mercoledì 29 agosto 2012

100 sindaci firmano una Carta contro lo spreco di cibo - Last Minute Market

“Nordest Spreco Zero”: parte dalla città di Trieste la campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare che coinvolge i cittadini del nordest e alla quale hanno già aderito 100 sindaci e le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. I pubblici amministratori sottoscriveranno la “Carta Nordest Spreco Zero” – formulata sulla base di una Dichiarazione congiunta di cittadini, esperti e operatori – il prossimo 29 settembre 2012, in occasione della prima “Giornata contro lo spreco di cibo” promossa da Last Minute Market.

“Nordest Spreco Zero” è molto più di uno slogan e di un auspicio: è un percorso concreto che coinvolge 100 sindaci del nordest del Belpaese - con capofila il Comune di Trieste, Roberto Cosolini, affiancato dai governatori delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia – nella sottoscrizione della “Carta Nordest Spreco Zero”. Dieci buone pratiche che raccolgono in modo concreto l’impegno assunto dal Parlamento europeo, lo scorso 19 gennaio 2012, di evitare lo spreco di alimenti.

La Carta contiene una serie di strategie tese a migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE, come proposto dalla Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale sulla base della Dichiarazione congiunta contro lo spreco di cibo elaborata da Last Minute Market nel quadro della campagna europea “Un anno contro lo spreco” – sottoscritta da molte personalità della cultura, della scienza, delle istituzioni.

I 100 sindaci sottoscriveranno la Carta durante la cerimonia pubblica prevista per sabato 29 settembre 2012 a Trieste, nell’ambito della prima edizione di “Trieste Next – Salone Europeo dell’Innovazione e della Ricerca Scientifica” (28-30 settembre 2012). L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, e l’agroeconomista Andrea Segrè, ideatore e presidente di Last Minute Market.

Lo spreco alimentare è uno scandaloso paradosso del nostro tempo. Mentre, da un lato, vi è la necessità di aumentare la produzione di cibo del 70% nei prossimi anni per poter nutrire una popolazione che conterà 9 miliardi nel 2050, dall’altro nel mondo si spreca più di un terzo del cibo che viene prodotto. Se si potessero recuperare tutte le perdite alimentari e tutti gli scarti, si potrebbe dare da mangiare – per un anno intero! – a metà dell’attuale popolazione mondiale: cioè a 3,5 miliardi di persone.

“Proprio a partire da queste considerazioni e da questi dati”, ha spiegato Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria a Bologna e fondatore di Last Minute Market, “nel 2010 abbiamo avviato la Campagna Europea di sensibilizzazione “Un anno contro lo spreco”, in stretta partnership col Parlamento europeo-Commissione Agricoltura”.

“La crisi globale, paradossalmente, può offrire un’occasione di cambiamento, e in questo senso la società civile può dare un indirizzo importante alle forze politiche ed economiche“, ha continuato Segrè. “La “Carta Nordest Spreco Zero” è un esempio importante: formulata sulla base di una Dichiarazione congiunta di cittadini, esperti e operatori, verrà adottata dai pubblici amministratori e diventerà buona prassi quotidiana per i cittadini amministrati. Le nostre azioni, anche se piccole, possono veramente portare a un mondo nuovo. Dobbiamo tornare a credere nel nostro ruolo di individui-cittadini attivi nella società“.

Il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, ha sottolineato come “nella “Carta contro lo Spreco”, non ci sono solo belle e generiche parole, ma contiene impegni amministrativi seri, ad esempio legati ai bandi pubblici per i servizi di ristorazione, dove viene chiesto alle aziende partecipanti, attribuendo adeguati punteggi, di ridurre gli sprechi delle derrate alimentari e di favorire l’utilizzo di prodotti a Km zero”. “E’ un impegno serio”, ha concluso il primo cittadino, “per un salto di qualità nel rapporto tra gli enti locali e le comunità di appartenenza, a favore di un consumo responsabile e senza sprechi”.

