mercoledì 17 marzo 2010

TRE RIFLESSIONI FONDAMENTALI

Bellissimo documentario di Naomi Klein e Avi Lewis sulla crisi argentina di fine 2001.
Il documentario analizza in modo lucido le cause di tale crisi e le conseguenze che essa ha portato nel paese.

Effettivamente viene da chiedersi quale valore possa avere un documentario che tratta di eventi avvenuti nove anni fa se non quello storico... Personalmente credo che di valore ne abbia parecchio, in quanto ci sono importanti osservazioni e lezioni che possono essere apprese da esso e tornare molto utili.

Senza volermi addentrare in un'analisi dettagliata della crisi e del documentario (cosa che renderebbe questo post illeggibile) vorrei comunque fare tre riflessioni.

PREMESSA

Come detto l'importanza del documentario risiede nella possibilità che ci viene data di poter imparare dall'esperienza (e inevitabilmente dagli errori) dei nostri amici argentini.





PRIMA RIFLESSIONE

1- La prima cosa che mi ha colpito, e che vorrei condividere (con i miei numerosissimi lettori, s'intende..), è stata l'incapacità del popolo argentino di cambiare radicalmente quel sistema che si è dimostrato empiricamente fallimentare oltre che arrogantemente ingiusto (senza parlare dell'aspetto morale logicamente..) e che ha permesso il verificarsi della crisi stessa.
Questa incapacità mi è sembrata palese soprattutto nella parte del documentario in cui i lavoratori della Forjia San Martin dovettero aspettare il permesso di un giudice per poter iniziare la produzione nella "loro" fabbrica (fabbrica occupata dai lavoratori).
Da questo episodio si capisce come quei lavoratori non avessero capito che tutte le parti del "sistema" devono essere cambiate, e che non basta quindi criticare ed opporsi al solo sistema economico e politico per poter avere dei veri cambiamenti.

Se è vero infatti che il sistema economico-finanziario(-monetario) influenza fortemente (per non dire produce) il sistema politico, è altrettanto vero che il sistema politico influenza pesantemente il sistema legislativo-giudiziario (che a sua volta "legittima" l'eventuale uso (spregevole) della forza (polizia/esercito) contro il popolo).
Diventa quindi inutile combattere il sistema economico e politico se poi, quando si ha la concreta possibilità di cambiarli, si accettano le leggi (sistema legislativo) che essi hanno prodotto, trovandosi quindi costretti a giocare secondo le loro regole.

SECONDA RIFLESSIONE

2- Altra riflessione che credo sia degna di nota, riguarda l'impreparazione del popolo argentino di prendere in mano le redini della situazione per poter poi impostare il cambiamento concreto.

Sembra infatti che la "massa" possa essere molto compatta ed agire in modo abbastanza organizzato se c'è qualcosa/qualcuno a cui opporsi o da criticare. Quando invece questo qualcosa/qualcuno viene meno, sembra che ciò che potremmo definire "horror vacui" prenda il sopravvento, producendo una disintegrazione di quel "soggetto" che riusciva prima ad agire come "uno" producendo delle azioni efficaci.
Il venir meno di un "nemico comune" porta quindi alla disorganizzazione e alla nascita di varie organizzazioni che non riescono più a comunicare in modo efficace e trovare un obiettivo comune.

Questo a mio avviso dovrebbe insegnarci che la lotta al "sistema" non va costruita sulla critica e sull'opposizione allo "status quo", quanto piuttosto sull'elaborazione e propaganda della realtà alternativa che potremmo costruire se solo lo volessimo. Questa impostazione comportamentale si è rivelata empiricamente efficace, come dimostrano gli esempi di Gandhi, John Lennon, Martin Luther King, Malcom X e molti altri... ("efficaci" nella misura in cui hanno costretto il "sistema" ad eliminarli fisicamente per evitarne le conseguenze..).

Devo fare due precisazioni a quanto appena detto:
1)La critica e l'opposizione al "sistema" ricoprono comunque un ruolo importantissimo nel tentativo di informare le masse (o il popolo, come volete).
2) Non si può sperare di cambiare qualcosa se non si crea un movimento (o organizzazione, chiamatela come volete) che comprenda al suo interno tutte le critiche al "sistema" e tutte le volontà di cambiamento presenti nella società (che spesso, purtroppo, si concretizzano in mille e più organizzazioni minori, per questo motivo inefficaci), che sia estremamente organizzato e disciplinato (non nel senso militare logicamente), e profondamente radicato sul territorio, agendo (punto fondamentale) comunque come unico soggetto (generando quindi azioni efficaci).

