Buon ascolto
lunedì 31 ottobre 2011
L'Esodo e le dieci piaghe d'Egitto: realmente accaduti, ma... - Mauro Biglino
In questa conferenza Mauro Biglino ci parla dell'esodo, delle dieci piaghe d'Egitto e di altro ancora. Il punto di vista è sempre quello della Bibbia, nel suo significato letterale (e probabilmente anche originale..).
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sabato 29 ottobre 2011
Come leggere la lettera del governo alla UE - Paolo Barnard
Una cosa è sapere che le cose vanno male, un'altra è conoscerne il motivo.
Leggendo questo breve aggiornamento di Paolo lo schifo e la rabbia per la condizione attuale si acuiscono. Purtroppo rimangono valide le considerazioni fatte nel post "Stream of thoughts e soluzioni-La rete di imprese sociali" sulle tre possibili forme di potere per cambiare le cose (militare - economico - sociale) e sul progetto del sistema di imprese sociali (cooperative soprattutto, ma non solo)come unica possibile via d'uscita.
Vi è un'enorme differenza tra erudizione e cultura, e risiede nell'uso che si fa della conoscenza acquisita... Lascio la parola a Paolo:
Come leggere la lettera del governo alla UE.
1. COSA SIGNIFICA
Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati. Non abbiamo più alcuna sovranità politica (a causa dei Trattati europei che abbiamo firmato come il Lisbona, che ci impongono regole decise da tecnocrati pro business non eletti) né finanziaria (visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito). Cioè: solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri.
2. A CHI E’ DESTINATA
Non alla UE, non ai politici UE. E’ scritta per gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini. Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri, banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo. Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo. Se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza, se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne Il Più Grande Crimine.
3. DA CHI E’ STATA SCRITTA
Non da Berlusconi, che non ha potere alcuno in questa storia. E’ scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella UE, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi. Il governo non aveva scelta, o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva. Dal momento in cui si è tolto allo Stato il potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, questo potere è passato nelle mani esclusive degli investitori. Quindi ci possiedono al 100%. Punto.
4. COSA CERCANO GLI INVESTITORI NEL TESTO
Lo leggono rapidi saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli:
A) Regole per ulteriormente strangolare la spesa dello Stato per i cittadini.
B) Regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi.
A patto che questi due capitoli sia soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze.
5. LI HANNO TROVATI NEL TESTO?
Sì. Capitolo strangolare la spesa dello Stato per i cittadini: in Italia 1) si rendono effettivi con meccanismi sanzionatori la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali, e li si metterà in Cassa Integrazione con abbassamento complessivo dei salari. 2) riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato (l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende). 3) innalzamento dell’età pensionabile, e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione (come chiesto nel 2010 da 2 lobby finanziarie europee, la ERT e la BE). 4) se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo. 5) i risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato NON potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini.
Capitolo favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi: in Italia 1) si introducono i prestiti d’onore agli studenti. Cioè incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano. 2) ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti. 3) più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali. 4) privatizzazioni statali in accelerazione. Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali. Ribadito il settore acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. Il Comune non potrà affidare un servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati. Le Regioni dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali. 5) la Costituzione sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno).
6. ABBIAMO ACCONTENTATO I PADRONI VERI DELL’ITALIA?
No. Le misure sono state giudicate insufficienti. Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente Thatcheriano, Prodiano, Adreattiano o Dalemiano. Non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati. Risultato: i mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine. Buona serata.
Leggendo questo breve aggiornamento di Paolo lo schifo e la rabbia per la condizione attuale si acuiscono. Purtroppo rimangono valide le considerazioni fatte nel post "Stream of thoughts e soluzioni-La rete di imprese sociali" sulle tre possibili forme di potere per cambiare le cose (militare - economico - sociale) e sul progetto del sistema di imprese sociali (cooperative soprattutto, ma non solo)come unica possibile via d'uscita.
Vi è un'enorme differenza tra erudizione e cultura, e risiede nell'uso che si fa della conoscenza acquisita... Lascio la parola a Paolo:
Come leggere la lettera del governo alla UE.
1. COSA SIGNIFICA
Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati. Non abbiamo più alcuna sovranità politica (a causa dei Trattati europei che abbiamo firmato come il Lisbona, che ci impongono regole decise da tecnocrati pro business non eletti) né finanziaria (visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito). Cioè: solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri.
2. A CHI E’ DESTINATA
Non alla UE, non ai politici UE. E’ scritta per gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini. Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri, banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo. Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo. Se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza, se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne Il Più Grande Crimine.
3. DA CHI E’ STATA SCRITTA
Non da Berlusconi, che non ha potere alcuno in questa storia. E’ scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella UE, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi. Il governo non aveva scelta, o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva. Dal momento in cui si è tolto allo Stato il potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, questo potere è passato nelle mani esclusive degli investitori. Quindi ci possiedono al 100%. Punto.
4. COSA CERCANO GLI INVESTITORI NEL TESTO
Lo leggono rapidi saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli:
A) Regole per ulteriormente strangolare la spesa dello Stato per i cittadini.
B) Regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi.
A patto che questi due capitoli sia soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze.
