3.3 Le incertezze delle politiche di sostegno
Le cooperative spesso beneficiano di politiche pubbliche progettate per sostenere l’avvio e il consolidamento di iniziative imprenditoriali. Poiché tali misure sono talvolta volte a sostenere le cooperative, c’è una diffusa convinzione che le cooperative siano favorite rispetto alle imprese di capitali. Si tratta tuttavia di una conclusione semplicistica. Anzi, le politiche che sostengono le cooperative sono spesso deboli o contraddittorie.
In alcuni paesi, le politiche negano alle cooperative il pieno riconoscimento dello status di impresa, e così facendo ne impediscono l’accesso ai benefici previsti per le altre imprese. Per esempio, i sussidi di disoccupazione e l’adesione agli istituti previdenziali sono talvolta negati ai soci o ai lavoratori delle cooperative. In altri paesi, la legislazione talvolta impone alle cooperative obblighi gravosi che invece non si applicano alle imprese di proprietà degli investitori.
Questo accade, per esempio, quando le cooperative sono tenute a rispettare regole come l’indivisibilità del patrimonio, ma in forza del principio di concorrenza non sono ammesse ad alcuna agevolazione fiscale.
O quando, nel caso opposto, capita che le cooperative non abbiano diritto a beneficiare di incentivi e agevolazioni fiscali che sono invece concessi alle altre organizzazioni nonprofit, anche se esse perseguono gli stessi obiettivi sociali e d’interesse generale, e sottostanno alle medesime regole.
In alcuni paesi, le politiche negano alle cooperative il pieno riconoscimento dello status di impresa, e così facendo ne impediscono l’accesso ai benefici previsti per le altre imprese. Per esempio, i sussidi di disoccupazione e l’adesione agli istituti previdenziali sono talvolta negati ai soci o ai lavoratori delle cooperative. In altri paesi, la legislazione talvolta impone alle cooperative obblighi gravosi che invece non si applicano alle imprese di proprietà degli investitori.
Questo accade, per esempio, quando le cooperative sono tenute a rispettare regole come l’indivisibilità del patrimonio, ma in forza del principio di concorrenza non sono ammesse ad alcuna agevolazione fiscale.
O quando, nel caso opposto, capita che le cooperative non abbiano diritto a beneficiare di incentivi e agevolazioni fiscali che sono invece concessi alle altre organizzazioni nonprofit, anche se esse perseguono gli stessi obiettivi sociali e d’interesse generale, e sottostanno alle medesime regole.
3.4 Pratiche di gestione e di governance incoerenti
In quanto si pongono obiettivi economici cercando, al tempo stesso, di rimanere fedeli ai loro valori e principi fondatori, le cooperative devono affrontare numerose sfide. Tra queste vi sono le difficoltà ad adottare pratiche di gestione e di contabilità che ne riflettano l’etica.
Le pratiche manageriali tradizionali si rivelano spesso inadeguate alla gestione di un’impresa cooperativa. La mancanza di programmi d’istruzione e formazione professionale progettati per soddisfare le esigenze delle cooperative portano spesso il management ad adottare pratiche e strumenti incoerenti con la missione delle cooperative.
Mentre in molti settori le cooperative sono cresciute sia nel numero che nella dimensione, e hanno dato dimostrazione di efficienza, la loro capacità di gestione costituisce spesso un punto debole (V. Zamagni, 2012). Replicare le pratiche di gestione delle imprese di capitali porta a trascurare la ricerca e lo sviluppo di modelli alternativi che sarebbero più efficienti e coerenti con la forma proprietaria cooperativa.
Una gestione incoerente ha diverse conseguenze negative: incoraggia le cooperative a imitare le pratiche delle imprese di proprietà degli investitori; impedisce alle cooperative di sfruttare i loro principali vantaggi, in particolare quelli che derivano dal coinvolgimento attivo dei soci; e favorisce la demutualizzazione da parte di soci e di manager opportunisti.
