di Luigi dell'Olio per Huffington Post
“La decisione presa dai ministri delle Finanze dell’Eurozona smentisce un principio cardine del Trattato di Maastricht come la libera circolazione dei capitali: si tratta di una scelta pazzesca, con conseguenze gravissime”. Non usa mezzi termini per bocciare la decisione presa nel week-end dall’Ue per salvare Cipro (prelievi forzosi sui conti correnti, nella misura del 6,75% fino a 100mila euro e del 9,9% sopra questa soglia), Giulio Sapelli, docente all’Università di Milano e membro dell’International Board dell’Ocse per il non profit.
Da economista e storico, come giudica la posizione europea?
Nel peggior modo possibile, come del resto appare evidente dall’apertura fortemente negativa di tutti i mercati finanziari. L’Unione europea ha tra i suoi principi cardine la libera circolazione dei capitali, ma da oggi questo principio non sembra valere più. Provi a pensare come accoglierà questa decisione un fondo di investimenti internazionale che ha continuato a credere nell’area nonostante i problemi di questi anni: la tentazione di ritirare i capitali a questo punto è fortissima.
Senza trascurare la reazione dei cittadini…
Certamente: si tratta di una posizione priva di qualsiasi fondamento giuridico, così come di logica. Si rischia una fuga dai depositi bancari in tutto il Vecchio Continente. Aggiungerei anche i rischi di tenuta politica a questo punto…
Si riferisce alle pulsioni anti-europeiste che stanno prendendo piede?
Si tratta di un fenomeno innegabile, che rischia di uscire rafforzato da questa decisione. Chi ha scelto in questo modo, per altro, ha dimostrato di non conoscere la storia: dal 1974 Cipro è divisa in due, con un’area sotto l’influenza greca e l’altra che subisce l’influsso turco. Stiamo aggiungendo ulteriore instabilità a un’area già di per sé esplosiva.
Cosa si sarebbe potuto fare di diverso?
Il problema di Cipro è che nel Paese sono stati “sciacquati in Arno” i panni della finanza malata. La risposta doveva essere una bonifica della stessa, con interventi per evitare che si ripetessero gli abusi di questi anni. E invece si è deciso di colpire i risparmi.
A suo modo di vedere questa scelta potrebbe acuire le diffidenze verso l’Europa della Gran Bretagna, già da tempo in fibrillazione su questo fronte?
Più che una prospettiva, è una realtà. L’Uk ha nell’isola circa mille militari, tanto che il cancelliere David Cameron si è affrettato a rassicurarli sul fatto che riceveranno ristoro per i prelievi sui loro conti.
Un’ultima domanda: a suo modo di vedere, quali sono le cause di una decisione così grave?
Vedo l’origine di tutti i problemi che stiamo vivendo negli ultimi mesi nel predominio della tecnocrazia rispetto ai governanti eletti dai popoli. I massimi esponenti degli organismi internazionali spesso non sono espressione del volere dei cittadini, per cui sentono di avere le mani libere nelle decisioni da prendere. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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