5. LI HANNO TROVATI NEL TESTO?
Sì. Capitolo strangolare la spesa dello Stato per i cittadini: in Italia 1) si rendono effettivi con meccanismi sanzionatori la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali, e li si metterà in Cassa Integrazione con abbassamento complessivo dei salari. 2) riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato (l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende). 3) innalzamento dell’età pensionabile, e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione (come chiesto nel 2010 da 2 lobby finanziarie europee, la ERT e la BE). 4) se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo. 5) i risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato NON potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini.
Capitolo favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi: in Italia 1) si introducono i prestiti d’onore agli studenti. Cioè incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano. 2) ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti. 3) più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali. 4) privatizzazioni statali in accelerazione. Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali. Ribadito il settore acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. Il Comune non potrà affidare un servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati. Le Regioni dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali. 5) la Costituzione sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno).
6. ABBIAMO ACCONTENTATO I PADRONI VERI DELL’ITALIA?
No. Le misure sono state giudicate insufficienti. Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente Thatcheriano, Prodiano, Adreattiano o Dalemiano. Non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati. Risultato: i mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine. Buona serata.
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martedì 25 ottobre 2011
Cristianesimo, Ebraismo e Islam: tre religioni basate su una menzogna
Da una traduzione "letterale" della Bibbia si scopre che il Dio unico e spirituale delle religioni non viene mai citato, e il temine che è stato tradotto con "Dio" sarebbe in realtà un plurale: gli "Elohim", di cui la Bibbia parla come di una molteplicità di individui dotati di un normale corpo materiale.
Aveva forse ragione Rashi de Troyes? (1000 d.C.) secondo il quale la Bibbia va letta innanzitutto nel suo significato letterale, dal quale si scopre ciò che non è mai stato raccontato...
Questa è l'ultima conferenza di Mauro Biglino, dalla quale si scopre che anche la figura di Cristo non corrisponde alle parole del testo "sacro".
Aveva forse ragione Rashi de Troyes? (1000 d.C.) secondo il quale la Bibbia va letta innanzitutto nel suo significato letterale, dal quale si scopre ciò che non è mai stato raccontato...
Questa è l'ultima conferenza di Mauro Biglino, dalla quale si scopre che anche la figura di Cristo non corrisponde alle parole del testo "sacro".
lunedì 17 ottobre 2011
THE MMT WAY TO JUSTICE AND DEMOCRACY - Paolo Barnard
Questo è il volantino che Matt Cramer di Occupy Wall Street mi ha chiesto per la manifestazione del 15 ottobre a New York, e che verrà distribuito al corteo.
THE MMT WAY TO JUSTICE AND DEMOCRACY
(in the spirit of contributing ideas to the OWS friends)
IF THIS IS YOU: Jobless – Foreclosed – No Health Insurance – Poor Schooling – Measly Pension
Then bashing some big banks will not give you a Job, a House, Healthcare, good Education, a living Pension.
IF THIS IS YOU: A taxpayer – A lover of Justice – A believer in real Democracy
Then Wall St. in jail alone will not give you a functioning Democracy and Rights.
IF YOU WANT SOCIAL JUSTICE & DEMOCRACY YOU NEED
THE MONEY & THE LAWS TO CARE FOR THE 99%
THE MONEY: The Modern Money Theory (MMT) school of economics demonstrated that the US could spend Universal Healthcare & Education, Full Housing and Full Social Security into existence. More: Full Employment is also possible thru a Job Guarantee Program, namely the government ‘buys’ the work of any jobless American at a Living Wage, setting a better national living standard for all. Worried about big debt? After WWII America ran 25% deficits, and we became the richest State on earth. Lack of means for the 99% has always been a policy decision, never a debt problem. This is real, ask the MMT scholars for details and teach-ins at http://neweconomicperspectives.blogspot.com/
THE LAWS: Tell your Representative that as from today your vote is conditional to MMT as people-empowering economic policy and to passing laws regulating the Wall St. elites, or he/she can forget it.
PEOPLE-EMPOWERING ECONOMICS & LAWS WILL GIVE US DEMOCRACY BACK, AND THEN WALL ST. IN JAIL. NOT VICE VERSA.
Tratto da: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=233
(in the spirit of contributing ideas to the OWS friends)
IF THIS IS YOU: Jobless – Foreclosed – No Health Insurance – Poor Schooling – Measly Pension
Then bashing some big banks will not give you a Job, a House, Healthcare, good Education, a living Pension.
IF THIS IS YOU: A taxpayer – A lover of Justice – A believer in real Democracy
Then Wall St. in jail alone will not give you a functioning Democracy and Rights.
IF YOU WANT SOCIAL JUSTICE & DEMOCRACY YOU NEED
THE MONEY & THE LAWS TO CARE FOR THE 99%
THE MONEY: The Modern Money Theory (MMT) school of economics demonstrated that the US could spend Universal Healthcare & Education, Full Housing and Full Social Security into existence. More: Full Employment is also possible thru a Job Guarantee Program, namely the government ‘buys’ the work of any jobless American at a Living Wage, setting a better national living standard for all. Worried about big debt? After WWII America ran 25% deficits, and we became the richest State on earth. Lack of means for the 99% has always been a policy decision, never a debt problem. This is real, ask the MMT scholars for details and teach-ins at http://neweconomicperspectives.blogspot.com/
THE LAWS: Tell your Representative that as from today your vote is conditional to MMT as people-empowering economic policy and to passing laws regulating the Wall St. elites, or he/she can forget it.
