwh. Valore di mercato? Dai 2 ai 4 miliardi di euro".

A lanciare l'idea, Mario Raimondi, professore del Dipartimento di chimica, fisica ed elettrochimica dell'Università degli studi di Milano nel corso di un convegno giovedì sera a Villa Monastero a Varenna dedicato alla geotermia e alla possibilità di sfruttamento dell'acqua del Lario per alimentare più e più sistemi di pompe di calore al servizio del teleriscaldamento. Questo, nell'ottica di ridurre il ricorso alle fonti energetiche tradizionali, puntando su un'energia, quella idrogeologica, sicuramente ancora poco utilizzata ma, al contempo, dai potenziali interessanti.

Lo scenario dipinto da Raimondi ha due distinte chiavi di lettura. La prima è di natura strettamente economica. "Stimando il volume del lago pari a 22, 5 chilometri cubi con una profondità media di 150 metri possiamo ipotizzare che, abbassando di un grado la temperatura del bacino, produrremmo qualcosa come 26miliardi di kwh, con un valore di mercato pari a 2-4miliardi di euro".

Numeri importanti, che, ovviamente, servono per dare la dimensione della risorsa più che a fotografare un bilancio vero e proprio. Di sicuro, "ci si può pensare".


IL MARCIAPIEDE CHE PRODUCE ENERGIA CAMMINANDOCI SOPRA


Produrre energia camminando sul marciapiede. Succede se si passeggia su questo particolare prototipo, creato dall'azienda francese Viha Concept, sperimentato a Tolosa e ora installato a Bruxelles proprio di fronte alla sede del parlamento europeo. La pavimentazione funziona grazie a dei micro sensori come spiega il presidente della Viha Concept, Laurent Villerouge. "Recuperiamo energia dal movimento dei passanti - racconta - Ogni pedone schiaccia le lastre, l'energia meccanica si trasforma in elettrica e noi possiamo immagazzinarla. Il marciapiede è completato con pannelli fotovoltaici che forniscono energia solare alimentando luci che possono sostituire i lampioni". Non è un'idea del tutto nuova, sensori di questo sono già stati messi sotto la pista di una discoteca a Londra e nella stazione della metropolitana di Shibuya a Tokyo dove ogni giorno passano 900mila persone.


MILANO: LA RIVOLUZIONE DELL'ENERGIA GEOTERMICA


Normalmente si preferisce installarli in palazzi di nuova costruzione. Ma, grazie a una tecnologia all'avanguardia, ora gli impianti geotermici (che sfruttano cioè il calore della terra) possono essere realizzati anche in edifici già costruiti. Primo caso a Milano gli immobili di corso Vercelli 23-25 e di via Mauri 6. Qui, con un intervento di riqualificazione energetica che impiega questa fonte rinnovabile, si mira a passare dalla classe G attuale alla B (la A e l'A+ sono possibili solo per gli edifici di nuova costruzione).

PERFORAZIONE - "Normalmente per perforare il terreno sono necessarie torri alte 8-9 metri", spiega Isabella Goldmann, architetto responsabile del coordinamento dei progettisti e della direzione lavori. "Ma utilizzando un moderno macchinario già impiegato negli Usa e nel resto d'Europa, siamo riusciti a ridurre l'altezza a 2, 70 metri e a scavare nei garage dei palazzi. Per attingere al calore si scende a 115 metri di profondità e, con l'aiuto di una pompa per i momenti di picco, si ottiene acqua calda ed energia sufficiente per riscaldare (o raffreddare) gli appartamenti. Il tutto abbattendo del 79 per cento i costi di riscaldamento, del 30% il fabbisogno di energia termica e del 70 per cento le emissioni di CO2. Poi, oltre al geotermico, in corso Vercelli saranno realizzati un "tetto giardino" sui garage, un tetto ventilato e una serie di interventi di coibentazione per ridurre gli sprechi energetici.

COSTI - Costo dell'operazione: quattro milioni di euro. Circa 500 euro al metro quadrato, che il Fondo pensioni per il personale Cariplo, committente del progetto, ha sborsato per i lavori, il cui termine è previsto per settembre. Difficile però trovare casi simili a Milano e in Italia: "Per una questione di convenienza di costruttori e di architetti si preferisce realizzare impianti energetici da fonti rinnovabili costruendo ex novo", sottolinea Goldmann. "In realtà basta avere a disposizione macchinari all'avanguardia e garage abbastanza estesi per inserire nel sottosuolo le sonde e il geotermico si può fare anche in palazzi meno recenti".

SCETTICISMO - Più scettici i tecnici di Assimpredil, l'associazione che riunisce i costruttori edili, che spiegano: "Il geotermico è difficile da realizzare perché necessita di scavi in profondità, cosa non facile in città, data la scarsa presenza di vaste aree di terreno libero". Anche sui costi, per Assimpredil, va detto che "sono alti, soprattutto per la fase degli scavi". Tutti d'accordo però nell'affermare che, se le condizioni di fattibilità del progetto sussistono, "l'energia geotermica è una fonte pulita e rinnovabile che permette un grande risparmio in termini di CO2 ed è quindi auspicabile usarla anche in città".

martedì 10 maggio 2011

Il caso di Parma - Soluzione "Rifiuti Zero"