Con la sottoscrizione della “Carta Nordest Spreco Zero” verranno rese subito operative alcune delle indicazioni contenute nella Risoluzione Europea contro lo spreco, che ha l’obiettivo di dimezzare, entro il 2025, sprechi e perdite alimentari: gli amministratori si impegnano a sostenere tutte le organizzazioni pubbliche e private che recuperano, a livello locale, i prodotti rimasti invenduti e scartati per redistribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo.

martedì 28 agosto 2012

In regione vanno al macero 11mila tonnellate di alimenti

“Last minute market”, con Andrea Segrè, da tempo rivela il grande scandalo degli alimenti buttati via. Infila cifre su cifre che dovrebbero convincere anche i più indifferenti e insensibili. Eccone qualche esempio, cominciando da vicino.

Si stima che (dati 2010) la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio in Friuli Venezia Giulia abbia mandato al macero complessivamente 11.425 tonnellate di generi alimentari. In testa i supermercati con oltre 6000 tonnellate, seguiti da ipermercati e negozi dettaglio: più di 2000 ciascuno.

In campo agricolo i dati sono ancora più allarmanti. Rispetto alla produzione totale è stata buttata via una tonnellata tra cereali, frutta e ortaggi, quasi interamente in fase di raccolta. Percentualmente, una cosa piccola: l’1,76% del totale. Ma traducendo in termini di spreco di acqua, ecco un altro numero da capogiro: solo col mais rimasto sul campo (17.400 tonnellate) si sono sprecati quasi 12 milioni di metri cubi. “Last minute market” visualizza la quantità: «Corrisponde a 3687 piscine olimpiche».

Lo spreco nazionale arriva a 3,6 milioni di tonnellate di cibo all’anno. Il danno è moltiplicato, perché produrre quella roba ha buttato inutilmente nell’aria 4,14 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ha sprecato 1,2 miliardi di metri cubi di acqua («quantità pari al lago d’Iseo») e il 3% del consumo finale di energia elettrica. Che equivale al consumo energetico di 1 milione e 650 mila italiani.

Dare la colpa solo ai supermercati è troppo semplice. Anche in casa siamo colpevoli. Anzi, secondo i calcoli della Direzione generale per l’ambiente della Commissione europea, nei paesi cosiddetti “ricchi” è proprio a livello domestico che gli alimenti vanno più gettati: il 25% del peso totale degli acquisti, cioé un quarto. In Italia sembra che buttare via il cibo ancora buono costi a ogni famiglia 1693 euro all’anno: in tempi di crisi evidente, sarebbe meglio pensarci.

Gli sprechi di cibo ancora utilizzabile per fini alimentari potrebbero essere recuperati, ed è questo il messaggio che lancerà Trieste, attraverso sistemi di ottimizzazione della distribuzione e recupero dell’invenduto.

In entrambi i casi, lo spreco è doppio: da un lato, di grandi quantità di energia utilizzate nella produzione e nella distribuzione, dall’altro, di ulteriore energia impiegata nella gestione e nello smaltimento di questi scarti e sprechi, l’immondizia che ci avvelena. Un disastro, insomma, in termini economici, sociali e ambientali.



tratto da:http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/08/09/news/in-regione-vanno-al-macero-11mila-tonnellate-di-alimenti-1.5524097

giovedì 23 agosto 2012

La crisi economica, Marx e la Dottrina sociale della Chiesa

Il prof. STEFANO ZAMAGNI parla di limiti del capitalismo finanziario. ecco la sua intervista rilasciata alla giornalista Fausta Speranza

In questo momento di seria crisi economica, su alcuni organi di stampa compaiono commenti che a diverso titolo richiamano Karl Marx, in particolare le critiche dell’economista dell’800 al capitalismo. Alcuni sottolineano le sue previsioni del collasso del sistema capitalistico, altri soprattutto le sue fortissime critiche al mondo bancario. Delle osservazioni di Marx, dei limiti del capitalismo ma anche del contributo della dottrina sociale della Chiesa, elaborata da Leone XIII fino alla Enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, Fausta Speranza ha parlato con l’economista Stefano Zamagni:

R. – Di fronte alle indiscutibili aporie e all’inadeguatezza del capitalismo, ci sono due atteggiamenti. L’uno, è quello di Marx e di altri che hanno seguito la sua guida, e che dice: “Il capitalismo va abbattuto”. L’altra posizione è quella di chi dice: “Il capitalismo è un sistema economico che ha una sua dinamica, che ammette l’evoluzione”, e quindi ammette di essere superato, più che abbattuto. Questa, ad esempio, è la posizione della Dottrina sociale della Chiesa.