PEOPLE-EMPOWERING ECONOMICS & LAWS WILL GIVE US DEMOCRACY BACK, AND THEN WALL ST. IN JAIL. NOT VICE VERSA.
Tratto da: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=233
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sabato 15 ottobre 2011
Il Golpe Borghese - La storia siamo noi
"Nella notte del 7 dicembre 1970, la vita democratica italiana è minacciata da un oscuro pericolo: è in atto un complotto pianificato nei minimi dettagli per l'assalto ai centri nevralgici del potere, un colpo di Stato. I ministeri dell'Interno e della Difesa, la sede della RAI, le centrali di telecomunicazione e le caserme sono presidiate in attesa dell'ordine di attacco, ma quando scatta l'ora decisiva tutte le forze mobilitate per il golpe sono richiamate a rientrare nei ranghi.
Il Paese, ignaro degli avvenimenti che si sono susseguiti nella notte dell'Immacolata, scopre quale rischio abbiano corso le istituzioni repubblicane soltanto il 17 marzo 1971, quando il quotidiano “Paese Sera” rivela l'esistenza di un progetto eversivo dell'estrema destra.
L'opinione pubblica, scioccata, si interroga su chi siano i protagonisti della cospirazione, quali gli obiettivi e soprattutto come e perché il piano sia giunto così vicino alla concreta attuazione, sebbene senza essere coronato dal successo.
Le prime ipotetiche risposte iniziano ad arrivare dalla magistratura: il 18 marzo 1971, il sostituto procuratore di Roma Claudio Vitalone emette gli ordini di cattura, per il tentativo di insurrezione armata contro lo Stato, verso gli esponenti della destra extraparlamentare Mario Rosa e Sandro Saccucci, l'affarista Giovanni De Rosa, l'imprenditore edile Remo Orlandini, ed il giorno successivo è raggiunto da un mandato anche Junio Valerio Borghese, già comandante della famigerata Decima Flottiglia MAS, in seguito divenuto leader della formazione neofascista Fronte Nazionale.
Il “principe nero”
Junio Valerio Borghese, rampollo della celebre casata romana, si è distinto come ufficiale di Marina durante la Seconda Guerra Mondiale al comando del sommergibile Scirè, per l'affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth nel porto di Alessandria d'Egitto il 18 dicembre 1941.
Dopo l'armistizio del 1943, aderisce alla Repubblica di Salò continuando l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente di volontari, di cui diviene il comandante.
La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava.
Terminata la guerra, dopo un concitato periodo di latitanza e ripetuti arresti, Borghese è condannato il 17 febbraio 1949 per collaborazionismo riuscendo però, grazie alla protezione americana (in particolare dal responsabile del controspionaggio dell'OSS, James Jesus Angleton), ad essere in breve tempo scarcerato.
Per Borghese si avvia così la carriera politica e ottiene nel 1951 la presidenza onoraria del Movimento Sociale Italiano, da cui però presto si scosta per avvicinarsi alle posizioni più estremiste della destra extraparlamentare.
Nel settembre 1968, mentre tutta la penisola è attraversata dalla contestazione, fonda il Fronte Nazionale nel tentativo di coagulare attorno a sé i movimenti più radicali, compreso Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie, che non si riconoscono nella politica istituzionalizzata e parlamentare dei partiti.
Dichiarando un'aperta e violenta ostilità per la sinistra italiana, insistendo sul pericolo di una “deriva rossa”, Borghese entra in contatto con diversi settori delle Forze Armate, con il comando militare americano e della NATO, allaccia rapporti con numerosi esponenti dell'industria e della finanza per raccogliere così i fondi necessari all'organizzazione di gruppi armati.
Con il fallimento del piano golpista del 1970, Borghese trova asilo nella Spagna franchista, dove rimane nonostante la revoca, nel 1973, dell'ordine di cattura da parte della magistratura italiana. Muore a Cadice il 26 agosto 1974, in circostanze mai completamente chiarite.
Un'inchiesta senza fine
La procura della Repubblica di Roma, costretta ad archiviare l'indagine del 1971 per mancanza di prove, riapre l'istruttoria il 15 settembre 1974, quando il ministro della Difesa Giulio Andreotti consegna uno scottante rapporto del servizio segreto militare (SID) che getta nuova luce sul piano eversivo.
Il dossier, redatto dal generale Gianadelio Maletti, si basa sulle dichiarazioni del costruttore Remo Orlandini registrate dal capitano Antonio La Bruna, e coinvolge tra i cospiratori anche il direttore del SID Vito Miceli: i vertici militari, risultando (nonostante quanto fino ad allora sostenuto) in realtà consapevoli del tentato golpe, sono scossi da un terremoto da cui lo stesso Miceli esce destituito.
Già redatta una lista di personalità politiche da arrestare, gli insorti si apprestavano ad occupare le principali città italiane, su tutte Milano, Venezia, Reggio Calabria, ma soprattutto le istituzioni con sede a Roma.
L'operazione architettata dai golpisti, chiamata “Tora Tora” per la ricorrenza dell'attacco giapponese a Pearl Harbor, sarebbe partita a Roma dai cantieri edili di Orlandini nel quartiere Montesacro, dalla palestra dell'Associazione Paracadutisti in via Eleniana, dal quartiere universitario dove si erano riuniti i gruppi dei congiurati, affiliati ai movimenti neofascisti e membri dell'Esercito.
