mercoledì 3 giugno 2009

IL PAESE DELL'UTOPIA (Giacinto Auriti) - Parte 5

4 - L'INTERESSE



È il prezzo dell'uso del denaro. Per analogia possiamo dire che è come la pigione che paga l'affittuario al proprietario per l'uso dell'appartamento. La differenza sta nel fatto che mentre nell'affitto la proprietà dell'oggetto locato resta nelle mani del locatore, nell'affitto del denaro,
cioè nel prestito, la proprietà passa nelle mani dell'affittuario (cioè del debitore) perché il godimento della moneta sta essenzialmente nella sua spendibilità cioè nel poterne trasferire la proprietà in occasione della compravendita.

Strettamente collegato al tema dell'interesse è quello della rarità della moneta. Infatti l'ammontare dell'interesse è funzionalmente collegato alla rarità della moneta. Fino ad oggi nessuna scuola è riuscita a dare una valida giustificazione scientifica del limite della rarità su cui programmare l'emissione di moneta. È questo il motivo per cui è mancata la possibilità di stabilire un criterio di
discrezionalità tecnica per giustificare e regolamentare scientificamente il dover essere della funzione monetaria.

Questa lacuna della scienza monetaria trova la sua significativa espressione in una risposta data da Einaudi a chi gli domandava quale fosse la legge della rarità: “Alla rarità dell'oro si è sostituita la saggezza dei governatori”.

Queste parole, nella loro palese assurdità sono il sintomo dell'abitudine ormai consolidata nella prassi di attribuire al governatore della banca centrale non una funzione organica, quale dovrebbe essere, ma l'arbitrio più assoluto, incontrollabile ed insindacabile perché svolto, da un “saggio” per antonomasia, anche se in violazione di norme penali.

La soluzione del problema è quindi possibile solo se si comprende che la moneta deve essere rara perché misura il valore dei beni economici che sono tali perché rari, cioè limitati nella quan-tità rispetto all'entità dei bisogni. Poiché ogni unità di misura deve avere la qualità corrispondente a ciò che deve misurare, come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta deve avere la qualità della rarità perché sono rari i beni di cui misura il valore.

Quando la moneta era d'oro, il grave difetto era la rarità rigida ed incontrollabile. Con l'avvento della moneta nominale, la rarità è stata programmata non in funzione degli obiettivi interessi sociali, ma di quelli dell'usura.

In altri termini, posto che il prezzo di mercato non è solo l'indice del valore dei beni, ma anche del punto di saturazione del mercato - per cui il mercato è saturo quando il prezzo tende a coincidere con i costi di produzione - solo quando questa tendenza si verifica, si deve desistere sia dalla produzione dei beni, che dall'emissione di moneta.

Questa normalizzazione del mercato è possibile solo se la moneta è dichiarata sin dall'emissione, proprietà del portatore e senza riserva. Quando invece è emessa in prestito e con la riserva, il mercato è dominato dall'usura per due motivi:

a) perché, all'atto dell'emissione, nasce di proprietà della banca che la emette prestando, cioè addebitando al mercato un debito non dovuto di cui può chiederne arbitrariamente la restituzione in tempi e quantitativi insidacabilmente stabiliti dal Governatore della Banca centrale (S.p.A., so-cietà privata con scopo di lucro);

b) perché, una volta dimostrato che la moneta ha valore indotto e non creditizio, la riserva non serve se non come pretesto per avere la giustificazione di limitare l'emissione della moneta all'ammontare (presunto ed arbitrariamente stabilito) della riserva.

Questo è il motivo per cui all'atto dell'emissione la Banca centrale per mantenere il controllo sui valori monetari, creati dai cittadini (e che dovrebbero essere pertanto ad essi accreditati), li emette prestandoli, cioè addebitandoli nella più gigantesca truffa di tutti i tempi. La grande usura ha trasformato, così, i popoli da proprietari in debitori del proprio denaro.

Solo su queste premesse si spiega la nota apparsa sull'Hazard Circular nel 1862, ricordata da Pound: «Il grande debito che i nostri amici, i capitalisti dell'Europa, faranno in modo di far sortire da questa guerra, verrà adoperato per manipolare la circolazione (monetaria). Noi non possiamo permettere che i biglietti statali (greenbacks) circolino perché non possiamo regolarli (cioè la loro emissione ecc.)», non essendo gravati di debito (7).

Ha ragione Pound quando afferma: «Gli usurai provocano guerre per creare debiti.» (8) Siccome noi sappiamo che la stessa moneta oggi è un debito perché emessa dalle banche centrali solo prestandola, la frase di Pound va completata così: “per pagare altri debiti in una insolvenza cronica, ineluttabile”.

Oggi abbiamo la prova che non è solo la guerra il mezzo per conservare ed aumentare i debiti (non dovuti), ma, per evitarne l'estinzione (con biglietti di stato), anche l'omicidio. Recentemente sulla rivista Chiesa Viva (9) sotto il titolo “L'assassinio di J.F. Kennedy” è documentato il vero motivo dello storico delitto. Dopo l'assassinio del Presidente, il Vicepresidente J.B. Johnson, appena assunta la carica di Presidente, ordina il ritiro di tutte le banconote fatte stampare da Kennedy col suo ordine esecutivo 11110 del 4 giugno 1963. Queste banconote non riportavano più la scritta “FEDERAL RESERVE NOTE”, ma “UNITED STATES NOTE”(!!!) come emerge dalle due immagini riprodotte nell'articolo. Dunque Kennedy aveva capito che l'egemonia dell'usura basava sulla regola, nata con la banca centrale, di “emettere moneta prestandola alla collettività nazionale”
che, creandone il valore con l'accettazione, ne doveva, invece, essere proprietaria sin dall'emissione.

Ecco perché tutti possono prestare denaro, tranne chi lo emette.

Emettere moneta prestandola è il signoraggio della grande usura che è nata nel 1694 con la Banca d'Inghilterra denunciata da Pound come “.... associazione a delinquere...” (10). Sbaglia però Pound quando, commentando le parole del Paterson, limita al 60% questo prelievo usuraio. La famosa frase di William Paterson, fondatore (della Banca d'Inghilterra: «Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal niente» (11), che appare spregiudicatamente sincera, in effetti nasconde la parte più importante della verità perché non è vero che il banco si arricchisce solo dell'interesse, ma anche ed innanzitutto della stessa moneta, il cui valore - come abbiamo visto -non è creato dalla banca, ma dalla collettività. Dunque il costo del denaro non è solo del 60%, ma anche di un ulteriore 200% perché viene trasformato un credito (+100%) in un debito (-100%) senza contropartita!

La carità bancaria è più forte di quella cristiana. La carità cristiana insegna a rimettere i debiti. La carità bancaria insegna addirittura a pagare i debitori. Le banche centrali che prestando il dovuto riscuotono come creditrici i propri debiti.



7) E. Pound, op. cit., p. 14.
8) E. Pound, op. cit., p. 14.
9) Chiesa Viva, n. 338, Brescia, Aprile 2002, p. 15.
10) E. Pound, op. cit., p. 10.
11) E. Pound, op. cit., p.19.

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