martedì 3 settembre 2013

Una crisi di senso, dunque di direzione - Stefano Zamagni 1di6

Date di pubblicazione:

Martedì 3 Settembre: Prima parte
Venerdì 6 Settembre: Seconda parte
Lunedì  9 Settembre: Terza parte
Giovedì 12 Settembre: Quarta parte
Domenica 15 Settembre: Quinta parte
Martedì 17 Settembre: Sesta e ultima parte



Una crisi di senso, dunque di direzione - Prima parte




   Due sono i tipi di crisi sistemiche che è possibile identificare nella storia delle nostre società: dialettica l’una, entropica l’altra. (Delle crisi congiunturali per certi aspetti funzionali ad una economia di mercato non mette conto dire tanto sono numerose e ben note). Dialettica è la crisi che nasce da un grave conflitto di interessi che prende corpo entro una determinata società la quale non riesce, per una ragione o l’altra, a comporre. Una tale crisi contiene, al proprio interno, i germi o le forze del proprio superamento. Esempi storici e famosi di crisi dialettica sono quelli della rivoluzione americana, della rivoluzione francese, della rivoluzione d’ottobre in Russia nel 1917. Entropica, invece, è la crisi che origina da un serio conflitto di valori oppure da un conflitto d’identità. Essa tende a far collassare il sistema, per implosione, senza che dall’interno della crisi stessa possano derivare indicazioni circa la via d’uscita. Questo tipo di crisi si sviluppa ogniqualvolta la società perde il senso – cioè, letteralmente, la direzione – del proprio incedere.
Anche di tale tipo di crisi la storia ci offre esempi notevoli: la caduta dell’impero romano; la transizione dal feudalesimo alla modernità; il crollo del muro di Berlino e il conseguente crollo dell’impero sovietico e altri ancora.

    Perchè è importante tale distinzione? Perché sono diverse le strategie di uscita dai due tipi di crisi. Non si esce da una crisi entropica con meri aggiustamenti di natura tecnica o con provvedimenti solo legislativi e regolamentari – pure necessari – ma affrontando di petto la questione del senso.
Ecco perché sono indispensabili a tale scopo minoranze profetiche che sappiano indicare alla società la nuova direzione verso cui muovere mediante un supplemento di pensiero e soprattutto la testimonianza delle opere. Così è stato, ad esempio, quando Benedetto, lanciando il suo celebre “ora et labora”, inaugurò la nuova era, quella delle cattedrali. (Mai si dirà abbastanza della portata rivoluzionaria, sul piano sia sociale sia economico, dell’impiantoconcettuale del carisma benedettino. Il lavoro, da secoli considerato attività tipica dello schiavo, diviene piuttosto con Benedetto la via maestra per la libertà:
è per diventare liberi che occorre lavorare. Non solo, ma il lavoro viene sollevato al livello della preghiera. Come dirà poi Francesco, guai a separare laborantes e contemplantes; in ciascuna persona preghiera e lavoro devono sempre procedere in parallelo).

    Ebbene, la grande crisi sistemica iniziata nell’estate 2007 negli USA e tuttora in atto è di tipo basicamente entropico. E dunque non è corretto assimilare – se non per gli aspetti meramente quantitativi – la presente crisi a quella del 1929 che fu, piuttosto, di natura dialettica. Quest’ultima, infatti, fu dovuta sia ad errori umani commessi soprattutto dalle autorità di controllo delle transazioni economiche e finanziarie, sia ad un preciso deficit di conoscenza circa i modi di funzionamento dell’economia capitalistica e di risoluzione dei suoi conflitti. Tanto che ci volle il “genio” di J.M. Keynes per provvedere alla bisogna. Si pensi al ruolo svolto dal pensiero keynesiano nella articolazione del New Deal di Roosevelt. Nella crisi attuale è certamente vero che ci sono stati errori umani sia da parte degli operatori finanziari sia da parte delle autorità di controllo – errori anche gravi come ho mostrato in Zamagni (“La lezione e il monito di una crisi annunciata”, Sistemi intelligenti, 2009) – ma questi sono stati la conseguenza non tanto di un deficit conoscitivo, quanto piuttosto della perdita di senso che ha investito le società dell’occidente avanzato a far tempo dall’inizio di quell’evento di portata epocale che è la globalizzazione.

    Sorge spontanea la domanda: dove rinvenire le cause profonde che hanno generato l’attuale crisi di senso? Ritengo che queste siano attribuibili ad una triplice separazione consumatasi nell’ultimo quarto di secolo. E precisamente, la separazione tra la sfera dell’economico e la sfera del sociale; il lavoro separato dalla creazione della ricchezza; il mercato separato dalla democrazia. Vedo di chiarire, seppure in breve, cominciando dalla prima separazione.


Tratto da: aiccon

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