Mentre un commando sarebbe penetrato nel ministero degli Interni, sottraendo mitragliatori dall'armeria, una colonna di automezzi della Guardia Forestale di Città Ducale, agli ordini del colonnello Luciano Berti, si sarebbe fermata poco distante dalla sede della RAI in via Teulada.
Al momento decisivo però, un inspiegabile contrordine avrebbe interrotto improvvisamente l'attuazione definitiva del piano.
La magistratura spicca nuovi arresti ed avanza formulando ulteriori accuse, sulla presunta avvenuta occupazione del Viminale, sul progetto di rapimento del Presidente della Repubblica e sulla marcia verso la capitale intrapresa dalla Guardia Forestale.
Il processo è inaugurato il 30 maggio 1977, ma dei 78 imputati i più compromessi, tra cui Remo Orlandini ed il medico reatino Adriano Monti, sono latitanti. Il 14 luglio 1978, la sentenza di primo grado si risolve in trenta assoluzioni, ma anche per i condannati cadono i più gravi capi d'accusa, come l'insurrezione armata, e resta solo il reato, relativamente attenuato, di cospirazione politica. Sono dunque comminati dieci anni a Remo Orlandini, otto a Rosa, De Rosa e al colonnello dell'Aeronautica Giuseppe Lo Vecchio, cinque anni a Stefano Delle Chiaie e al colonnello dell'Esercito Amos Spiazzi, quattro a Sandro Saccucci; escono invece assolti “perché il fatto non sussiste” Vito Miceli, Luciano Berti, Adriano Monti.
Il 29 novembre 1984, dopo due giorni di camera di consiglio, la Corte d'Assise d'Appello assolve tutti gli imputati, derubricando il programma golpista come un “conciliabolo di quattro o cinque sessantenni”, ed anche la Cassazione conferma tale interpretazione il 24 marzo 1986.
Il 7 novembre 1991, il giudice milanese Guido Salvini, entrato in possesso dei nastri originali delle registrazioni effettuate da Antonio La Bruna, scopre che le versioni consegnate durante gli anni alla magistratura risultano tagliate nei numerosi passaggi in cui compaiono i nomi di esponenti politici e militari di primo piano, come l'ammiraglio Giovanni Torrisi, Capo di Stato Maggiore dal 1980 al 1981.
Rispetto alla versione integrale dei nastri, veniva inoltre omesso ogni riferimento a Licio Gelli e alla loggia massonica P2, che avrebbe dovuto provvedere al sequestro del Presidente Saragat, e restava sottaciuto anche il coinvolgimento della mafia siciliana, incaricata di eliminare il capo della polizia Angelo Vicari, come poi sarà confermato anche da Tommaso Buscetta, Antonino Calderone, Luciano Leggio. La giustizia incrimina perciò Maletti e La Bruna per la manipolazione dei nastri, ma il provvedimento cade in prescrizione nel 1997 ed in ogni caso Giulio Andreotti, all'epoca loro referente superiore in qualità di ministro della Difesa, giustifica i tagli in quanto avrebbero riguardato informazioni non essenziali se non addirittura potenzialmente nocive al processo.
Apparati deviati
Grazie al Freedom of Information Act deciso dal presidente americano Clinton, il quotidiano “La Repubblica” acquisisce documenti desecretati della CIA e rivela, il 19 dicembre 2004, che i servizi segreti statunitensi conoscevano il complotto eversivo di Borghese, e che Adriano Monti, designato come ministro degli Esteri del governo golpista, sarebbe stato il tramite dei contatti tra i cospiratori e Ugo Fenwich, impiegato presso l'ambasciata americana a Roma.
Sebbene alcuni settori marginali della CIA avrebbero dimostrato interesse e garantito il necessario appoggio per il colpo di Stato, la risposta conclusiva si sarebbe risolta in un parere di sarcastica ostilità ad eventuali mutamenti nell'equilibrio dell'area mediterranea.
Nel 2005, Adriano Monti esce da un trentennale silenzio per dichiarare, alle telecamere di “La Storia siamo noi”, il proprio diretto coinvolgimento nella trama cospirativa, in qualità di mediatore deputato a sondare le disponibilità della classe dirigente americana allora facente capo a Nixon.
A questo scopo si sarebbe incontrato a Madrid con Otto Skorzeny, già protagonista con un commando di SS della liberazione di Mussolini dalla prigione del Gran Sasso nel 1943, assoldato dalla CIA nel dopoguerra.
Secondo Monti, l'intelligence americana richiese come garanzia la nomina di Giulio Andreotti a capo del Governo, ma non è possibile appurare se il diretto interessato, che ha smentito la circostanza, ne fosse consapevole.
Gli interrogativi ancora aperti
A tutt'oggi, nonostante un dettagliato rapporto della Commissione Stragi sugli episodi che hanno caratterizzato la “strategia della tensione”, non sono ancora chiari i motivi e soprattutto le responsabilità del contrordine che ha fermato Borghese e i suoi uomini.
L'ipotesi avanzata da Claudio Vitalone, nella ricostruzione della strategia golpista, è che l'intervento armato sarebbe servito unicamente come premessa ad una svolta autoritaria, legittimata come una reazione normalizzatrice rispetto all'eccezionale condizione di emergenza.