D. – Parliamo un po’ di alcuni limiti del capitalismo che si evidenziano in particolare oggi, con questa crisi che abbiamo …

R. – Tre sono i limiti. Il primo è quello dell’aumento endemico-sistemico delle disuguaglianze sociali; il secondo limite è proprio la negazione del concetto di limite e soprattutto del limite delle risorse ambientali, energetiche eccetera. E questo oggi ha svelato il lato tragico, perché la tematica ambientale è sotto gli occhi di tutti. Il terzo limite è quello che riguarda la relazione tra l’area dell’economico, cioè del mercato, e l’area del politico: questo è un punto su cui la Caritas in veritate ha scritto e ha detto parole veramente illuminanti. E cioè l’Encliclica di Benedetto XVI ha spiegato che il capitalismo tende a fagocitare anche la sfera politico-democratica. In altre parole, la logica capitalistica va a modificare le relazioni che prevalgono dentro la sfera democratica. E questo è un problema serio.

D. – Sicuramente si rimette al centro la persona: è così? E’ questo che lei dice non da teologo ma da economista…

R. – Esatto, è chiaro. Però bisogna dire bene; bisogna dire persona umana. Perché? Perché anche altre correnti di pensiero parlano di persona per significare l’individuo isolato oppure per significare il soggetto che è parte di una collettività. Quella della Dottrina sociale della Chiesa è la prospettiva del personalismo, che rifiuta sia l’individualismo sia il comunitarismo. L’individualismo vede solo l’individuo; il comunitarismo vede solo il collettivo, la classe, eccetera...

D. – Adesso parliamo – come dire – di un sintomo, e cioè la crisi della bolla finanziaria e la crisi del sistema bancario. Tornando a Marx, leggiamo che definiva i banchieri "banditi" oppure "classe di parassiti". Senza pensare a questi termini, ma c’è qualcosa di sbagliato nel sistema?

R. – E’ chiaro che la crisi finanziaria ha avuto come suo detonatore la bolla immobiliare nella forma del subprime in America, della speculazione immobiliare in Paesi come la Spagna, eccetera. Però, attenzione: questo è il sintomo di un fenomeno più profondo. La crisi di cui stiamo parlando ha radici profondissime che sono nella perdita del concetto di persona umana e nell’esaltazione dell’avidità o – come qualcuno l’ha chiamata – l’esaltazione della società obesa. L’obeso è uno che mangia non perché abbia necessità di soddisfare un bisogno ma per un’affermazione del proprio io sugli altri. E’ esattamente la conseguenza di quanto dicevo prima, cioè della separazione tra mercato e democrazia. La crisi è incominciata nel momento in cui la democrazia ha subito un vuoto politico. C’è una grave responsabilità della classe politica tutta, - occidentale e soprattutto anglosassone – nell’aver abdicato al proprio ruolo che è quello di indicare la via per il bene comune e aver lasciato fare al mercato speculativo. Poi, questo lasciar fare ha preso – nel caso concreto – la via del subprime. Però, attenzione a non confondere, appunto, lo strumento, in questo caso il subprime, con la natura profonda di questa crisi.

mercoledì 22 agosto 2012

Banca Etica alla Conferenza delle “Community Development Credit Unions” di Atlanta

di Tiziano Barizza, responsabile IT Banca Etica.

Banca Etica è invitata a partecipare ai lavori della Conferenza annuale delle CDCU e a presentare la propria esperienza, con particolare riguardo alle relazioni della banca con il mondo cooperativo, nell’anno internazionale delle cooperative.

Si decide che sia io a partecipare, coadiuvato da Dedagroup Spa, nostro fornitore di sistemi informativi e co-sponsor dell’evento.

I lavori iniziano mercoledì 13 e terminano sabato 16 giugno, ma c’è anche lo spazio di un pomeriggio per una visita alla città sorniona e ordinata.