Come abbiamo ricordato più volte in questo blog, i problemi che ci troviamo ad affrontare sono relativamente pochi (i problemi “veri”, ovviamente). Tra questi sono di primaria importanza il problema “energetico” e quello relativo all’attuale sistema produttivo / di consumo.
Sebbene l’importanza del primo possa apparire evidente grazie alla risonanza mediatica di cui gode ultimamente, il secondo, nonostante sia sentito solo da alcuni ambienti e abbia effetti più indiretti, non è da meno in quanto rilevanza avendo ripercussioni su molte variabili determinanti per la qualità della nostra vita (inclusa la “qualità” dell’ambiente in cui viviamo).
Agli osservatori più attenti non sarà certo sfuggito il legame esistente tra le due questioni (o problemi). L’attuale sistema produttivo / di consumo è infatti una delle principali cause di “inefficienza energetica” (salvo risolvere i problemi derivanti da esso nascondendo la polvere sotto il tappeto – leggasi incenerire gli scarti della produzione e del consumo).
Fatte le debite premesse si deve aggiungere che la necessità di creare dei “cicli completi” (o quasi) in cui “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” è una delle soluzioni più evidenti e sensate a cui una persona razionale e di “buon senso” possa pervenire.
In seguito a queste considerazioni presento qui l’ “istruttivo” caso della città di Parma (sul tema della possibile soluzione “rifiuti zero”), tramite un articolo preso dall’ottimo sito “Il Cambiamento”.

L’ALTERNATIVA: UN'EUROPA A RIFIUTI ZERO
Senza inceneritori è possibile ora

Una sala gremita, ma un solo rappresentante delle istituzioni, il delegato alla salute Fabrizio Pallini, ha seguito con attenzione il convegno del GCR dedicato alla proposta alternativa di gestione dei rifiuti di Parma, dal titolo “L’Alternativa: un’Europa a Rifiuti Zero”, inserito nella Festa dell’Europa 2011 e ospitato nella sala aurea della Camera di Commercio.

Due ospiti, Massimo Cerani e Frans Beckers, per altrettante relazioni di grande levatura e interesse. Ancora un appuntamento mancato (volutamente?) dagli amministratori locali, che avevano l’opportunità di confrontarsi a viso aperto con la filosofia opposta a quella che oggi Parma si appresta ad adottare, per bruciare a Ugozzolo 130 mila tonnellate di rifiuti, con le note ricadute ambientali. L’ingegner Massimo Cerani, esperto lombardo di raccolte differenziate, non ha avuto peli sulla lingua nel sostenere con convinzione che gli inceneritori sono solo un business per i gestori e che con una adeguata raccolta differenziata il rifiuto residuale non è sufficiente per tenere acceso un impianto di questo genere. Ergo, se ci sono ancora i “numeri” per alimentare un impianto, è la raccolta stessa ad essere organizzata in modo pessimo, parziale, insufficiente, probabilmente finalizzata proprio a produrre un quantitativo sufficiente di rifiuti residui utili a mantenere in vita l’impianto.

L’ing. Cerani ha analizzato la situazione di Parma, presentando le linee di sviluppo di un piano di gestione dei rifiuti senza l’ausilio di incenerimento e se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sulla realizzabilità di questo progetto, i numeri dell’ingegnere bresciano hanno spazzato via ogni residua perplessità. La messa in opera della rivoluzione della raccolta domiciliare è praticabile in pochi mesi, con raggiungimento di percentuali di riciclo attorno al 70%, e una spesa complessiva di 20 milioni di euro (l’inceneritore ne costerà minimo 200 senza contare il teleriscaldamento), necessari per realizzare 2 centri riciclo con la tecnologia di Vedelago e un residuo indifferenziato addirittura al di sotto delle 10 mila tonnellate annue (teniamo conto che l’inceneritore produrrà 40 mila tonnellate di ceneri inquinate che non si dove verranno collocate).

Risultati possibili e certificati dalla Provincia di Treviso, che a Vedelago ha verificato come un mix di rifiuti indifferenziato e plastiche scartate dalla raccolta differenziata porti alla creazione di un granulo a matrice plastica, a norme Uni, che diventa materia di base per panchine, mattonelle, staccionate, tegole. Questi risultati, di per sé sorprendenti per i nostri amministratori, si raggiungono con una applicazione corretta della raccolta domiciliare spinta affiancata dalla tariffazione puntuale, entrambe da applicare al 100% delle utenze, e una corretta adozione delle pratiche utili alla riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti, azioni che riducono notevolmente la produzione pro capite di rifiuti da parte dei cittadini. Il piano del GCR è dunque fattibile ed anzi migliorabile, ma giace in un cassetto di Provincia e Comune dal giugno dello scorso anno. Fogli pericolosi, di cui è meglio no parlare. Massimo Cerani ha anche sottolineato come Parma utilizzi un piano provinciale di gestione dei rifiuti vecchio e superato dalla tecnologia e dai nuovi traguardi raggiunti dalla raccolta differenziata, un piano anche andrebbe già da oggi rivisto e revisionato, adeguandolo alla situazione di oggi. E neanche è stato clemente con il teleriscaldamento, giudicato un altro affare per il gestore ma una vera iattura per i cittadini, con alti costi, e ricadute ambientali negative e non positive, legate ad esempio al surriscaldamento estivo causato dalle condotte di acqua bollente che attraversano la città (l’inceneritore mica si spegne, d’estate…).