Rimane tuttora ignoto l'effettivo grado di coinvolgimento degli apparati statali e delle personalità politiche nel contorto piano eversivo, ma è ormai sicuro che quello della notte del 7 dicembre 1970 non fu certo un “golpe da operetta”."
Tratto da: http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=424
Il Paese, ignaro degli avvenimenti che si sono susseguiti nella notte dell'Immacolata, scopre quale rischio abbiano corso le istituzioni repubblicane soltanto il 17 marzo 1971, quando il quotidiano “Paese Sera” rivela l'esistenza di un progetto eversivo dell'estrema destra.
L'opinione pubblica, scioccata, si interroga su chi siano i protagonisti della cospirazione, quali gli obiettivi e soprattutto come e perché il piano sia giunto così vicino alla concreta attuazione, sebbene senza essere coronato dal successo.
Le prime ipotetiche risposte iniziano ad arrivare dalla magistratura: il 18 marzo 1971, il sostituto procuratore di Roma Claudio Vitalone emette gli ordini di cattura, per il tentativo di insurrezione armata contro lo Stato, verso gli esponenti della destra extraparlamentare Mario Rosa e Sandro Saccucci, l'affarista Giovanni De Rosa, l'imprenditore edile Remo Orlandini, ed il giorno successivo è raggiunto da un mandato anche Junio Valerio Borghese, già comandante della famigerata Decima Flottiglia MAS, in seguito divenuto leader della formazione neofascista Fronte Nazionale.
Il “principe nero”
Junio Valerio Borghese, rampollo della celebre casata romana, si è distinto come ufficiale di Marina durante la Seconda Guerra Mondiale al comando del sommergibile Scirè, per l'affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth nel porto di Alessandria d'Egitto il 18 dicembre 1941.
Dopo l'armistizio del 1943, aderisce alla Repubblica di Salò continuando l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente di volontari, di cui diviene il comandante.
La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava.
Terminata la guerra, dopo un concitato periodo di latitanza e ripetuti arresti, Borghese è condannato il 17 febbraio 1949 per collaborazionismo riuscendo però, grazie alla protezione americana (in particolare dal responsabile del controspionaggio dell'OSS, James Jesus Angleton), ad essere in breve tempo scarcerato.
Per Borghese si avvia così la carriera politica e ottiene nel 1951 la presidenza onoraria del Movimento Sociale Italiano, da cui però presto si scosta per avvicinarsi alle posizioni più estremiste della destra extraparlamentare.
Nel settembre 1968, mentre tutta la penisola è attraversata dalla contestazione, fonda il Fronte Nazionale nel tentativo di coagulare attorno a sé i movimenti più radicali, compreso Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie, che non si riconoscono nella politica istituzionalizzata e parlamentare dei partiti.
Dichiarando un'aperta e violenta ostilità per la sinistra italiana, insistendo sul pericolo di una “deriva rossa”, Borghese entra in contatto con diversi settori delle Forze Armate, con il comando militare americano e della NATO, allaccia rapporti con numerosi esponenti dell'industria e della finanza per raccogliere così i fondi necessari all'organizzazione di gruppi armati.
Con il fallimento del piano golpista del 1970, Borghese trova asilo nella Spagna franchista, dove rimane nonostante la revoca, nel 1973, dell'ordine di cattura da parte della magistratura italiana. Muore a Cadice il 26 agosto 1974, in circostanze mai completamente chiarite.
Un'inchiesta senza fine
La procura della Repubblica di Roma, costretta ad archiviare l'indagine del 1971 per mancanza di prove, riapre l'istruttoria il 15 settembre 1974, quando il ministro della Difesa Giulio Andreotti consegna uno scottante rapporto del servizio segreto militare (SID) che getta nuova luce sul piano eversivo.
Il dossier, redatto dal generale Gianadelio Maletti, si basa sulle dichiarazioni del costruttore Remo Orlandini registrate dal capitano Antonio La Bruna, e coinvolge tra i cospiratori anche il direttore del SID Vito Miceli: i vertici militari, risultando (nonostante quanto fino ad allora sostenuto) in realtà consapevoli del tentato golpe, sono scossi da un terremoto da cui lo stesso Miceli esce destituito.
Già redatta una lista di personalità politiche da arrestare, gli insorti si apprestavano ad occupare le principali città italiane, su tutte Milano, Venezia, Reggio Calabria, ma soprattutto le istituzioni con sede a Roma.
L'operazione architettata dai golpisti, chiamata “Tora Tora” per la ricorrenza dell'attacco giapponese a Pearl Harbor, sarebbe partita a Roma dai cantieri edili di Orlandini nel quartiere Montesacro, dalla palestra dell'Associazione Paracadutisti in via Eleniana, dal quartiere universitario dove si erano riuniti i gruppi dei congiurati, affiliati ai movimenti neofascisti e membri dell'Esercito.
Mentre un commando sarebbe penetrato nel ministero degli Interni, sottraendo mitragliatori dall'armeria, una colonna di automezzi della Guardia Forestale di Città Ducale, agli ordini del colonnello Luciano Berti, si sarebbe fermata poco distante dalla sede della RAI in via Teulada.
Al momento decisivo però, un inspiegabile contrordine avrebbe interrotto improvvisamente l'attuazione definitiva del piano.