Le CDCU sono delle banche, ma che non vogliono essere chiamate tali: “ le banche – sostengono – sono quelle che hanno provocato i disastri finanziari americani, noi lavoriamo con le nostre comunità, per le persone più povere”.

In effetti i lavori della conferenza sono incentrati su “come servire gli underserved”, i non-bancabili. Uno dei temi fondamentali è come riuscire a continuare a concedere credito a queste fasce di persone, per le loro esigenze ordinarie e per le loro attività economiche, in un contesto di situazione economica e finanziaria sempre peggiore.

Quando chiedo “con quali strumenti provvedono alla raccolta del risparmio necessario” la risposta è molto netta: “lavoriamo con comunità che hanno bisogno di soldi, hanno bisogno di credito, il loro risparmio è marginale”. Questa è la ragione per cui la maggior parte delle risorse da destinare al credito proviene da fondi istituzionali, fund raising e donazioni diffuse. Ma di questi tempi non è facile raccogliere fondi nemmeno negli Stati Uniti, che da sempre sono inclini alla donazione.

Nello spazio che mi è stato riservato nel corso della conferenza, presento l’esperienza ed i principi istituzionali e operativi di Banca Etica. Ne sono emotivamente ripagato con ringraziamenti generosi, ma soprattutto con scambi reciproci di condivisione ed uniformità di principi ed obbiettivi, con manifestazioni di gratitudine perché “non si sentono soli”. Ci sono altri che lottano in questa battaglia e che sono disposti a scambiare le loro esperienze ed i loro problemi.

Si parla di cooperative, di metodi di lavoro, di esperienze italiane. E la diversità culturale emerge in tutta la sua evidenza tra mondi ai due lati dell’oceano.

L’esperienza cooperativa sta facendo breccia negli Stati Uniti, sta portando risultati ed opportunità, ma propone ed impone anche una sfida culturale, in un mondo ispirato principalmente alle capacità ed ai risultati personali ed individuali.

Il momento di crisi internazionale però, come ogni fase di difficoltà, porta in sé i germi del cambiamento, per le CDCU come per Banca Etica. Due mondi a confronto che devono trovare al proprio interno le soluzioni per continuare a vivere e ad operare, ma sono obbligati oramai a guardare ‘al di fuori’, preservando comunque la propria specificità.



tratto da: http://www.nonconimieisoldi.org/blog/banca-etica-alla-conferenza-annuale-della-federazione-delle-%E2%80%9Ccommunity-development-credit-unions%E2%80%9D-di-atlanta/?utm_source=Non+Con+I+Miei+Soldi!+Newsletter&utm_campaign=4f2ef55215-RSS_EMAIL_CAMPAIGN&utm_medium=email

mercoledì 15 agosto 2012

Bisogna sporcarsi le mani - Paolo Barnard

"L’economia mi annoia, è un peso sullo stomaco, è grigia, è persino squallida in talune istanze. Ma oggi mi occupo solo di quella, come un forsennato. Ecco perché.

Io sono un uomo che fu segnato da un destino: non essere indifferente all’ingiustizia, alla crudeltà, alla sofferenza che entrambe generano. A poco più di vent’anni partii per la mia guerra al male. E fin lì tutto era ok. Oggi ho 54 anni. Per quasi un quarto di secolo la mia guerra fu tutta sbagliata. Non per colpa mia. E’ un fatto istintivo che quando ci si schiera dalla parte del bene si è buoni, e si fanno le cose buone, belle. Cioè, amare, soccorrere, indignarsi, darsi agli altri, esaltare la compassione, incitare la solidarietà, e mischiarsi ai tuoi simili buoni e belli, le ‘belle anime’.