Se il primo relatore ha chiarito una volta per tutti la facilità di adozione di un piano alternativo,. Frans Beckers, responsabile C2C di van Gasewinkel, ha offerto la visione globale del problema rifiuti, dal punto di vista di una grande multiutility olandese, che opera in diversi Stati europei, fatturando 1,2 miliardi di Euro. Un’azienda globale che nel 2007 ha fatto propria la filosofia Cradle to Cradle, dalla culla dalla culla, credendo in questa svolta come il necessario e impellente sviluppo economico del futuro.
C2C è stata presentata anche a Parma, lo scorso gennaio, direttamente al co fondatore Michael Braungart in un auditorium Paganini al completo. La van Gasewinkel, come tutte le società per azioni, mira al profitto ed al guadagno, eppure dal 2007 sta diminuendo la propria capacità di smaltimento in inceneritori e sta aumentando il business del riciclo, addirittura spegnendo lo scorso anno l’inceneritore di Rotterdam, per mancanza di materiali. Frans Beckers ha specificato come nel vecchio continente sia in atto una vera e propria rivoluzione di approccio al tema dei materiali post consumo, che li ha fatti tornare al loro ruolo di materiali nobili, dopo averli per decenni semplicemente considerati combustibile ad incenerire. Una rivoluzione che VGW ha adottato come strategia e visione, impostando tutte le politiche aziendali verso l’abbandono e la chiusura dei rimanenti 2 inceneritori in possesso della società. La VGW, colosso europeo del settore, con un settore ricerca e sviluppo che conta 60 persone di organico, conduce la propria azione su più fronti, interagendo con i clienti per favorire un miglioramento delle performance di recupero materia, dialogando con i produttori di packaging per giungere in breve tempo ad un design di materiali riciclabili facilmente ed al 100% sulla stregua della filosofia dalla culla alla culla che, imitando la natura, propone un ciclo chiuso dei materiali dove lo scarto di un settore diventa automaticamente nutrimento per l’altro. Il messaggio lanciato da Beckers è molto chiaro. Costruire oggi un inceneritore a Parma non ha alcun motivo pratico o economico, visto che già oggi la capacità di incenerimento in Europa supera la disponibilità di materiali. La VGW è addirittura disponibile ad offrire i propri impianti per trattare i rifiuti di Parma in attesa di raggiungere le percentuali necessarie a chiudere il ciclo senza bisogno di impianti a caldo. Non avrebbe difficoltà a proporre una offerta per il ritiro dei materiali a costi concorrenziali con la attuali dinamiche economiche. VCW ha proposto i suoi servizi dopo aver visitato, durante la giornata, la situazione di gestione dei rifiuti di Parma. Il mattino è stato dedicato ad un confronto con Iren, nella sede di stradello Santa Margherita, uno scambio di vedute al quale GCR è stato impedito di partecipare (evviva la trasparenza!), e con un incontro seguente in comune con i dirigenti del settore ambiente Moruzzi e Angella.Nel pomeriggio waste tour da Ghirardi (carta), Furlotti (vetro e plastiche), Carbognani (metalli).Una intensa giornata che si è conclusa alla Camera di Commercio, dove Beckers ha potuto esprimere le sue considerazioni dopo una attenta visione della situazione locale.L’inceneritore a Parma quindi non serve, non risolve un problema che non c’è, bloccherà lo sviluppo della raccolta differenziata, ci costerà molto salato, sia economicamente che in salute.
Tra il pubblico, alla fine del convegno, è venuto spontaneo domandarsi come mai allora, visti tutti gli aspetti positivi di una gestione corretta dei materiali, si insita in una direzione così sbagliata come l’incenerimento. Come mai di fronte a tutte le ricadute positive in termini economici ed ambientali, si scelga ancora una strada, quella dell’incenerimento, che porta con sé inquinamento, malattie, costi economici e sociali di grossa portata?Sono scelte suicide, contrastanti con il bene comune e l’economicità. Manca qualche tassello, non conosciamo fino in fondo tutti i risvolti. Ci vede essere un interesse che noi non conosciamo che giustifica l’insistenza così fuori da ogni logica di questo voler incenerire per 20, 30 anni, materiali che possono essere utilmente recuperati. Qualcuno ci guadagnerà da tutto questo, ma non saranno certo i cittadini.

Tratto da: http://reti.ilcambiamento.it/gestionecorrettarifiuti/author/gestione-corretta-rifiuti/

venerdì 6 maggio 2011

La "Batteria ottica" sostituirà i pannelli solari - Soluzioni energetiche

Come è logico aspettarsi le soluzioni ai problemi arrivano dalla ricerca applicata. In questo periodo di crisi artificiali che portano a drammatici tagli nel campo (reale) della ricerca e non solo, mi tornano in mente le parole di Sahpo Muxika, un capo tribù indiano: “Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.”


"PANNELLI SOLARI ADDIO"
di Matteo Vitiello


Se avete intenzione di convertirvi al solare, prima di comprare costosissimi pannelli, sappiate che presto non serviranno più. Stephen Rand ed i suoi colleghi della University of Michigan hanno scoperto come ricavare energia dalla luce del Sole, senza l’utilizzo delle classiche celle fotovoltaiche. I risultati della ricerca del’equipe del prof. Rand, pubblicati nel Journal of Applied Physics, hanno dimostrato che il campo magnetico della luce, fino ad oggi considerato troppo debole per essere utilizzato in applicazioni pratiche, è invece una potentissima fonte d’energia.

Nelle classiche celle fotovoltaiche, la luce attraversa un materiale semi-conduttore, viene assorbita e crea calore. Fino ad oggi si sono costruiti i pannelli solari basandosi su tale processo d’assorbimento e si pensava che l’intensità del campo magnetico della luce fosse troppo insignificante per esser preso in considerazione. Abbiamo scoperto, invece, l’esistenza di un’interazione così strana, che è stata trascurata per più di cent’anni: la luce, passando attraverso un materiale non-conduttore, crea un campo magnetico così intenso che è in grado di causare, come un campo elettrico, il fenomeno della rettificazione ottica (la separazione delle cariche provocato dal campo elettrico della luce all’interno delle classiche celle fotovoltaiche, ndr). I risultati ottenuti porteranno alla creazione di celle fotovoltaiche di nuova generazione, che non implicheranno l’utilizzo di materiali semi-conduttori e non si baseranno sull’assorbimento della luce, bensì utilizzeranno il campo magnetico della luce per produrre energia.” – ha annunciato Stephen Rand.

