CONTRIBUTI SULLA MONETA
1) Note di filosofia del valore
Lo spazio coincide solo col presente, tutto il resto è tempo
Tutte le scuole di scienze sociali ed economiche si sono trovate finora nella impossibilità di realizzare una seria indagine scientifica perché mancavano dei presupposti di filosofia del valore assolutamente indispensabili per conoscere e definire l'oggetto stesso della loro ricerca.
Poiché ogni serio procedimento scientifico, libero dalle banali e gratuite costruzioni del pragmatismo empirico, muove dalla precisazione di un postulato iniziale la cui veridicità può essere solo constatata e non dimostrata, noi assumiamo il postulato che il valore è un rapporto tra fasi di tempo. Così ad es. la penna ha valore perché si prevede di scrivere, il coltello ha valore perché si prevede di tagliare, la moneta ha valore perché si prevede di comprare ecc. Sicché il valore è il rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto.
Posto che il tempo è l'io che si pone come realtà in quanto capacità in atto di ricordare, constatare e prevedere, potrebbe sembrare, a prima vista, che non esiste una dimensione oggettiva del tempo perché coincidente con l’io pensante. Ci si rende conto invece che esiste il tempo oggettivo purché si tenga conto del fondamentale principio ermeneutico della precisazione del punto di osservazione della realtà fenomenica. Poiché la costante del tempo è il presente che è l'io pensante nella sua continuità vitale, il punto di osservazione della realtà è l’io presente. Il momento ricordato e quello previsto non sono ovviamente il presente: sono tempi pensati e non pensanti. La realtà oggettiva del presente è lo spazio. Lo spazio infatti, coincide solo col presente. Tutto il resto è tempo. L'io presente del tempo monetario è il portatore della moneta che è il punto di osservazione che ne consente la valutazione oggettiva spaziale (che è il possesso del simbolo) e temporale (che è la previsione di poter comprare).
Sicché, quando i monetaristi pretendono di definire il valore come una proprietà della materia – ad es. il valore intrinseco dell'oro come una proprietà del metallo - cadono nell'insanabile errore di considerare il valore nella dimensione dello spazio e siccome abbiamo evidenziato che il valore è sempre una previsione cioè una dimensione del tempo, cadono nell'assurda pretesa di andare alla ricerca del valore dove non c'è. Anche l'oro ha valore per convenzione, cioè per la previsione della accettazione altrui come condizione della propria accettazione, come misura del valore e valore della misura. Ognuno è infatti disposto ad accettare moneta contro merce perché prevede di dare a sua volta moneta contro merce. Anche nell'oro, tradizionalmente utilizzato come simbolo monetario si è verificato il fenomeno dell'induzione giuridica. L'oro, come ogni moneta pur se costituita da simboli di costo nullo, è una fattispecie giuridica perché di valore meramente convenzionale.
Ciò posto, appare evidente che la materia prima per fabbricare moneta è la medesima che serve per fare fattispecie giuridiche e cioè forma e realtà spirituale, ossia simbolo e convenzione monetaria. Poiché le possibili forme del diritto sono: scritto, parola, comportamento (è il caso della moneta merce il cui valore nasce per il ripetersi costante del comportamento concludente della accettazione), pubblicità e luce (come il verde e rosso dei semafori sono forme di un “dover essere” giuridico, così le luci dei computer sono diventati “simboli monetari”), sono anche le possibili forme della moneta.
Solo su queste premesse si può porre la distinzione fondamentale tra fisiologia e patologia del valore come presupposto di tutte le categorie scientifiche in cui il ricercatore deve avere la piena consapevolezza che la sua capacità conoscitiva è normale nel coordinamento organico e contestuale della dimensione temporale e spaziale.
Il giudizio di valore è normale solo se si distingue il momento strumentale oggettivo, dal momento edonistico soggettivo. Ciò significa che il giudizio di valore è normale solo se si basa su una concezione dualistica di filosofia della conoscenza che distingue tra soggetto ed oggetto.
Il momento strumentale è il momento oggettivo del valore perché è il momento oggettivo del tempo. Il momento edonistico è il momento soggettivo del valore perché è il momento soggettivo del tempo. Esso coincide sempre col presente, cioè con l'io pensante.
Il giudizio di valore è anormale quando si confonde il momento strumentale con quello edo-nistico cioè quando, in applicazione della concezione monistica di filosofia della conoscenza che riduce la realtà all'idea della realtà, si confonde l'oggetto col soggetto e quindi il momento stru-mentale, oggettivo con quello edonistico, soggettivo.
La conseguenza macroscopica di questa deformazione del giudizio di valore è il fenomeno della
personificazione della strumento che ha determinato nel diritto societario la sconvolgente malattia culturale della c. d. soggettività strumentale per cui la società non è considerata come l'insieme dei soci legati dal rapporto organico, ma come concetto senza contenuto umano: vero e proprio fantasma giuridico.