E allora ci furono gli anni di Amnesty e della lotta alla tortura nel mondo, l’incontro coi sopravvissuti del Cile e della Turchia. I tavolini in città per le firme. Poi lo slancio per la Palestina, in piazza coi compagni e i reportage per smuovere il pubblico contro i crimini sionisti. Nel frattempo ci si infilavano giorni e notti con i disagiati sociali e i senza dimora, lotte nelle strade, cosa incredibili per essere accanto a quelli che nessuno vuole. Che amicizie, che episodi da groppo in gola, cose, volti, momenti ben oltre la poesia, altro che poesia. L’Aids mieteva i miei coetanei, scoprivo la disumanità degli ospedali e del rapporto con la morte e i morenti. Anni di fianco a loro, anche qui, scontri feroci con sindaci, amministratori e primari, e di nuovo, fiumi di vita che nessun film saprebbe mai raccontare… i miei medici ammalati… Incrocio Padre Alex Zanotelli, Don Arrigo Chieregatti, gli uomini di Dio ‘illuminati’, le marce della pace, la denuncia del debito che uccide l’Africa, sì al commercio equo solidale, io, Paolo Barnard di Report, ci metto la faccia e la telecamera, ce la faremo!, ora c’è anche Don Ciotti con noi, e Grillo. Ma anche Gherardo Colombo di Mani Pulite, insieme, alle conferenze, siamo carisma liquido e la gente fiocca a noi. Io contro la Guerra al Terrorismo, la mia ricerca negli archivi segreti straccia il velo che copre le sembianze ributtanti dall’Amico Americano. Gherardo porta il rispetto delle regole e la Costituzione ai bambini, ai pensionati, con una serenità che muove il cuore. Bello eh?

Inutili poveri sciocchi, tutti noi, io, me, loro. Scoprirlo dopo tanta vita e impegno fu tragico per me.

Chi è il Vero Potere? Nessuno di noi lo sapeva, neppure lontanamente. Dove sta? Cosa fa? Perché esso non si cura mai, mai, mai, mai e neppure per mezzo istante di ciò che tutto quel mondo così bello e buono fa, farà e ha sempre fatto? Risposta: perché siamo anime belle che danzano armati di tanta aria, carta velina, colori, sospiri, pensieri, tramonti, lacrime, stelle filanti, stelle cadenti e fuochi fatui. Ma anche avessimo i partiti, i parlamenti, le televisioni, la polizia, i palazzi, saremmo ugualmente innocui per loro. Loro sanno che tutto è innocuo al mondo per loro, tranne una cosa. Tranne UNA, che “annoia, è un peso sullo stomaco, è grigia, è persino squallida in talune istanze”. L’economia. Tranne l’economia. Quella la temono, e il terrore che il Vero Potere cova in segreto è che l’economia gli scappi dallo scrigno e si sparga per le strade, dove la gente la potrebbe raccogliere, guardare dapprima come un coso alieno, poi magari capirla, aiutati da qualcuno, e magari dominarla, e sì!, DOMINARLA, USARLA, E DIVENIRE I VERI PADRONI DEL MONDO E DEI PROPRI DESTINI. Noi, la gente. Di questo e solo di questo hanno il terrore i padroni del mondo. Noi, quelle belle anime, non l’avevamo capito. Non avevamo compreso che l'economia data o sottratta decide ogni singola vita umana su questo pianeta come null'altro può deciderla.

Lo compresi finalmente. Se voglio davvero, ma DAVVERO, salvare il mondo dalla sofferenza e dalla crudeltà io devo sporcarmi le mani con quella cosa grigia, tecnica, fredda come la morte, pesante, che si chiama economia. Non c’è altra strada. Addio groppi in gola, serate fra compagni, occhi lucidi nel pubblico, addio fiumi d’amore spendibili subito, colori e feste dei giusti, addio a voi tutti anime belle, il volto di questo giornalista giacobino è ora la faccia di chi scandisce percentuali di PIL e Bilanci Settoriali. Ho dovuto sporcarmi le mani, e devo continuare a farlo. Se vogliamo salvare l’amore, la democrazia, la dignità anche fra le mura familiari, i poveri, l’Africa, le leggi, i diritti costituzionali, e i sofferenti, se vogliamo fermare il mostro globale del potere di pochi sullo strazio o sull'apatia di miliardi di altri, dobbiamo dominare l’economia e con essa sporcarci le mani 24 ore su 24.

Non c’è nulla al di sopra, è il punto d’arrivo di qualsiasi lotta per l’umanità del vivere, tutto ciò che gli sta sotto, o di fianco, o da altre parti è inutile. E io oggi sono qui."