sabato 7 luglio 2012

Il consumo collaborativo e altri interessanti interventi - TED

Il consumo e la produzione non sono più separati come nella tradizione industriale. Qualunque asset che una persona ha comprato può essere messo in produzione come avviene quando le persone affittano una stanza della loro casa con Airbnb. Ne parla Rachel Botsman, coautrice di "What's mine is yours" sul consumo collaborativo, a TED Global. Che porta vari esempi di autoimpiego part-time per integrare le entrate mettendo a frutto le proprie capacità. Come montare i mobili dell'Ikea per gli altri, per esempio. «Tutto il processo dipende dalla capacità di costruire un sistema di fiducia». Airbnb è riuscita a sviluppare un sistema abbastanza accettato ed era necessario perché si doveva ospitare qualcuno nella casa. «La reputazione è essenzialmente contestuale. Non c'è un solo algoritmo che serva a costruire la reputazione. L'insieme di notizie che si raccolgono online la costruisce. La reputazione diventerà una sorta di nuova moneta, più potente della nostra storia di clienti della banca. È un capitale molto complesso. Ci sono siti che costruiscono reputazione sulle persone somministrando questionari alle persone che le conoscono». Citazione di Mark Pagel, Wired for culture: «A good reputation can be used to buy cooperation from others».

Robin Chase, fondatrice di Zipcar, ha portato il car sharing a un nuovo livello e ha portato il concetto dall'America a Parigi e sviluppa l'idea del capitalismo cooperativo. Il valore è condiviso: peers incorporated. L'organizzazione crea economie di scala le persone creano il valore. Le automobili condivise per esempio muovono ogni giorno più persone del Tgv. E nessuno ha dovuto comprare l'auto. È tutto fatto con la capacità in eccesso. Etsy serve a vendere cose fatte in casa. Ora Chase guida Buzzcar. «Ora sappiamo come fare. Devi creare siti nei quali entrambi i lati dello scambio trovano tutto quello che serve». Coinvolgendo i peer, si ottiene un'organizzazione nella quale un sacco di gente ci lavora cercando il proprio vantaggio e portando vantaggio all'insieme, influenza l'organizzazione, genera innovazione. «Tutto quello che serve è fare una piattaforma che funziona bene, chiara e trasparente, nella quale tutti possono facilmente partecipare».

Amy Cuddy psicologa sociale, si occupa di body language: comunicazione e gesti, non solo per i suoi studi sulla negoziazione ad Harvard. I messaggi non verbali influenzano si compiono e si interpretano coinvolgendo tutto il corpo. Ci sono gesti universali: ti senti forte, hai vinto, fai un gesto di grandezza alzando le braccia; ti senti debole, ti fai piccolo e chiudi le braccia intorno al corpo... Questo vale sia per gli umani che per i primati. «C'è purtroppo anche un gender gap in questo fenomeno. Le donne fanno più spesso gesti di debolezza che di potenza». Ma i messaggi non verbali generano anche qualcosa dentro di noi? «Fare un gesto forzato di gioia in effetti genera gioia. Fare un gesto di potere in effetti genera un senso di potere». Le menti dei potenti sono più fiduciose e ottimiste, prendono più rischi. Le menti dei deboli le portano a lanciare gesti e messaggi non verbali le le conducono a indebolirsi ulteriormente. La scienza dice che questo si può correggere.

Jason McCue, avvocato, fondatore di H2O che si occupa di management della reputazione. E parla di come fidarsi degli sconosciuti. Possono essere terroristi. La risposta della società è cercare di conoscere meglio le persone. Ma anche rispondere contro il terrorismo. E la prima mossa è coinvolgere le vittime. Smettere di essere reattivi e diventare proattivi.

Segue Marco Tempest, una star di TED. Prestigiatore a base tecnologica.

Il programma prevede poi Jane McGonigal, autrice di "Reality is broken", che ha alimentato il movimento per i giochi seri che hanno la capacità di motivare le persone a partecipare a impegni collettivi. Nell'ultimo talk a TED di McGonigal aveva sostenuto che si possono passare più ore a giocare. Molte reazioni negative, basate sull'idea che il gioco è perdere tempo. Ma McGonigal riporta i risultati scientifici che dicono che i rimpianti più grandi delle persone in punto di morte sono concentrati sull'idea che si sarebbe dovuto passare più tempo con gli amici o a esprimersi più liberamente o a cercare di essere felice; e meno a lavorare. Il gioco è uno dei modi più chiari per essere se stessi, coltivare la felicità e gli amici. McGonigal racconta una sua esperienza personale ai confini con la morte. E di come ne è uscita disegnando un gioco. (Interruzione del collegamento elettrico: il discorso di McGonigal salta a questo punto...).

di Luca De Biase


tratto da: http://lucadebiase.nova100.ilsole24ore.com/2012/06/parla-con-gli-sconosciuti-ted-global.html

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