In base al fenomeno della rettificazione ottica, all’interno del materiale semi-conduttore con cui sono costruiti gli odierni pannelli solari, il campo elettrico della luce provoca una separazione delle cariche positive e negative, creando un voltaggio e quindi energia – ha spiegato il ricercatore William Fisher – fino ad oggi si pensava che tale effetto elettrico avvenisse solo all’interno di materiali cristallini che possiedono una certa simmetria. Abbiamo scoperto, che nelle giuste condizioni, la rettificazione ottica può essere indotta anche dalla componente magnetica della luce: il campo magnetico è in grado di curvare gli elettroni e generare sia un dipolo elettrico, che uno magnetico. Convogliando un numero sufficiente di questi dipoli in una fibra abbastanza lunga, si può ottenere un enorme voltaggio, tale da costituire una vera e propria batteria ottica. Estraendolo, tale voltaggio può essere utilizzato quale fonte d’energia”.

Per ottenere questi risultati, la luce deve brillare in un materiale che non conduce elettricità, come il vetro ad esempio - sottolinea Fisher - e deve essere infocata ad un’intensità di 10 milioni di watt per centimetro quadrato, anche se i più nuovi materiali sono in grado d’ottenere ottimi risultati anche ad intensità minori. Tutto quello di cui abbiamo bisogno sono lenti per infocare la luce ed una fibra per guidarla. Il vetro può essere considerato un buon materiale, risultati migliori si ottengono con la ceramica trasparente”.

William Fisher e Stephen Rand hanno scoperto che la luce (di un laser o del Sole), passando attraverso un materiale non-conduttore, crea un campo magnetico con un’intensità così forte, che può essere utilizzato quale fonte d’energia e di sostituire, quindi, il ruolo che la corrente elettrica gioca nelle classiche celle fotovoltaiche. In altre parole, per scaldare l’acqua non si utilizzerà più energia elettrica, bensì magnetica. Gli scienziati della Michigan University hanno creato una “batteria ottica”, in grado di soppiantare i vecchi pannelli solari.

Durante i prossimi esperimenti, previsti per l’estate del 2011, Rand e Fisher lavoreranno prima con la luce di un raggio laser, poi direttamente con la luce del Sole. Gli scienziati prevedono di costruire una nuova generazione di celle solari che saranno, oltre che enormemente più potenti, anche molto più economiche di quelle utilizzate oggi.

mercoledì 4 maggio 2011

Intervista a Osama bin Laden - quello vero.

(Pubblicazione originale del 22.11.2007)

di Massimo Mazzucco

L’appuntamento era in un bar del centro, alle 7 di sera. Un uomo vestito di chiaro, con un distintivo colorato all’occhiello, mi attendeva seduto su uno dei primi sgabelli, vicino all’ingresso.

Non appena mi diressi verso di lui scese dallo sgabello, mi strinse la mano, e mi invitò a seguirlo fuori dal bar.

- Quindi lei è interessato a parlare con il Signor bin Laden... – mi disse camminando svelto.

- Certo. Purchè sia quello vero... – risposi io con malcelata ironia.

L’uomo mi guardò di traverso, come se non avesse capito la mia battuta.

- No, dicevo, siccome ultimamente ne abbiamo viste diverse versioni ... – farfugliai in qualche modo. Ma l’uomo rimase assolutamente serio.

- Lei vuole incontrare Ushama bin Ladin – disse rimarcando l’esatta pronuncia araba del nome - della famiglia saudita dallo stesso cognome, giusto?

- Certo, lui.

- Si accomodi allora - mi disse, invitandomi ad entare nella hall di un grande hotel ...

... davanti al quale stavamo passando in quel momento. Io rimasi stupito, ma a quel punto non dissi più nulla. L’uomo mi condusse lungo un paio di corridoi, fino ad un piccolo ascensore celato in un angolo poco visibile, che ci portò fino all’ultimo piano dell’albergo.

- Il Signor bin Laden vive qui da molto tempo. Non esce mai dalle sue stanze.

- Beh certo, non credo che farebbe molta strada, senza essere notato ... - azzardai io.

Nuovamente l’uomo mi guardò come se non avesse capito la mia battuta. Infilò una scheda magnetica nella serratura dell’unica porta che c’era in fondo al corridoio, la aprì, e mi fece segno di entrare davanti la lui. Mi fece poi accomodare nell’ampia sala silenziosa, dove rimasi in attesa, da solo.

I rumori della città erano improvvisamente lontani, ovattati. Mi guardai in giro, incuriosito, alla ricerca di qualche dettaglio significativo, ma non notavo nulla di particolare: l’arredamento era informale, un misto di antico e moderno, con pezzi di buona qualità ma senza una scelta stilistica precisa.

Si aprì una porta alle mie spalle. Mi alzai e mi voltai, ma mi trovai di fronte ad un uomo che chiaramente non era bin Laden. Più solido dello sceicco, e di statura chiaramente inferiore, avrà avuto una cinquantina di anni al massimo. Vestiva all’occidentale, aveva i capelli scuri e folti e portava dei baffetti sottili, senza la minima ombra di barba. Portava in paio di occhialini con montatura di tartaruga, e solo quando mi sorrise, stringendomi la mano, ebbi per un attimo la sensazione di rivedere un volto familiare.

