mercoledì 18 luglio 2012

Cosa portiamo a casa da Riva

Abbiamo fatto un azzardo e un po’ tremato ma, alla fine, possiamo dire che il Convegno di Riva del Garda dal titolo “La cooperazione per un mondo migliore”, è stato un successo.
Abbiamo voluto aprirlo con la mattinata dedicata ai ragazzi delle scuole superiori, ai loro docenti, ai loro dirigenti e ai loro genitori. E’ stato molto importante e speriamo di aver contribuito a “seminare”. La parte dove i giovani studenti sono stati i protagonisti è stata molto bella ed entusiasmante. La fatica di due giorni di relazioni e interventi è stata sopportata da moltissimi cooperatori attenti e la cosa ci riempie di soddisfazione perché la forte riflessione era diretta a noi soci. Si è scelto di valorizzare l’anno della cooperazione non attraverso una celebrazione ma puntando sull’analisi della situazione a livello macro e sui compiti nuovi o rinnovati che la proposta cooperativa ha di fronte.
Tutti gli autorevoli intervenuti nel convegno hanno sostanzialmente concordato sul punto che sempre di più viene riportato in evidenza da filoni di pensiero fra loro anche molto diversi ma che hanno al centro la preoccupazione intorno alla libertà degli uomini e delle donne, sull’attenzione da focalizzare circa i bisogni della persona, sull’impegno per la non marginalizzazione e la povertà di ampie fasce della popolazione mondiale. Oggi le grandi religioni e quelle minori, il pensiero sociale laico, l’economia e la politica alte, convergono sulla convinzione che o riusciamo ad apportare sostanziali riforme alla logica dell’accumulazione, alle modalità della crescita e cerchiamo di ragionare e concretizzare stili di sviluppo che effettivamente vadano a beneficio della maggioranza, oppure, se la strada è unicamente questa che conosciamo, la certezza è che, prima o poi, si va a sbattere e violentemente.
La “pratica cooperativa” deve prima affiancarsi e progressivamente sostituire la “pratica della competizione”. Abbiamo visto che anche con le più buone intenzioni il mercato è difficilmente regolabile. Tutta la discussione sulle norme da applicare al mercato è sostanzialmente falsa. Il mercato capitalistico è questo. La storia ha dimostrato che ci possono essere altri tipi di mercato e mi riferisco alla situazione precedente l’avvento dell’industrializzazione, ma sono per l’appunto “altri”. Quindi se pensiamo a qualche cosa di libero ma diverso, la forma che si evidenzia in prima istanza è la cooperativa.
Il contrario esatto della posizione residuale che si vorrebbe riservarle. Un’altra questione è uscita con forza e trova conferma anche nella “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI. Dice l’enciclica: Va tuttavia sottolineato come non sia sufficiente progredire solo da un punto di vista economico e tecnologico. Bisogna che lo sviluppo sia anzitutto vero e integrale. L’uscita dalla arretratezza economica, un dato in sé positivo, non risolve la complessa problematica della promozione dell’uomo. Il perseguimento, da parte del movimento cooperativo, del pensiero globale come “superiore” e necessario rispetto al pensiero tecnologico e specialistico, è anch’esso un modo per affrontare la realtà non solo dal punto di vista del desiderio dei mercati, che sono soggetti in carne ed ossa con precise ideologie e strategie di accumulazione, ma da quello delle persone comuni e delle loro legittime aspirazioni ed esigenze.
Per l’autunno abbiamo messo in cantiere ulteriori spazi di pensiero in occasione anche del 120esimo anniversario della Cooperazione di Credito Trentino. Crediamo sarà necessario che le considerazioni sulla concretezza cooperativa si trasformino in ragionamenti e comunicazione circa il peso economico effettivo della cooperazione nel contesto del nostro territorio e sulle strategie necessarie per consolidarla ulteriormente.

diego.schelfi@ftcoop.it

Tratto dalla rivista: Cooperazione Trentina. N°4 – Aprile 2012

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