TERZA RIFLESSIONE

3- Un'ultima riflessione (mi scuso per la lunghezza del post. Se siete arrivati fin qui vuol dire che non vi siete fatti scoraggiare dalla lunghezza del post, e vi ammiro per questo), di carattere più pragmatico rispetto alle due precedenti, riguarda il dilemma tra creare un referente politico o meno del supposto "movimento" o "organizzazione".
Premetto che sono al corrente degli interessi che muovono la politica (da me paragonata ad "..uno spettacolo di marionette... tutto molto movimentato e colorito, ma i fili li tira qualcun altro.") e di conseguenza disilluso sulla possibilità che tramite essa si possa produrre il cambiamento che ci auspichiamo e per cui ci attiviamo.
Devo comunque ammettere, per onestà intellettuale, che se quel grande movimento del popolo argentino avesse prodotto in seguito alla crisi un nuovo soggetto politico, in quel modo si sarebbero potuti produrre sostanziali cambiamenti a livello di sistema legislativo-giudiziario (leggi nuove) con importanti conseguenze a livello politico (livello teoricamente già risolto con la nascita del nuovo soggetto, ma si sa.. la prudenza non è mai troppa) e a livello economico-finanziario (oltre che monetario ovviamente). Il tutto in modo "legittimo" appunto, senza dover quindi dover fronteggiare forze di polizia/esercito, eventualità che produrrebbe guerre civili o rivoluzioni sanguinose.
Dal documentario si noterà inoltre come il non verificarsi di questa possibilità abbia portato in Argentina al ritorno delle stesse facce e forze politiche che hanno permesso il verificarsi della crisi stessa.

Quest’ultimo punto riguarda l'eterno dilemma riguardante la possibilità di cambiare la realtà dall'interno del sistema o dall'esterno di esso.
Personalmente non credo che una delle due sia giusta e l'altra sbagliata. Credo, infatti, che quel "movimento/organizzazione" ipotizzato nella seconda riflessione debba perseguire tutte le strade possibili che possono aiutare il concretizzarsi della realtà alternativa proposta. Di conseguenza credo che quell'unico e "omnicomprensivo" "movimento/organizzazione" debba perseguire entrambe le strade in modo tale da pervadere come un virus ogni aspetto del "sistema", combattendolo a tutti i livelli (tranne quello militare ovviamente, sarebbe utopia) e quindi in modo efficace.


Se siete arrivati fin qui a leggere sarò felice di offrirvi una birra o una cena per ringraziarvi e logicamente poter avere un costruttivo dibattito su questi temi :)

Grazie

venerdì 12 marzo 2010

Le mammografie provocano il cancro al seno



Alcuni sostengono che il fatto di non sottoporsi annualmente mammografia comporti che innumerevoli donne riceveranno una virtuale condanna a morte, in quanto i loro tumori del seno non verranno scoperti. Quel che tuttavia viene raramente discusso in merito alle mammografie è che i test potrebbero di fatto provocare numerosi casi di cancro al seno.
Un nuovo studio, presentato in occasione del convegno annuale della Radiological Society of North America (RSNA), conclude che le radiazioni a basso dosaggio derivanti dalla mammografia annuale aumentano il rischio di cancro al seno in donne con predisposizione genetica famigliare. Tale aspetto desta particolare preoccupazione in quanto le donne ad alto rischio di cancro al seno vengono indotte a iniziare le mammografie in più giovane età - intorno ai 25 anni - a significare che queste donne vengono esposte a maggior quantità di radiazioni da mammografia prima e per un maggior numero di anni rispetto alle donne che non presentano cancro al seno nel rispettivo albero genealogico. Marijke C. Jansen-van der Weide, Pdh, epidemiologa presso il Dipartimento di Epidemiologia e Radiologia del centro medico universitario Groningen , Olanda, in una dichiarazione ai media ha affermato: “Per le donne a elevato rischio di cancro al seno lo screening è assai importante tuttavia, allorquando si consideri la mammografia per screening di giovani donne, in particolare di età inferiore ai 30 anni, sarebbe necessario assumere un atteggiamento assai prudente. Per di più, la ripetuta esposizione a radiazioni in bassa dose aumentano il rischio di cancro al seno tra queste giovani donne già di per sé ad alto rischio, quindi un approccio cauto è giustificato.” Se siete abbastanza ingenue da farvi irradiare ogni anno il seno, allora non rimanete stupite o sconvolte se un giorno ci troveranno annidato un tumore.