Si accomodi - mi disse l’uomo con voce pacata, mentre si sedeva di fronte a me.

Ero talmente interdetto dalla sua presenza che non riuscivo ad aprir bocca. Lui colse in pieno il mio stupore, e mi chiese:

- Lei aveva chiesto di incontrarmi, vero?

- Io avevo chiesto di incontrare Osama bin Laden... – puntualizzai.

L’uomo allargò le braccia, come per dire “nessun problema, allora”, e poi aggiunse con un sorriso:

- Sono a sua disposizione.

- Ma... - esitai io - forse si tratta di un caso di omonimia, ma io cercavo...

L’uomo mi guardava incuriosito, sorridendo gentile.

- Cioè, la persona che pensavo di incontrare era molto diversa.. nel senso che ...

- Che io sappia, esiste un solo Osama bin Laden – disse ricalcando l’esatta pronuncia usata dal personaggio che mi aveva condotto da lui - e quello sono sicuramente io. Glielo posso garantire.

Mi guardai in giro, spaesato, e solo allora mi resi conto che nella stanza non vi era nulla di “attuale”, di recente, come un quotidiano, una rivista, o qualunque altra cosa che potesse aiutarmi a chiarire in qualche modo la faccenda. Mi venne allora in mente che avevo appena acquistato un paio di settimanali, e allungai la mano nella mia borsa per prenderli, dicendo:

- Mi scusi, mi permetta solo un attimo ...

L’uomo continuava ad osservarmi incuriosito, mentre sfogliavo a caso uno dei settimanali, senza nemmeno sapere bene cosa cercare. Fortuna volle che trovassi un servizio che parlava proprio di terrorismo, e che portava anche, inserita in un riquadro, una foto di bin Laden. Non era grande, ma il volto si vedeva abbastanza bene.

Ecco – dissi passandogli la rivista – questa è la persona che intendevo io.....

L’uomo guardò l’immagine per un solo istante e poi disse:

- Ma questo è Khamir, mio cugino! Non mi dica che si va spacciando per me, adesso!

- Veramente - azzardai – lo va facendo da quasi sette anni. Anzi, da prima ancora del 2001.

L’uomo mi restituì la rivista con una scrollatina di spalle, come se la cosa non lo interessasse più di tanto.

- Mi deve perdonare – disse – ma io vivo chiuso qui dentro da più di quindici anni, e non so assolutamente più nulla di quello che accade nel mondo esterno.

A quel punto lo stupore si doveva essere stampato sul mio volto in maniera indelebile, poichè l’uomo cambiò atteggiamento, dicendomi:

- E’ stata una scelta personale, sia chiaro. Nessuno mi ha obbligato. Ho fatto questa scelta per poter intraprendere un percorso di ricerca spirituale, e ho sentito il bisogno di separarmi prima completamente dalle questioni mondane.

Vedendo che il mio stupore non si placava, l’uomo continuò:

- Guardi che non è mica necessario ritirarsi per forza in una grotta a meditare, per arrivare all’illuminazione. Anzi, quello è un metodo sicuro per farsi venire i reumatismi. Io fortunatamente disponevo dei mezzi per farlo con un minimo di comfort, e non vedo perchè avrei dovuto rinunciarvi, no?

- Sì sì, no, certo. Quindi, lei vive chiuso qui dentro da quindici anni?

- Quasi sedici, per l’esattezza.

- Ma scusi... la televisione? I giornali...? Come fa a non sapere...

Fece un gesto con la mano, come a spazzare via ciò che non serve.

- Ah! L‘ultima volta che vidi un televisore acceso fu all’aeroporto di Zurigo, credo. Ma non ricordo nemmeno cosa stessero trasmettendo, ad essere sincero. Ricordo piuttosto i volti inebetiti della gente che lo guardava, quelli si. Ma io già da tempo avevo smesso di seguire la TV e leggere i giornali. Sono cose per chi ancora si interessa degli affari del mondo, quelle.

- Capisco – dissi mentre cercavo di dare un senso a quello che mi diceva. – Se quindi io, ad esempio, le dico “undici settembre”, per lei non significa nulla?

- Certo che significa qualcosa. L’undici settembre, se non sbaglio, fu la data in cui gli americani fecero il colpo di stato in Cile, no?

- Ah sì? – dissi io, del tutto spiazzato – Questo non lo sapevo.

- O forse lei si riferisce ai massacri di Sabra e Chatila? Anche quelli accaddero in quella data, se non ricordo male.

- Beh, diciamo che l’undici settembre di qualche anno fa, il 2001 per essere precisi, è accaduto un fatto molto importante, che da allora condiziona praticamente tutto quello che accade nel mondo.

- E lo hanno fatto gli americani, anche quello?

- Questo non si sa, ancora non lo si è capito bene. Il problema è che dicono tutti.. in realtà dicono che sia stato lei, ed era per questo che volevo....

L’uomo esplose in una risata che riecheggiò nella stanza per un tempo che mi parve infinito. Una volta ripresosi, allungò una mano per toccare il mio avambraccio, dicendomi con tono complice:

- Vorrà dire Khamir, casomai!

- Beh, insomma, diciamo l’uomo che si vede in quella fotografia, ecco.

- Certo che è Khamir, si fidi. L’ho riconosciuto a prima vista. E cosa avrebbe fatto di così terribile il mio caro cugino?

- Beh, raccontarlo in due parole non è facile. Se lei davvero non sa nulla di quello che accade nel mondo....

