La Purcetta anarchica - Trilussa, 1922 - Le favole
Una Purcetta anarchica era entrata
drento ar castello d'un orologgio d'oro:
Che bel lavoro! Quante belle cose!
E come fanno tutte 'ste rotelle
a annà così d'accordo fra de loro? -
La Rota più lograta j'arispose:
Noi famo 'sto mestiere solamente
pe' fa' belle le sfere
che ce gireno intorno:
loro nun fanno un corno
e cianno li brillanti, mentre noi,
che faticamo, nun ciavemo gnente.
Voi che siete 'na bestia de coraggio,
voi che ciavete er sangue ne le vene,
buttateve framezzo a l'ingranaggio,
levatece un momento da 'ste pene...-
La Purcia, ner sentisse fa' 'st'eloggio,
disse: - Va bene! Se la vita mia
pô cambià l'annamento de l'orloggio,
moro acciaccata! Evviva l'anarchia! -
Ner dije 'ste parole, con un sarto
s'incastrò fra le rote e ce restò.
E fece male assai: ché er giorno appresso
la sfera granne annava addietro un quarto,
ma le rote giraveno lo stesso.
Riprendendo questa favoletta vorrei sottolineare che il coraggio e la buona volontà, per quanto morale possa essere, non bastano a cambiare le cose. Tale fine, infatti, necessita di un'attenta analisi dello status quo e degli strumenti necessari per cambiarlo. Altrimenti non saremo più utili alla società di quanto non lo sia stata la purcetta alle ruote dell'ingranaggio.
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