venerdì 18 novembre 2011

La Disobbedienza Civile - H.D.Thoreau 2

Parole di grandissima attualità del grande Thoreau, leggete...

“La legge non riuscì mai a rendere gli uomini più giusti neppure di tanto; anzi, proprio per il rispetto che portano alla legge, persino uomini di buoni principi si trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia. Voglio dare un esempio delle conseguenze comuni e naturali di un non-dovuto rispetto alle leggi. Prendiamo un gruppo di soldati, colonnello, capitano, caporale, soldato semplice, inservienti, tutti in marcia, in perfetto ordine e per monti e per valli: vanno alla guerra non solo contro la loro volontà, ma anche contro il buon senso e la loro coscienza.
Una marcia faticosa, non c’è che dire, da cardiopalma. E sanno tutti benissimo di trovarsi in un maledetto pasticcio, è gente pacifica. Adesso però che sono? Uomini o non piuttosto fortini e casematte ambulanti, al servizio di qualche potente senza scrupoli? Bisogna andare nelle caserme dove si esercitano i marines per capire che razza d’uomini può creare il nostro governo e a cosa ridurli – pure ombre, ricordi di uomini, già sepolti sotto le armi, con accompagnamento funerario.
E’ così che la massa degli uomini serve lo Stato, non come uomini coraggiosi, ma come macchine, con il loro corpo.
Nella maggioranza dei casi non c’è nessun libero esercizio del giudizio e del senso morale, sono al livello del legno, della terra, delle pietre. Suppongo che se facessimo degli uomini di legno sarebbero altrettanto utili. E’ un tipo d’uomo che non richiede maggior rispetto che se fosse fatto di paglia o altro. E tuttavia, normalmente, quegli uomini sono considerati buoni cittadini.
Altri – come la maggioranza dei legislatori, dei politicanti, degli avvocati, dei preti e dei tenutari di cariche – servono lo Stato soprattutto in base a ragionamenti astratti; e poiché fanno assai di rado distinzioni morali, hanno la stessa probabilità di servire Dio che, senza volerlo, di servire il diavolo.
Pochissimi – gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso ampio e gli “uomini” – servono lo Stato anche secondo la loro coscienza: e così, nella maggior parte e di necessità, si oppongono al governo che di solito li considera nemici.
Una persona saggia servirà solo come uomo, e non si sottometterà ad essere “creta”, e a “chiudere un buco perché non entri il vento”, lascerà quell’incarico alla propria polvere, perlomeno.
Ma al giorno d’oggi, come ci si deve comportare con questo governo? Pare a me che non ci si può associare senza ignominia. Neppure un istante posso riconoscere, come “mio” governo, quell’organizzazione politica che è un governo schiavista.
Tutti riconoscono che esiste un diritto alla rivoluzione – il diritto di rifiutare obbedienza o di opporsi a un governo la cui inefficienza o tirannia siano grandi e insopportabili.”


Come sancito dalla Dichiarazione d’Indipendenza americana del 14 Luglio 1776: “ogni qualvolta il governo rischia di distruggere il diritto [alla Vita, alla Libertà, alla ricerca della Felicità dei suoi sudditi] è Diritto del popolo abbatterlo o abolirlo, e creare un nuovo governo”.

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