(Fonte: Natural News, 2 Dicembre 2009, http://tinyurl.com/yamx7c8)

Tratto dalla rivista “Nexus New Times”

martedì 9 marzo 2010

Ignorata cura per l’HIV


Il Dr. Gero Hutter, in forza al dipartimento di ematologia, Oncologia e Trasfusioni del Charity University Hospital di Berlino, Germania, ha elaborato un innovativo trattamento per eliminare tutte le tracce di HIV nei pazienti.
La cura è stata descritta per la prima volta dei medici tedeschi nel febbraio 2008, in occasione della XV convegno annuale su Retrovirus e Infezioni Opportunistiche tenutosi a Boston, USA. Il New England Journal of Medicine ne ha pubblicato un rapporto sul numero del 12 febbraio 2009.
Il caso della cura in questione riguardano un quarantenne statunitense impiegato professionalmente a Berlino, il quale era positivo all'HIV da un decennio. L'infezione da HIV veniva tenuta sotto controllo da quattro anni tramite un regime di trattamento convenzionale. Tuttavia, allorquando il paziente ha sviluppato una leucemia, Hutter, invece di optare per il donatore più compatibile, ha intenzionalmente scelto un donatore di cellule sterminali il quale aveva una mutazione genetica nota come CCR5-delta32.
Hutter rammentava una ricerca esaminata per la prima volta nel 1996, nel cui contesto si rilevò che alcuni omosessuali dell'area di San Francisco non venivano infettati da HIV a dispetto di attività sessuali a rischio. In seguito si scoprì che gli uomini in questione avevano tutti la mutazione genetica CCR5-delta32.
Il trapianto di cellule sterminali sul paziente ha avuto successo, anche se egli ne ha dovuto subire un secondo (dal medesimo donatore) quando si è verificata una recidiva della leucemia.
Da due anni il paziente non assume farmaci contro l’HIV, non è manifesta tracce rilevabili nel sangue, ossa, intestino o linfonodi e presenta un conteggio normale delle cellule-T.

(Fonte: BaldwinCountyNow.com, 27 maggio 2009, http://tinyurl.com/kvt5hg)

Tratto dalla rivista “Nexus New Times”

lunedì 8 marzo 2010

Contraffatto documento sul nucleare iraniano


L’intelligence statunitense ha tratto la conclusione che il documento pubblicato in data 14 dicembre dal londinese Times, che a quanto risulta descrive un piano iraniano per la sperimentazione su quello che il quotidiano definisce un “iniziatore di neutroni” per un'arma atomica, secondo un ex agente della CIA è una montatura.
Philip Giraldi, dal 1976 al 1992 agente dell'antiterrorismo della CIA, sostiene che gli Stati Uniti non hanno avuto nulla a che fare con la contraffazione di tale documento e che il principale sospetto è Israele. Le fonti non escludono un ruolo svolto dai britannici nella vicenda.
Non è la prima volta che Giraldi ha ricevuto dalle proprie fonti dell'intelligence una soffiata su documenti contraffatti. Nel 2005, Giraldi ha identificato Michael Ledeen, ex consulente di estrema destra del Consiglio per la Sicurezza Nazionale del Pentagono, come l'autore di una lettera contraffatta che dava a intendere di dimostrare l'interesse dell’Iraq verso l'acquisto di uranio dal Niger, lettera utilizzata dall'amministrazione di Gorge W. Bush per sostenere la propria tesi che Saddam Hussein avesse un programma attivo concernente armamenti nucleari.
Giraldi ha inoltre identificato funzionari dell’Office of Special Plans i quali hanno contraffatto una lettera che si pretendeva scritta da Tahir Jalil Habbush al-Tikriti, direttore dell'intelligence di Hussein, in cui si faceva riferimento a un'operazione dell'intelligence irachena per organizzare una spedizione non meglio identificata dal Niger.

(Fonte: Inter Press Service, 28 Dicembre 2009, http://tinyurl.com/y8q9c95)

Tratto dalla rivista “Nexus New Times”

sabato 6 marzo 2010

Buon profeta Jonathan: perché mangiare carne è una follia


Buon profeta Jonathan
di Umberto Veronesi
Il grande oncologo spiega perché mangiare carne è una follia