La magistratura spicca nuovi arresti ed avanza formulando ulteriori accuse, sulla presunta avvenuta occupazione del Viminale, sul progetto di rapimento del Presidente della Repubblica e sulla marcia verso la capitale intrapresa dalla Guardia Forestale.
Il processo è inaugurato il 30 maggio 1977, ma dei 78 imputati i più compromessi, tra cui Remo Orlandini ed il medico reatino Adriano Monti, sono latitanti. Il 14 luglio 1978, la sentenza di primo grado si risolve in trenta assoluzioni, ma anche per i condannati cadono i più gravi capi d'accusa, come l'insurrezione armata, e resta solo il reato, relativamente attenuato, di cospirazione politica. Sono dunque comminati dieci anni a Remo Orlandini, otto a Rosa, De Rosa e al colonnello dell'Aeronautica Giuseppe Lo Vecchio, cinque anni a Stefano Delle Chiaie e al colonnello dell'Esercito Amos Spiazzi, quattro a Sandro Saccucci; escono invece assolti “perché il fatto non sussiste” Vito Miceli, Luciano Berti, Adriano Monti.
Il 29 novembre 1984, dopo due giorni di camera di consiglio, la Corte d'Assise d'Appello assolve tutti gli imputati, derubricando il programma golpista come un “conciliabolo di quattro o cinque sessantenni”, ed anche la Cassazione conferma tale interpretazione il 24 marzo 1986.
Il 7 novembre 1991, il giudice milanese Guido Salvini, entrato in possesso dei nastri originali delle registrazioni effettuate da Antonio La Bruna, scopre che le versioni consegnate durante gli anni alla magistratura risultano tagliate nei numerosi passaggi in cui compaiono i nomi di esponenti politici e militari di primo piano, come l'ammiraglio Giovanni Torrisi, Capo di Stato Maggiore dal 1980 al 1981.
Rispetto alla versione integrale dei nastri, veniva inoltre omesso ogni riferimento a Licio Gelli e alla loggia massonica P2, che avrebbe dovuto provvedere al sequestro del Presidente Saragat, e restava sottaciuto anche il coinvolgimento della mafia siciliana, incaricata di eliminare il capo della polizia Angelo Vicari, come poi sarà confermato anche da Tommaso Buscetta, Antonino Calderone, Luciano Leggio. La giustizia incrimina perciò Maletti e La Bruna per la manipolazione dei nastri, ma il provvedimento cade in prescrizione nel 1997 ed in ogni caso Giulio Andreotti, all'epoca loro referente superiore in qualità di ministro della Difesa, giustifica i tagli in quanto avrebbero riguardato informazioni non essenziali se non addirittura potenzialmente nocive al processo.
Apparati deviati
Grazie al Freedom of Information Act deciso dal presidente americano Clinton, il quotidiano “La Repubblica” acquisisce documenti desecretati della CIA e rivela, il 19 dicembre 2004, che i servizi segreti statunitensi conoscevano il complotto eversivo di Borghese, e che Adriano Monti, designato come ministro degli Esteri del governo golpista, sarebbe stato il tramite dei contatti tra i cospiratori e Ugo Fenwich, impiegato presso l'ambasciata americana a Roma.
Sebbene alcuni settori marginali della CIA avrebbero dimostrato interesse e garantito il necessario appoggio per il colpo di Stato, la risposta conclusiva si sarebbe risolta in un parere di sarcastica ostilità ad eventuali mutamenti nell'equilibrio dell'area mediterranea.
Nel 2005, Adriano Monti esce da un trentennale silenzio per dichiarare, alle telecamere di “La Storia siamo noi”, il proprio diretto coinvolgimento nella trama cospirativa, in qualità di mediatore deputato a sondare le disponibilità della classe dirigente americana allora facente capo a Nixon.
A questo scopo si sarebbe incontrato a Madrid con Otto Skorzeny, già protagonista con un commando di SS della liberazione di Mussolini dalla prigione del Gran Sasso nel 1943, assoldato dalla CIA nel dopoguerra.
Secondo Monti, l'intelligence americana richiese come garanzia la nomina di Giulio Andreotti a capo del Governo, ma non è possibile appurare se il diretto interessato, che ha smentito la circostanza, ne fosse consapevole.
Gli interrogativi ancora aperti
A tutt'oggi, nonostante un dettagliato rapporto della Commissione Stragi sugli episodi che hanno caratterizzato la “strategia della tensione”, non sono ancora chiari i motivi e soprattutto le responsabilità del contrordine che ha fermato Borghese e i suoi uomini.
L'ipotesi avanzata da Claudio Vitalone, nella ricostruzione della strategia golpista, è che l'intervento armato sarebbe servito unicamente come premessa ad una svolta autoritaria, legittimata come una reazione normalizzatrice rispetto all'eccezionale condizione di emergenza.
Rimane tuttora ignoto l'effettivo grado di coinvolgimento degli apparati statali e delle personalità politiche nel contorto piano eversivo, ma è ormai sicuro che quello della notte del 7 dicembre 1970 non fu certo un “golpe da operetta”."
Tratto da: http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=424
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lunedì 10 ottobre 2011
Introduzione alla Permacultura
Interessante documentario sulla Permacultura; un tema già trattato in queste pagine, soprattutto in "Una lezione per il futuro: l'esperienza cubana", che potrebbe servirci prima di quanto pensiamo...