La mancanza di pratiche di gestione coerenti si verifica, in particolare, quando le cooperative crescono di dimensione e aumenta l’eterogeneità degli interessi dei soci. In linea di principio, questo problema può essere gestito attraverso strategie di governance innovative. Tuttavia, le cooperative sono spesso intrappolate tra tendenze isomorfiche e soluzioni di governance ideologiche. Così, la sperimentazione di strategie innovative può essere ostacolata dall’accettazione passiva di modelli di governante tradizionali, basati esclusivamente su assemblee e commissioni elette secondo il principio “una testa, un voto” (Hansmann, 2012). Al contrario l’esperienza dimostra che ci sono varie modalità di governance attraverso le quali le cooperative possono essere gestite mantenendo ridotti i costi di proprietà, anche nel caso di imprese di grandi dimensioni e quando sono in gioco interessi eterogenei.
Tuttavia, si tratta di strategie innovative che sono state raramente studiate in profondità e adeguatamente formalizzate, e di conseguenza sono poco diffuse. I relatori della Conferenza hanno portato alcuni esempi di questi processi. Gli studi di caso, come quello su Mondragón e sulle banche di credito cooperativo in Finlandia, hanno dimostrato che l’adattamento istituzionale è un importante fattore di successo. Grazie alla loro capacità di adattarsi al cambiamento delle condizioni di contesto, attraverso la progettazione di soluzioni di governance innovative, entrambi questi gruppi cooperativi hanno dimostrato di poter prosperare e al tempo stesso di riuscire a mantenere un modello di gestione democratica (Jones e Kalmi, 2012).
Le pratiche manageriali tradizionali si rivelano spesso inadeguate alla gestione di un’impresa cooperativa. La mancanza di programmi d’istruzione e formazione professionale progettati per soddisfare le esigenze delle cooperative portano spesso il management ad adottare pratiche e strumenti incoerenti con la missione delle cooperative.
Mentre in molti settori le cooperative sono cresciute sia nel numero che nella dimensione, e hanno dato dimostrazione di efficienza, la loro capacità di gestione costituisce spesso un punto debole (V. Zamagni, 2012). Replicare le pratiche di gestione delle imprese di capitali porta a trascurare la ricerca e lo sviluppo di modelli alternativi che sarebbero più efficienti e coerenti con la forma proprietaria cooperativa.
Una gestione incoerente ha diverse conseguenze negative: incoraggia le cooperative a imitare le pratiche delle imprese di proprietà degli investitori; impedisce alle cooperative di sfruttare i loro principali vantaggi, in particolare quelli che derivano dal coinvolgimento attivo dei soci; e favorisce la demutualizzazione da parte di soci e di manager opportunisti.
La mancanza di pratiche di gestione coerenti si verifica, in particolare, quando le cooperative crescono di dimensione e aumenta l’eterogeneità degli interessi dei soci. In linea di principio, questo problema può essere gestito attraverso strategie di governance innovative. Tuttavia, le cooperative sono spesso intrappolate tra tendenze isomorfiche e soluzioni di governance ideologiche. Così, la sperimentazione di strategie innovative può essere ostacolata dall’accettazione passiva di modelli di governante tradizionali, basati esclusivamente su assemblee e commissioni elette secondo il principio “una testa, un voto” (Hansmann, 2012). Al contrario l’esperienza dimostra che ci sono varie modalità di governance attraverso le quali le cooperative possono essere gestite mantenendo ridotti i costi di proprietà, anche nel caso di imprese di grandi dimensioni e quando sono in gioco interessi eterogenei.
Tuttavia, si tratta di strategie innovative che sono state raramente studiate in profondità e adeguatamente formalizzate, e di conseguenza sono poco diffuse. I relatori della Conferenza hanno portato alcuni esempi di questi processi. Gli studi di caso, come quello su Mondragón e sulle banche di credito cooperativo in Finlandia, hanno dimostrato che l’adattamento istituzionale è un importante fattore di successo. Grazie alla loro capacità di adattarsi al cambiamento delle condizioni di contesto, attraverso la progettazione di soluzioni di governance innovative, entrambi questi gruppi cooperativi hanno dimostrato di poter prosperare e al tempo stesso di riuscire a mantenere un modello di gestione democratica (Jones e Kalmi, 2012).
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