lunedì 27 febbraio 2012

Considerazioni finali sul Summit MMT di Rimini (Modern Money Theory)

Si è concluso ieri sera, a Rimini, il primo convegno sulla Modern Money Theory (MMT): un lungo applauso finale con standing ovation ha salutato e ringraziato i cinque relatori e gli organizzatori dell’evento (Paolo compreso).
Devo confermare le prime impressioni positive: l’intero convegno si è svolto in modo ordinato e professionale, senza problemi o ritardi.
Nella giornata di Sabato si è rischiato di dare troppo spazio alle domande dirette dal pubblico: così facendo i relatori venivano interrogati in merito a dubbi e idee troppo personali che spesso non tenevano conto degli interessi di tutte le 2000 (o poco meno) persone presenti; domande che magari avrebbero trovato risposta nelle relazioni del giorno dopo. Fortunatamente gli organizzatori hanno risolto raccogliendo per categorie le domande del pubblico, e facendole esporre da Paolo nella sessione finale di Domenica.



I video e il materiale esposto nella conferenza dovrebbe essere disponibile a breve, e sarebbe quindi inutile che provassi qui a riassumerne i contenuti.
Posso dire però che tutti i contenuti presentati hanno dalla loro parte un elemento fondamentale a mio giudizio: il buon senso.
La regolamentazione della finanza; l’eliminazione di quei prodotti finanziari che non hanno una vera funzione per l’economia reale (ex. credit default swaps); un ritorno al modello di capitalismo di qualche decennio fa (si legga, principalmente modello fordista o, in alternativa, modello alsaziano-renano); una diversa regolamentazione della contabilità (ad oggi risulta troppo, troppo facile manipolare e falsificare i bilanci; il che inoltre non è più un reato (sic!); un diverso ruolo dello Stato in economia, con la possibilità di garantire i diritti fondamentali dei suoi cittadini tramite la spesa a deficit ecc.; il ritorno alle sovranità nazionali secondo il sacrosanto principio dell’autodeterminazione dei popoli; una “riforma” della politica, che deve tornare a lavorare in modo trasparente per la collettività; ecc.

Un altro fatto che vorrei sottolineare è la forte impressione, derivante dalle domande del pubblico, di una profonda disinformazione in merito a quella parte dell’economia e della società che segue dei modelli diversi da quelli criticati, e che rappresenta quindi un importante strumento di progresso. Per esempio nella sessione delle domande di Sabato una persona disse: “perché non fondiamo noi una banca?”, ignorando probabilmente che esiste già una banca nata dalla collettività (Banca Etica) o che ci sono dei modelli di banche diversi da quelli criticati e che seguono altri principi, come le Banche di credito cooperativo.
Che dire poi di tutta quella parte dell’economia e della società che lavora per gli interessi della comunità, il cosiddetto Terzo Settore? Quale migliore strumento per fare passi concreti verso una società “diversa”?
Il Terzo Settore (di cui il movimento cooperativo è una parte rilevante) ha un forte peso nell’economia e nella società, ed è composto da milioni di persone che potrebbero agire, ne sono sicuro, in modo molto più efficiente ed efficace se solo si coordinassero e si ponessero dei chiari e precisi obiettivi comuni. E qui ritorniamo all’annosa questione: gli strumenti ci sono (altri ne possono essere creati), la differenza sta nel come vengono utilizzati.


P.s. Nota positiva anche la presenza di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle; un altro strumento che potrà avere un ruolo importante nel prossimo futuro.

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