martedì 2 luglio 2013

Uscire dalla crisi: la soluzione cooperativa (3^parte)

2.2 Le dimensioni del settore cooperativo



Per comprendere il ruolo effettivo e le reali potenzialità delle imprese cooperative è quindi necessario innanzitutto quantificare in modo realistico la dimensione complessiva del settore. Dalle informazioni a disposizione, pur frammentate, risulta evidente che le cooperative giocano un ruolo economico significativo.

Le Nazioni Unite hanno stimato che la vita di quasi 3 miliardi di persone – ovvero, metà della popolazione mondiale – è resa più sicura grazie alle imprese cooperative (ICA , 2012).
Nel mondo il numero dei soci di cooperative è tre volte maggiore di quello degli azionisti di imprese di capitali, e nei BRIC – paesi in rapida crescita economica – i soci delle cooperative sono quattro volte più numerosi dei possessori di azioni (Mayo, 2012). L’appartenenza ad almeno una cooperativa coinvolge, a livello globale, tra gli 800 milioni (ICA , 2012) e il miliardo di persone (Worldwatch Institute, 2012). Secondo l’ICA , le cooperative sono attive in tutti i paesi del modo e la loro importanza è particolarmente significativa nelle comunità più povere.

Com’è stato evidenziato dai contributi presentati alla conferenza di Euricse, la presenza delle cooperative è oggi particolarmente rilevante in diversi settori.
In Europa, le cooperative agricole hanno una quota complessiva di mercato pari a circa il 60%, per quanto riguarda la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, e a circa il 50% per quanto riguarda la fornitura di materie prime. Negli Stati Uniti, le cooperative agricole hanno una quota di mercato di circa il 28% nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e di circa il 26% nella fornitura di materie prime (Valentinov et al., 2012).

Nel mondo, operano circa 53.000 cooperative di credito. In Europa, le banche di credito cooperativo sono circa 4.200, con 63.000 sportelli. Queste banche hanno 50 milioni di soci (circa il 10% della popolazione del continente), 181 milioni di clienti, un patrimonio di 5,65 miliardi di Euro, una quota di mercato media del 20% circa, e occupano 780.000 persone (V. Zamagni, 2012).

Nel settore della vendita al dettaglio, 3.200 cooperative di consumo danno lavoro, solo in Europa, a 400.000 persone e hanno 29 milioni di soci, 36.000 punti vendita e 73 miliardi di Euro di fatturato.
Per quanto riguarda i servizi di pubblica utilità, la presenza di cooperative è piuttosto importante negli Stati Uniti, dove circa 1.000 cooperative elettriche controllano il 40% della rete nazionale di distribuzione dell’elettricità, coprendo il 75% del territorio nazionale e servendo 37 milioni di soci e relative famiglie (V. Zamagni, 2012). Le cooperative svolgono inoltre un ruolo importante nella gestione delle risorse idriche in Argentina e in Bolivia, dove una sola grande cooperativa che gestisce i servizi idrici urbani serve circa 700.000 clienti (Mori, 2012).

I lavoratori hanno organizzato cooperative in numerosi settori. In Italia, ci sono più di 25.000 cooperative di lavoro (Pérotin, 2012). In Spagna, delle circa 14.000 nuove cooperative create tra il 1998 e il 2008, il 75% sono cooperative di lavoro (Díaz-Foncea, 2012). La distribuzione settoriale di queste cooperative tende a variare da un paese all’altro: in Francia, le cooperative di lavoro sono numerose nella manifattura e nelle costruzioni, mentre nei servizi la loro numerosità è minore; in Uruguay, invece, è vero il contrario, poiché la quota più bassa si riscontra nella manifattura, e quella più alta nei trasporti e nei servizi (Pérotin, 2012).

Secondo l’International Cooperative and Mutual Insurance Federation, nel 2008 il 25% del mercato mondiale delle assicurazioni era di tipo cooperativo, con percentuali particolarmente alte in Germania (44%), in Francia (39%), in Giappone (38%), negli Stati Uniti e in Canada, entrambi con il 30% (V. Zamagni, 2012).

Le cooperative sociali, che sono diffuse soprattutto in alcuni paesi europei e in Canada, rappresentano una nuova forma di impresa cooperativa che punta in modo esplicito a migliorare il benessere collettivo. Per le sue caratteristiche, la cooperativa sociale si colloca tra la cooperativa tradizionale e l’organizzazione non-profit, e in generale combina il coinvolgimento di una pluralità di soggetti portatori di interessi (i soci della cooperativa) con il perseguimento di obiettivi di interesse generale. In Italia, dove questo tipo di cooperativa è più sviluppato, nel corso degli ultimi due decenni le cooperative sociali sono diventate i principali produttori di servizi di welfare. Da quando sono state istituite, le cooperative sociali italiane hanno registrato un tasso di crescita medio annuo compreso fra il 10% e il 20%. Nel 2008, erano registrate 13.938 cooperative sociali che occupavano circa 350.000 lavoratori, utilizzavano 5.000 volontari e servivano 4,5 milioni di utenti (Andreaus et al., 2012).

In contrasto con l’opinione comune, che le considera organizzazioni di nicchia, i dati dimostrano che le cooperative sono presenti in un’ampia gamma di settori. Inoltre, in alcuni paesi esse sono più grandi (per numero di occupati) delle imprese convenzionali e, talvolta, possono anche essere più capitalizzate. Recenti studi empirici mostrano, inoltre, che nelle cooperative i livelli di occupazione sono più stabili che nelle imprese di capitali: mentre le imprese di capitali tendono a variare i livelli di occupazione, le cooperative (soprattutto quelle di lavoro) fanno variare i salari, salvaguardando i posti di lavoro (Pérotin, 2012).

Riassumendo, il contributo delle cooperative al reddito e all’occupazione è, in generale, importante, anche se non omogeneo. Nonostante la crisi e il processo di demutualizzazione che ha spinto, negli ultimi due decenni, molte cooperative a trasformarsi in imprese di capitali, il numero complessivo delle cooperative non sembra essere diminuito.

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