Roberto Saviano ha 31 anni, Jonathan Safran Foer ne ha 32. L'autore italiano di 'Gomorra' e l'autore americano di cui sta ora per uscire anche in Italia l'appassionato 'Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?' che ha già suscitato in America violente polemiche, a mio giudizio hanno in comune la rara capacità di fare gli scrittori entrando nel vivo di realtà scomode. Forse bisogna pensare ad Emile Zola, per trovare un precedente. Apparentemente si occupano di cose molto diverse, perché Saviano fa un reportage sulla società egemonizzata dalla camorra, mentre Safran Foer fa un'inchiesta sul mondo semisconosciuto degli allevamenti di animali da carne, ma entrambi ci comunicano l'esistenza di nuclei di 'non-mondo', dove la violenza di un modello di profitto (illegale il primo, formalmente legale il secondo) cancella in qualche modo l'idea di umanità.
Perché? Perché tutto diventa una macchina per far soldi, e se alla camorra non importa svuotare la democrazia, all'industria della carne non importa svuotare le prospettive di sopravvivenza del nostro pianeta. I dati a nostra disposizione sono sinistramente chiari, e non è inutile ricordarli. Nel 1800 la popolazione mondiale era di 900 milioni di individui, poi c'è stata una crescita accelerata.
Nel 1900 la popolazione era già quasi raddoppiata, con 1 miliardo e 600 milioni di persone. Ora siamo arrivati a quasi 7 miliardi, e si presume che nel 2025, cioè tra appena quindici anni, sulla Terra ci saranno 10 miliardi di uomini. Che fare?

I Paesi del Terzo Mondo sospettano le nazioni del benessere di voler imporre la denatalità, e io, per conto mio, sono convinto che bisogna ben guardarsi da tentazioni demografiche odiose. Sono però altrettanto convinto che siamo ormai arrivati a un punto di rottura, e che - oggi, e non domani - bisogna fare una scelta tra il nutrire gli uomini e nutrire gli animali per consumarne la carne. Altrimenti sarà la fame, e insieme con la fame, la guerra. Non dimentichiamo poi un'altra sciagura che sovrasta il nostro pianeta, cioè il progressivo riscaldamento dell'atmosfera, che può arrivare a sconvolgere gli equilibri, con conseguenze inimmaginabili. L'allevamento industriale di animali da macello è il primo responsabile del riscaldamento terrestre, ed è tra le prime due o tre cause di tutti i problemi ambientali più gravi, come l'inquinamento dell'aria e dell'acqua e la distruzione delle foreste. E allora?


Allora bisogna prendere la decisione, motivata e razionale, di cambiare modello. Non è impossibile. Gli scienziati sono d'accordo che la fame nel mondo non è una questione di produzione, ma di distribuzione delle risorse. Tecnicamente sarebbe possibile nutrire tutta l'umanità se si fa la scelta vegetariana. Volete un dato convincente? Un chilo di carne sulla nostra tavola ha richiesto 20 mila litri di acqua, proprio quel cosiddetto 'oro azzurro' che oggi noi impieghiamo (e sprechiamo) con la massima tranquillità e indifferenza, e che domani potrebbe addirittura venir razionato su scala mondiale, come sanno già a loro spese quelle aree del pianeta dove l'acqua è rara e preziosa.

Io, cresciuto in una cascina dove vedevo pulcini e vitellini e non mi sapevo adattare all'idea che poi venissero uccisi, sono vegetariano per scelta etica, e non posso impedirmi di vedere dietro una bistecca o una salsiccia le sofferenze e la morte di creature viventi. E c'è dell'altro, puntualmente presente nella non-fiction di Safran Foer, in realtà una superba inchiesta sul campo che mostra tutti gli orrori degli allevamenti e delle macellazioni: gli americani consumano ogni anno quattro milioni di chili di antibiotici, mentre per trattare gli animali da macello ne vengono impiegati trentotto milioni di chili, il che significa in pratica, per la legge della catena alimentare, che si consuma carne inzeppata di antibiotici, con quali risultati per la salute umana è facile immaginarlo, a partire dalla selezione di ceppi di germi resistenti agli antibiotici stessi.

Chiudo con un'annotazione. Il loro nome è animali, ma noi non gli riconosciamo l'anima, qualunque cosa essa sia. Riconosciamogli almeno la capacità di esseri 'senzienti'. Esseri vivi e palpitanti, che sentono il disagio, il dolore, la paura, l'angoscia. Non facciamoli nascere per farne delle 'cose'. Sottomesse all'inaudita violenza con cui noi trattiamo ciò che secondo noi origina dal nulla e ritorna nel nulla, e che perciò ci sentiamo autorizzati, senza rimorso e anzi placidamente, a manipolare e a distruggere a nostro piacimento.
(22 febbraio 2010)

(from: http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2121472/&print=true)