Due giorni per approfondire il modello cooperativo. E per riflettere sulla sua attualità. Riva del Garda ha ospitato il convegno sulla cooperazione nell’anno internazionale proclamato dall’Onu. Una visione del mondo che ha ancora molto da dire alla società in crisi economica e di valori.
di Walter Liber
La cooperazione come risposta ai fallimenti del mercato e alle crisi della società? Scordatevelo, non è di questo che si è parlato a Riva del Garda. No al modello che vorrebbe la cooperazione correre in aiuto alle società di capitale che licenziano ai primi segnali di crisi, no ad una cooperazione emarginata a fare da supplenza per i periodi critici, e magari tornare nell’oblio quando le cose vanno bene.
Sì invece ad una cooperazione che interpreta con lucidità, innovazione e responsabilità una società alla ricerca di nuovi valori ed orizzonti, che si interroga sul proprio modello e ridefinisce la propria missione.
In realtà anche la crisi di cui stiamo vivendo le fasi più drammatiche ci insegna che serve una visione nuova del vivere civile, del fare impresa, dell’essere in rapporto con gli altri. “L'impresa capitalistica da sola non ha futuro, serve la diversità”, ha detto lo storico dell’economia Giulio Sapelli, uno dei relatori di punta al convegno di Riva. “Le società non stanno insieme sui conflitti, serve l'amore gli uni per gli altri.
Il bene comune consente al mercato di funzionare, lo tempera. Le società funzionano bene se hanno una economia polifonica”.
Lo hanno spiegato bene illustri studiosi che si sono avvicendati sul palco. Mauro Magatti, preside di Sociologia alla Cattolica di Milano, non nasconde che “i livelli di diseguaglianza sono aumentati in tutti i paesi occidentali. È come se le economie mature avessero segato il ramo su cui erano sedute”. Veniamo fuori da un ventennio in cui i tecnicismi ci hanno abituato ad avere tutto. La finanza che correva dietro ai debitori ha provocato alla fine la bolla immobiliare negli Stati Uniti, quando i debitori non sono più riusciti a pagare i loro debiti. Con le conseguenze a tutti note.
E allora, come si fa a tenere su l'economia e ripagare il debito nello stesso tempo? Di nuovo Magatti: “la solidità della crescita economica passa attraverso lo sviluppo di una comunità. Occorre delineare un nuovo orizzonte di senso, sapendo che la crescita della società non può significare espansione. Essere competitivi è una condizione necessaria, ma non può essere la motivazione”.
Centrale sarà sempre di più il tema delle alleanze. Occorre individuare, oggi nuove categorie di beni da mettere accanto a quelli materiali: ad esempio l'ambiente, la qualità della vita, i beni relazionali. Tanto spazio che è ancora inesplorato, e sui cui la cooperazione ha molto da dire.
Un economista tra i più convinti della validità del modello cooperativo come Stefano Zamagni ha spiegato molto bene a quattrocento studenti trentini la specificità cooperativa rispetto all’impresa capitalistica.
“il capitalista massimizza il profitto, il cooperatore condivide i fini. Nell’azione comune ognuno mantiene la titolarità delle proprie azioni, di cui è responsabile”.
La (bio)diversità cooperativa, un valore
“La filosofia cooperativa è moderna e post moderna – ha ricordato il direttore della Federazione Carlo Dellasega introducendo la tavola rotonda internazionale sulla diversità cooperativa – gli individui vincono se stanno insieme”. “Stiamo passando da un modello economico interamente basato sul mercato – ha osservato Carlo Borzaga, presidente di Euricse – a un altro modello dove, probabilmente, consumeremo meno beni e dove la domanda di qualità sarà maggiore della quantità”.
Maria Mercedes Placencia, sottosegretario al ministero dello sviluppo sociale dell’Ecuador, ha portato l’esperienza del paese sudamericano in cui il modello cooperativo di economia solidale rappresenta l’ossatura di un grande progetto di sviluppo economico e sociale. In Ecuador, su quasi 22 mila società di economia popolare e solidale, il 31% è cooperativa pari a 6.979 realtà. Rappresentano il 40% dell’occupazione nazionale.
In Inghilterra, negli ultimi vent’anni, si è assistito a un autentico rinascimento delle cooperative. Tutto è partito dalla creazione di una banca cooperativa. “Quell’esperienza – ha affermato Linda Shaw, vicedirettrice di Co-operative College di Manchester – ha fatto da traino per un revival di questa forma di impresa che esprime numeri importanti in particolare nel settore del consumo”.
“Sostanzialmente i vantaggi della presenza cooperativa nel mercato – ha concluso Borzaga – sono riassumibili nella maggiore libertà data alle persone, nell’avvicinare la produzione ai bisogni reali, nel garantire livelli di concorrenza più elevata a beneficio del consumatore”. Borzaga ha anche dimostrato con i numeri che laddove, in Italia, c’è maggiore intensità di credito cooperativo, il tasso di interesse dei prestiti cala e l’interesse sui depositi cresce a tutto vantaggio del risparmiatore.
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