- Caro amico – mi disse interrompendomi con grazia - mi permetta un piccolo atto di presunzione: se ho deciso di disinteressarmi delle cose del mondo non è perchè le sentissi estranee a me stesso, o mi risultassero in qualunque modo incomprensibili, ma per l’esatto contrario: arrivati ad un certo punto si scopre che le cose non è più necessario conoscerle, perchè già le sappiamo. Dentro di noi, sappiamo già tutto quello che serve sapere, ma fino ad un certo punto della vita non sappiamo di saperlo, e quindi continuiamo a cercarlo fuori di noi, nel mondo esterno.

Si sporse un pò in avanti e abbassò leggermente la voce, come a rivelarmi un piccolo segreto:

- Il mondo si comporta secondo schemi e meccanismi eternamente identici a se stessi. Cambia la forma, cambia l’aspetto esteriore, ma la “struttura” degli eventi, ovvero l’interrelazione fra gli elementi che contribuiscono a creare quel tipo di evento, è sempre la stessa.

Tornò a sedersi all’indietro, in una posizione più rilassata.

- Visti da fuori cambiano i volti, cambia la situazione, cambia il momento storico, ma le forze – disse sottolineando il termine – “le forze” che agiscono nelle diverse situazioni sono sempre le stesse. E una volta che hai imparato a riconoscerle....

Ci fu un momentaneo silenzio, poi io dissi:

- Quindi lei mi sta dicendo che può benissimo immaginare cosa è successo l’undici di settembre del duemilauno, senza saperne nulla di preciso?

- No, certo che non posso. Come farei? Mica faccio l’indovino, di mestiere. Le posso però dire questo: qualunque cosa lei mi racconti, non potrà mai stupirmi più di tanto.

- Nemmeno se le dicessi che le Torri Gemelle di New York sono state abbattute? E che oggi non esistono più?

- E perchè mai dovrei stupirmi, scusi? Anzi, da quel che ricordo erano due giganti costosissimi da mantenere, tecnicamente obsoleti, e inoltre con il loro perimetro bloccavano il traffico in tutta la punta Sud di Manhattan. Era ora che le togliessero di mezzo, casomai.

- Certo che le hanno tolte di mezzo, ma .....

- Mi sembra pure che fossero piene di amianto, se non ricordo male, e nessuno voleva assumersi l’onere di farlo rimuovere, perchè costava troppo.

- ... esatto – ripresi io – Ma è il modo in cui le hanno tolte di mezzo, che forse lei non conosce. Vede, le Torri Gemelle sono state colpite da alcuni dirottatori arabi, che hanno sequestrato degli aerei per condurli a sbattere contro di loro....

- Glielo ho già detto – mi disse intrerrompendomi nuovamente con grazia - non mi interessa l’aspetto formale delle cose, il “come” è accaduto un certo evento. Quello che conta è “cosa” è accaduto, il risultato finale. Le Torri davano fastidio? Sì. Sono cadute? Sì. E ora non danno più fastidio. Il succo della faccenda è tutto lì.

- Se è solo per quello - aggiunsi io - in seguito a quei crolli sono stati incolpati dei musulmani, cioè suo cugino, insomma, lui e i suoi uomini di Al-Queda, e quindi gli Stati Uniti hanno invaso l’Aghanistan....

- Ecco, vede, meglio ancora: avranno preso due piccioni con una fava. Lasci perdere i “quindi” e i “siccome”, mi creda, e si limiti al fatto compiuto: se gli Usa hanno invaso l’Afghanistan, vuole dire che avevano un motivo per farlo, e quello di certo non vengono a raccontarlo a lei.

- Beh, in realtà lo hanno pure detto, il motivo: era per catturare lei, cioè, suo cugino, e per fare fuori gli uomini di Al-Queda.

. Ma cosa sarebbe questa “alqueda”, mi scusi?

- Al-Queda è l’organizzazione terroristica che coordina tutti gli attentati islamici nel mondo.

- Addirittura! – commentò quasi divertito – E che cosa vorrebbero dal mondo gli “islamici”, con tutti questi attentati?

- Niente di particolare, a quanto pare. E’ una questione culturale, dicono. Semplicemente ce l’hanno con noi, perchè ci ritengono degli infedeli....

- “Con noi” chi, scusi?

- Con tutti noi. Con l’occidente, con il capitalismo, con il consumismo, con il cristianesimo...

- E siccome ce l’hanno con l’occidente fanno gli attentati? Cosa vogliono, secondo lei, distruggerlo tutto con un’esplosione alla volta?

- Non è “secondo me”, mi scusi. E’ secondo.. tutti. Secondo i giornali, secondo le Tv, secondo .. quello che tutti sanno insomma.

- Certo, certo, mi scusi. Ma mio cugino cosa dice in proposito? Non sarà mica così imbecille da....

- Lui non dice niente, perchè in realtà non si trova. Sono sei anni ormai che lo cercano. Però si sa ad esempio che il suo numero due, Al-Zawiri, ha parlato più volte di una fatwa...

- Al-Zawhari? – mi chiese l’uomo, correggendo la mia pronuncia – Lei sta parlando di Ayman Muhammad Rabaie Al-Zawahri, per caso?

- Sì, credo. Quello che sta sempre accanto a bin Laden, insomma.

- Ora capisco tante cose - disse l’uomo fra sè e sè - Ma lei lo sa chi è Al-Zawahri?

Feci cenno di no col capo.

- Al-Zawahri fu una delle menti che organizzò l’attentato ad Anuar el-Sadat, il presidente egiziano che fu ucciso da un commando durante una sfilata militare. Non so se ricorda....

- Qualcosa, vagamente...

