“Last minute market”, con Andrea Segrè, da tempo rivela il grande scandalo degli alimenti buttati via. Infila cifre su cifre che dovrebbero convincere anche i più indifferenti e insensibili. Eccone qualche esempio, cominciando da vicino.
Si stima che (dati 2010) la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio in Friuli Venezia Giulia abbia mandato al macero complessivamente 11.425 tonnellate di generi alimentari. In testa i supermercati con oltre 6000 tonnellate, seguiti da ipermercati e negozi dettaglio: più di 2000 ciascuno.
In campo agricolo i dati sono ancora più allarmanti. Rispetto alla produzione totale è stata buttata via una tonnellata tra cereali, frutta e ortaggi, quasi interamente in fase di raccolta. Percentualmente, una cosa piccola: l’1,76% del totale. Ma traducendo in termini di spreco di acqua, ecco un altro numero da capogiro: solo col mais rimasto sul campo (17.400 tonnellate) si sono sprecati quasi 12 milioni di metri cubi. “Last minute market” visualizza la quantità: «Corrisponde a 3687 piscine olimpiche».
Lo spreco nazionale arriva a 3,6 milioni di tonnellate di cibo all’anno. Il danno è moltiplicato, perché produrre quella roba ha buttato inutilmente nell’aria 4,14 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ha sprecato 1,2 miliardi di metri cubi di acqua («quantità pari al lago d’Iseo») e il 3% del consumo finale di energia elettrica. Che equivale al consumo energetico di 1 milione e 650 mila italiani.
Dare la colpa solo ai supermercati è troppo semplice. Anche in casa siamo colpevoli. Anzi, secondo i calcoli della Direzione generale per l’ambiente della Commissione europea, nei paesi cosiddetti “ricchi” è proprio a livello domestico che gli alimenti vanno più gettati: il 25% del peso totale degli acquisti, cioé un quarto. In Italia sembra che buttare via il cibo ancora buono costi a ogni famiglia 1693 euro all’anno: in tempi di crisi evidente, sarebbe meglio pensarci.
Gli sprechi di cibo ancora utilizzabile per fini alimentari potrebbero essere recuperati, ed è questo il messaggio che lancerà Trieste, attraverso sistemi di ottimizzazione della distribuzione e recupero dell’invenduto.
In entrambi i casi, lo spreco è doppio: da un lato, di grandi quantità di energia utilizzate nella produzione e nella distribuzione, dall’altro, di ulteriore energia impiegata nella gestione e nello smaltimento di questi scarti e sprechi, l’immondizia che ci avvelena. Un disastro, insomma, in termini economici, sociali e ambientali.
tratto da:http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/08/09/news/in-regione-vanno-al-macero-11mila-tonnellate-di-alimenti-1.5524097
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