Il vero ed inconfessabile scopo della strategia culturale che ha concepito e realizzato il fenomeno della soggettività strumentale, è stato consentire alle società strumentalizzanti la mostruosa rappresentanza organica del momento edonistico del valore, che è il capitalismo.
Come dire che mentre il popolo assume la funzione di avere fame, il governo assume quella di mangiare in rappresentanza del popolo. L'esperienza storica del razionalismo hegeliano ci ha insegnato che il monismo è stato strumentalizzato per confondere l'oggetto col soggetto, cioè l'Io col non Io, ossia l'Io col Tu e il mio col tuo, perché il tuo possa diventare mio. Ecco perché Hegel è il filosofo del capitalismo.
Ridotto il concetto di società a strumento, cioè a concetto senza contenuto umano la conseguenza ineluttabile è stata la sostituzione della regola del servirsi a quella del servire (proprio della società organica e del diritto naturale) perché è ridicolo pensare che si possa servire uno strumento. Conseguentemente si è sostituita all'etica naturale del conviene essere giusti, l'etica economicistica: è giusto quello che conviene.
L'interesse sociale non può qui coincidere con quello dei soci perché la “società strumentale” non è “i soci”. Si maschera così sotto la parvenza di interesse sociale quello di un fantasma giuridico che altro non è che il paravento delle grandi mangiatoie delle società strumentalizzanti. Ecco perché con l'avvento delle soggettività strumentali, si sono vissuti e si vivono necessariamente solo tempi di decadenza perché comandano i peggiori. Ridotta infatti la realtà all'Io pensante non si ammette altra utilità che l'utilità dell'Io e conseguentemente si riduce l'utilità ad egoismo.
Su queste premesse si spiega il fenomeno di tangentopoli che non può essere considerato come occasionale aumento statistico di delinquenza politica, ma come segno dei tempi. È la proiezione storica della grande malattia culturale del monismo hegeliano.
Gli strumenti utilizzati per l'instaurazione della mostruosa rappresentanza organica del momento edonistico del valore sono essenzialmente gli stati costituzionali (sia liberali che socialisti), le banche centrali, le società anonime e le multinazionali.
Poiché il godimento dei beni si realizza praticamente nel diritto di proprietà - che è appunto “godimento dei beni giuridicamente protetto” – il capitalismo ha realizzato l'espropriazione dei popoli o con la norma costituzionale degli stati socialisti nel capitalismo di stato, o con la moneta nominale (che è moneta debito perché emessa in prestito dalle banche centrali) nel capitalismo usurocratico degli stati liberali, o col conferimento del capitale nelle società anonime in cui si trasforma il socio da proprietario in azionista, cioè creditore di un credito inesigibile pari a tutto il capitale conferito.
In tutte queste fattispecie, il comun denominatore è che la proprietà diventa apparentemente di un fantasma giuridico, sostanzialmente delle società strumentalizzanti: la nomenclatura
negli stati socialisti, la massoneria in quelli liberali, il sindacato di maggioranza del pacchetto azionario (che non ha nulla a che fare con la maggioranza degli azionisti) nelle c. d. società di capitali: essenzialmente banche e multinazionali.
Su queste premesse ci si rende conto che la collettività umana vive oggi in un sistema che ha le prerogative dell'allevamento di bestiame e non quelle della società degli uomini. Ciò è stato possibile perché si è realizzata una strategia di dominazione mediante una cultura iniziatica basata su principi di etica economicistica di stampo hegeliano.
Solo su queste premesse è possibile spiegarsi perché, contestualmente alla nascita della moneta nominale, le banche sono state tutte concepite come soggettività strumentali. Con la Banca d'Inghilterra (1694) si è realizzata infatti la mostruosa rappresentanza organica del momento edonistico del valore trasformando i popoli da proprietari in debitori del proprio denaro perché si è costituita e consolidata la regola di consentire alla banca di emettere moneta solo prestandola. Ed ove si consideri che la somma delle unità di misura monetarie incorpora un valore, cioè un potere d'acquisto pari a quello di tutti i beni reali misurati o misurabili nel valore, questo valore specularmente duplicato può assumere o il segno positivo della proprietà - ed in tal caso raddoppia la ricchezza dei popoli - o il segno negativo del debito che precipita i popoli nell'angoscia dell'insolvenza ineluttabile. Quando infatti la Banca centrale emette moneta prestandola - come oggi avviene - carica il costo del denaro del 200% perché espropria ed indebita la collettività del suo denaro, peraltro con l'ulteriore aggravio degli interessi.
Non a caso la trasformazione dei popoli da proprietari in debitori del proprio denaro (mediante la sostituzione della moneta d'oro con la moneta nominale) si è verificata contestualmente a due soggettività strumentali (basate sull'etica economicistica del servirsi in luogo del servire): stato
costituzionale e banca centrale.
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