- Fu un tentativo di colpo di stato da parte dei fondamentalisti religiosi, che non amavano la strada pro-occidentale intrapresa da Sadat, e volevano che l’Egitto tornasse sotto la guida del Corano. Ma il colpo fallì, e invece di insorgere accanto agli attentatori, l’esercito rimase fedele al governo. Molti degli attentatori furono così uccisi sul posto, mentre gli altri furono processati e poi messi a morte, uno dopo l’altro. Tutti, meno Al-Zawahri. Secondo lei perchè?

Mi strinsi nelle spalle. Non ne avevo la minima idea.

- Come fa, secondo lei, uno degli ideatori di un’azione del genere a uscirne vivo, una volta arrestato, ritrovandosi addirittura libero pochi anni dopo?

- Ha saltato la staccionata, forse?

- Mi sembra evidente - disse l’uomo con chiaro compiacimento - Si è venduto al nemico, è ovvio. E Al-Zawhari lo fece, guarda caso, dopo aver tradito altri cospiratori che erano riusciti a sfuggire all’arresto. E ora che lei mi dice che compare sempre accanto a Khamir....

- E’ lui che lo manipola, mi sta dicendo? – dissi io, folgorato sulla via di Damasco.

- Me lo sta dicendo lei, in realtà, da quanto mi racconta. Devo riconoscere che Khamir è un gran simpatico, ma non è certo la persona più astuta di questo mondo. E’ sempre stato un idealista, un buono per natura, al punto che basta mettergli un serpente qualunque accanto e gli fai fare quello che vuoi.

- Come ad esempio?

- Non lo so, ma non fatico a immaginarlo. Convincerlo a fare azioni, o dichiarazioni, il cui significato possa poi essere distorto con comodità dai media occidentali, ad esempio. Oppure convincerlo a manovrare quattro disperati in una certa direzione, quando lo scopo ultimo è completamente diverso da quello dichiarato. Oppure, molto più semplicemente, ne hanno “usurpato” il nome, costruendogli addosso il personaggio di cui avevano bisogno, e poi in qualche modo lo hanno fatto sparire. Le possibilità sono praticamente infinite, in casi come questi.

Ci fu un lungo silenzio, nel quale probabilmente ciascuno di noi riorganizzava al meglio le proprie idee. Poi l’uomo disse:

- Mi deve scusare, ma non sono più abituato a questo tipo di conversazioni, e le notizie che lei mi porta non mi rendono affatto felice. Sento anzi che questo incontro mi sta trascinando di nuovo in una zona della mente che ho già scelto da tempo di abbandonare.

Mi dispiace – dissi alzandomi immediatamente – Non era certo la mia intenzione....

- Non si preoccupi, il problema è mio, non suo – mi disse accompagnandomi verso la porta - Sono io che sono “rimasto indietro” con i tempi, questo mi pare evidente.

Prima di congedarmi gli chiesi:

- Mi permetta un’ultima domanda, signor... bin Laden, giusto?

- Vuole che le mostri il passaporto? – mi chiese sorridendo gentile. – E’ scaduto, ma le garantisco che il mio non è contraffatto.

- No, non ce n’è bisogno. Mi fido della sua parola. Mi dica, perchè ha accettato di parlare con me?

- Vuole che le dica la verità?

- Certo - risposi io.

- E’ sicuro che poi non si offende?

- Assolutamente no, glielo garantisco.

- L’ho fatto semplicemente perchè lei me lo ha chiesto. Vede, i miei uomini hanno la proibizione di parlarmi direttamente, per rispetto della mia clausura, ed erano anni che non conversavo più con nessuno. E così ho voluto provare a vedere se ero ancora in grado di comunicare con un altro essere umano. Lei è stato il primo a presentarsi, in tutto questo tempo, e io ho pensato bene di cogliere l’occasione. Tutto qui.

Nuovamente non riuscivo a nascondere il mio stupore, e nuovamente lui lo notò.

- Aveva promesso di non restarci male, però... – mi disse

- No, no, infatti... Ma perchè, lei non riceve mai richieste di interviste? Da parte di altri, intendo dire?

- No, mai. E ora che mi ha raccontato quello che mi ha raccontato, ne capisco anche il motivo. Ci sono altri che parlano per mio conto, evidentemente, e pare che lo facciano molto bene.

- Ma se lei, che ne so, un domani convocasse una conferenza stampa....

- A che scopo, scusi?

- Beh, per far sapere al mondo che lei, cioè che lei non è lei, intanto, e poi che non ha mai fatto quello che dicono che ha fatto, ad esempio.

- Questo dovrebbe casomai farlo mio cugino, nel caso sia ancora vivo. Ormai è lui, ufficalmente, “Osama bin Laden”, ed è lui, a quanto pare, che si è fatto infinocchiare con quel nome addosso. Ma probabilmente non crederebbero nemmeno a lui, figuriamoci quindi se crederebbero a me, che “non ho nemmeno la faccia di bin Laden”. Mi guardi bene, la prego: sono forse io Osama bin Laden? Mi dica, potrei mai essere Osama bin Laden?

Mi resi perfettamente conto di quello che voleva dire.

- Ora che ci penso - dissi - suo cugino ci ha pure provato, a far sapere al mondo che non era stato lui a buttare giù le Torri. Ma nessuno gli ha dato retta. Ricordo che qualche giorno dopo gli attentati si fece intervistare da un giornale pakistano, e disse qualcosa come “la mia religione mi impedisce di uccidere donne e bambini innocenti, e inoltre da qui io non sarei mai in grado di organizzare una cosa del genere. Guardate piuttosto ai vari servizi segreti nel mondo”. Ma la cosa passò del tutto inosservata.