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giovedì 6 ottobre 2011
LO STATO DEVE TORNARE AL CENTRO
Vorrei proporvi un interessante articolo risalente al Giugno 2010 di Bruno Bosco - docente di economia presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca.
LO STATO DEVE TORNARE AL CENTRO
di Bruno Bosco
Bosco parte da una premessa giusta, il mutamento avvenuto negli ultimi decenni in seno al capitalismo occidentale: «La finanza è nata storicamente in funzione ancillare dell’economia reale già prima della Rivoluzione Industriale: essa consentiva di anticipare la ricchezza futura e di spostarla nel tempo e nello spazio a beneficio della produzione e dei commerci. Senza una sottostante operosità reale la finanza non aveva senso e la sua stessa attività era impossibile. Il capitalismo moderno [che noi chiamiamo "capitalismo-casinò", modalità dell'ultima fase del capitalismo occidentale o "ultra-imperialismo", Ndr] invece le ha dato un ruolo autonomo e indipendente dall’attività reale al punto che è quest’ultima l’ancella della finanza, e non viceversa».
Data questa premessa Bosco sostiene che solo se lo Stato riacquisisce una centralità nella sfera economica e strategica si potrà davvero evitare la catastrofe a cui il capitalismo-casinò destina la società. Il problema è il seguente: quale Stato potrà assolvere a questo compito? Non è forse vero che gli stati attuali d'occidente sono appunto comitati d'affari del capitalismo parassitario e speculativo? Non è forse necessario uno Stato del tutto nuovo? Bosco lascia la questione in sospeso. Questo è invece il busillis.
Nel suo editoriale sul Corriere della sera di venerdì 25 giugno, il Prof. Sartori pone con grande chiarezza la questione del peso spropositato assunto oggi dalla finanza nel capitalismo moderno e delle incognite che da tale peso derivano sul futuro sviluppo economico e sociale. L’economia cartacea speculativa pregiudica quella virtuosamente volta a produrre beni e servizi che però, nota giustamente Sartori, deve riconvertirsi in un senso (dico io) socio-ecologicamente compatibile. Gli economisti che non notano tutto questo e dicono che tutto va bene vivono sulla luna e non sulla terra. Non si può che essere d’accordo, aggiungendo forse che anche recenti discussioni indicano che non tutti gli economisti vivono sulla luna.
C’è però un punto di disaccordo che vorrei sottolineare. Il pregiudizio per il futuro non è solo una questione di proporzioni tra economia reale e finanza, anche se queste (s)proporzioni contano molto. E’ principalmente una questione di finalità.
La finanza è nata storicamente in funzione ancillare dell’economia reale già prima della Rivoluzione Industriale: essa consentiva di anticipare la ricchezza futura e di spostarla nel tempo e nello spazio a beneficio della produzione e dei commerci. Senza una sottostante operosità reale la finanza non aveva senso e la sua stessa attività era impossibile. Il capitalismo moderno invece le ha dato un ruolo autonomo e indipendente dall’attività reale al punto che è quest’ultima l’ancella della finanza, e non viceversa.
Dagli eccessi di questa autonomia deriva la generazione di ingenti e incontrollate aspettative di rendite a breve che hanno distorto rapidamente l’intero meccanismo di allocazione delle risorse private ed hanno contribuito ad impedire il formarsi del capitalismo industriale a proprietà diluita, che veniva invece sbandierato come la vera alternativa al socialismo. Il sostegno creditizio alla rendita immobiliare e ai consumi privati non sostenibili per reddito e qualità del debitore hanno fatto il resto. Viene chiesta un’inversione di rotta. Giustissimo. Ma come realizzarla viste anche le (s)proporzioni attuali? Come realizzarla, se oltre tutto dobbiamo farci carico di quei fenomeni che Sartori chiama esternalità e che possiamo considerare come degli indesiderati effetti collaterali non mediabili dai prezzi di mercato dell’attività di produzione e scambio?
Non è sufficiente crescere meno, anche se questo implica meno inquinamento e meno uso della superficie del pianeta. Lo spostamento massiccio delle risorse verso impieghi produttivi di beni e servizi privati o, maggiormente, verso beni e servizi a consumo sociale condiviso non potrà avvenire grazie ai meccanismi del mercato o essere affidato agli istinti dell’uomo economico vaticinato dalle teorie dell’individualismo metodologico.
Se non vogliamo seguire i dettami dei contorti scampoli di questa lunare impostazione ci dobbiamo convincere che occorre ripartire dallo Stato, quale nuovo titolare di diritti di proprietà delle risorse e non solo quale titolare di una funzione regolatoria la cui efficacia è spesso simile a quella delle grida manzoniane. Occorre qualche rinazionalizzazione di imprese di pubblico servizio se vogliamo che queste investano e riconvertano; occorre parzialmente riprendere la gestione pubblica del credito a lungo termine se vogliamo sostenere investimenti utili ma poco profittevoli nel breve periodo; occorre tassare le attività generatrici di rendite in modo più pesante rispetto a salari e profitti; occorre fare investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione. Il mercato da solo non ci garantisce più né la crescita drogata dalla finanza né la decrescita dolce alla Latouche. Bisogna essere disposti a scommettere di nuovo sullo Stato.