- Certo che passò inosservata. Ormai “era stato lui”, per quel che riguardava il mondo, e non c’era più nulla da fare. Lo aveva deciso chi gli ha teso la trappola molto tempo prima, e poi evidentemente se lo è lavorato con tutta calma. Agitarsi a quel punto diventa persino doloroso.

L’uomo mi strinse la mano con calore sincero, dicendo:

- Non se ne abbia a male, caro amico. Come le ho detto, si tratta di meccanismi enormi, più grandi di qualunque essere umano, che si ripetono identici a se stessi nel corso della storia. Noi siamo solo i burattini occasionali, ma non c’è modo di cambiarne veramente il corso.

- Ma... sono destinati ad andare avanti per sempre, questi “meccanismi”? - chiesi io, leggermente preoccupato.

- No, per sempre proprio no – rispose sorridendo – Diciamo fino a quando l’umanità non avrà imparato a ragionare con il proprio cervello.

- Allora c’è ben poco da fare, temo...

- Non dica così, coraggio! Lei stesso, ad esempio, oggi ha fatto un piccolo passo avanti, o sbaglio?

- Si, ma....

- Ma che cosa? Mi vuole forse dire che gli altri sono meno intelligenti di lei? E allora, sia più ottimista, su! Cominci ad esempio a pubblicare da qualche parte questa mia intervista. Magari non succederà nulla, ma lei il suo dovere lo avrà fatto fino in fondo, e a quel punto starà agli altri decidere se prenderla o meno in considerazione.

Devo confessare che quella sera, dopo aver ricomposto in qualche modo i miei pensieri, e dopo aver cacciato a fatica un montante senso di nausea, provai una strana sensazione di serenità. Durò solo un attimo, ma fu sufficiente a ridarmi la voglia di vivere e di sorridere ad ogni nuovo giorno che nasce sulla Terra.

Massimo Mazzucco

martedì 3 maggio 2011

Direttiva europea contro natura - "It's always about profit"

Pubblichiamo questo appello da parte dell’organizzazione AVAAZ.


Cari amici,

Fra 2 giorni l'UE metterà al bando diverse erbe medicinali, costringendo molti di noi a sostituirle con farmaci che incrementano i profitti delle grandi aziende farmaceutiche.

La direttiva europea impone barriere altissime a qualunque rimedio a base di erbe che non sia presente sul mercato da almeno 30 anni, incluse in teoria tutte le medicine tradizionali cinesi, ayurvediche e africane. E' una misura draconiana che asseconda le aziende farmaceutiche e ignora migliaia di anni di conoscenza medica.

Ci vuole un appello enorme contro questo divieto. Insieme le nostre voci potranno fare pressione sulla Commissione europea per migliorare la direttiva, sui nostri governi nazionali perché non applichino questi standard, e dare legittimità a un'azione legale in tribunale. Firma sotto, inoltra questa e-mail a tutti e raggiungiamo 1 milione di voci per salvare le erbe medicinali:

http://www.avaaz.org/it/eu_herbal_medicine_ban

E' difficile da credersi, ma se un bambino si ammala ed esiste un rimedio sicuro …

… e fatto di erbe naturali contro quella malattia, potrebbe diventare impossibile trovare quel rimedio.

Il primo maggio la direttiva creerà barriere enormi per i rimedi a base di erbe, a causa di costi esorbitanti e processi infiniti con esperti perché ogni singolo prodotto sia approvato. Le aziende farmaceutiche hanno le risorse necessarie per superare tutti i passaggi, ma le centinaia di piccole e medie ditte di erbe medicinali, in Europa e nel mondo, saranno in seria difficoltà.

Possiamo fermare tutto questo. La direttiva 24/2004/EC è passata all'ombra della burocrazia, ma non potrà sopravvivere alla luce del controllo democratico. La Commissione europea può decidere di ritirarla o emendarla, e un'azione legale sta tentando di aprire la strada in tal senso. Se i cittadini europei si uniranno tutti insieme ora, potranno dare legittimità al caso legale e aumentare la pressione nei confronti della Commissione. Firma sotto e inoltra questa e-mail a tutti:

http://www.avaaz.org/it/eu_herbal_medicine_ban

Esistono delle ragioni per migliorare la regolamentazione delle erbe medicinali, ma questa direttiva draconiana mette in pericolo la possibilità dei cittadini europei di fare scelte sicure e salutari. Mettiamoci dalla parte della nostra salute e del nostro diritto di scegliere medicine sicure a base di erbe.

Con speranza e determinazione,

Ricken, Iain, Giulia, Benjamin, Alex, Alice, Pascal, Luis e il resto del team di Avaaz.


Le tisane e gli infusi come i farmaci. La stretta dell'Europa sulle erbe:
http://www.corriere.it/salute/10_ottobre_08/erbe-infusi-farmaci-stretta-ue_d394afba-d292-11df-8b7c-00144f02aabc.shtml


La direttiva europea sulle erbe medicinali messa in discussione da un'azione legale (in inglese):
http://www.euractiv.com/en/health/eu-herbal-medicines-law-set-legal-challenge-news-503563


L'UE vieta i rimedi naturali per favorire i farmaci (in inglese):
http://www.allvoices.com/contributed-news/8826364-european-union-directive-to-ban-natural-remedies-in-favor-of-pharmaceuticals

Le ditte di medicina trazionale cinese potrebbero essere fatte fuori dal mercato europeo (in inglese):
http://english.peopledaily.com.cn/90001/90776/90883/7343301.html

L'azione repressiva dell'UE contro i rimedi naturali (in inglese):
http://www.independent.ie/national-news/eu-crackdown-on-herbal-remedies-2628345.html

CHI SIAMO
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