Tratto da: http://sollevazione.blogspot.com/2010/06/crisi-economica-la-tesi-di-bruno-bosco.html
LO STATO DEVE TORNARE AL CENTRO
di Bruno Bosco
Bosco parte da una premessa giusta, il mutamento avvenuto negli ultimi decenni in seno al capitalismo occidentale: «La finanza è nata storicamente in funzione ancillare dell’economia reale già prima della Rivoluzione Industriale: essa consentiva di anticipare la ricchezza futura e di spostarla nel tempo e nello spazio a beneficio della produzione e dei commerci. Senza una sottostante operosità reale la finanza non aveva senso e la sua stessa attività era impossibile. Il capitalismo moderno [che noi chiamiamo "capitalismo-casinò", modalità dell'ultima fase del capitalismo occidentale o "ultra-imperialismo", Ndr] invece le ha dato un ruolo autonomo e indipendente dall’attività reale al punto che è quest’ultima l’ancella della finanza, e non viceversa».
Data questa premessa Bosco sostiene che solo se lo Stato riacquisisce una centralità nella sfera economica e strategica si potrà davvero evitare la catastrofe a cui il capitalismo-casinò destina la società. Il problema è il seguente: quale Stato potrà assolvere a questo compito? Non è forse vero che gli stati attuali d'occidente sono appunto comitati d'affari del capitalismo parassitario e speculativo? Non è forse necessario uno Stato del tutto nuovo? Bosco lascia la questione in sospeso. Questo è invece il busillis.
Nel suo editoriale sul Corriere della sera di venerdì 25 giugno, il Prof. Sartori pone con grande chiarezza la questione del peso spropositato assunto oggi dalla finanza nel capitalismo moderno e delle incognite che da tale peso derivano sul futuro sviluppo economico e sociale. L’economia cartacea speculativa pregiudica quella virtuosamente volta a produrre beni e servizi che però, nota giustamente Sartori, deve riconvertirsi in un senso (dico io) socio-ecologicamente compatibile. Gli economisti che non notano tutto questo e dicono che tutto va bene vivono sulla luna e non sulla terra. Non si può che essere d’accordo, aggiungendo forse che anche recenti discussioni indicano che non tutti gli economisti vivono sulla luna.
C’è però un punto di disaccordo che vorrei sottolineare. Il pregiudizio per il futuro non è solo una questione di proporzioni tra economia reale e finanza, anche se queste (s)proporzioni contano molto. E’ principalmente una questione di finalità.
La finanza è nata storicamente in funzione ancillare dell’economia reale già prima della Rivoluzione Industriale: essa consentiva di anticipare la ricchezza futura e di spostarla nel tempo e nello spazio a beneficio della produzione e dei commerci. Senza una sottostante operosità reale la finanza non aveva senso e la sua stessa attività era impossibile. Il capitalismo moderno invece le ha dato un ruolo autonomo e indipendente dall’attività reale al punto che è quest’ultima l’ancella della finanza, e non viceversa.
Dagli eccessi di questa autonomia deriva la generazione di ingenti e incontrollate aspettative di rendite a breve che hanno distorto rapidamente l’intero meccanismo di allocazione delle risorse private ed hanno contribuito ad impedire il formarsi del capitalismo industriale a proprietà diluita, che veniva invece sbandierato come la vera alternativa al socialismo. Il sostegno creditizio alla rendita immobiliare e ai consumi privati non sostenibili per reddito e qualità del debitore hanno fatto il resto. Viene chiesta un’inversione di rotta. Giustissimo. Ma come realizzarla viste anche le (s)proporzioni attuali? Come realizzarla, se oltre tutto dobbiamo farci carico di quei fenomeni che Sartori chiama esternalità e che possiamo considerare come degli indesiderati effetti collaterali non mediabili dai prezzi di mercato dell’attività di produzione e scambio?
Non è sufficiente crescere meno, anche se questo implica meno inquinamento e meno uso della superficie del pianeta. Lo spostamento massiccio delle risorse verso impieghi produttivi di beni e servizi privati o, maggiormente, verso beni e servizi a consumo sociale condiviso non potrà avvenire grazie ai meccanismi del mercato o essere affidato agli istinti dell’uomo economico vaticinato dalle teorie dell’individualismo metodologico.
Se non vogliamo seguire i dettami dei contorti scampoli di questa lunare impostazione ci dobbiamo convincere che occorre ripartire dallo Stato, quale nuovo titolare di diritti di proprietà delle risorse e non solo quale titolare di una funzione regolatoria la cui efficacia è spesso simile a quella delle grida manzoniane. Occorre qualche rinazionalizzazione di imprese di pubblico servizio se vogliamo che queste investano e riconvertano; occorre parzialmente riprendere la gestione pubblica del credito a lungo termine se vogliamo sostenere investimenti utili ma poco profittevoli nel breve periodo; occorre tassare le attività generatrici di rendite in modo più pesante rispetto a salari e profitti; occorre fare investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione. Il mercato da solo non ci garantisce più né la crescita drogata dalla finanza né la decrescita dolce alla Latouche. Bisogna essere disposti a scommettere di nuovo sullo Stato.
Tratto da: http://sollevazione.blogspot.com/2010/06/crisi-economica-la-tesi-di-bruno-bosco.html
domenica 2 ottobre 2011
Galimberti sull'economia - L'Infedele
"I fini dell'economia sono anche i nostri fini?"
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sabato 1 ottobre 2011
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