domenica 31 maggio 2009
venerdì 29 maggio 2009
IL PAESE DELL'UTOPIA (Giacinto Auriti) - Parte 4
3 - IL CREDITO
Il credito ha un valore commisurato a quello della prestazione oggetto del credito. La moneta ha un valore commisurato all'ammontare numerico delle unità di misura del valore in essa rappresentate. È un puro valore giuridico causato dalla convenzione sociale sia nella sua essenza che nel suo ammontare.
Il credito, come ad es. la cambiale, si estingue col pagamento. La moneta continua a circolare dopo ogni transazione perché, come ogni unità di misura, è un bene ad utilità ripetuta.
Le scuole monetarie odierne, ignorando la distinzione tra valore creditizio e valore indotto hanno definito la moneta con l'assurda formula di “debito e/o credito inesigibile” per giustificarne l'esistenza e l'utilizzazione ripetuta. La risultante è stata l'assurda dichiarazione apposta sulle banconote (ad es. Lire Mille pagabili a vista al portatore. F.to Il Governatore della Banca d'Italia) concepite come false cambiali.
Poiché il valore del credito è dato dalla sua esigibilità, questa moneta non dovrebbe avere alcun valore sicché per noi dovrebbe essere indifferente avere denaro in tasca o non averlo.
La convenzione monetaria è talmente più importante di quella del linguaggio, che la dichiarazione cartolare impone qui una interpretazione addirittura incompatibile con quella letterale. Tutti ben sanno, infatti, che la banconota pur essendo una falsa cambiale è vera moneta.
Solo su queste premesse si spiega perché il Paterson fondò nel 1694 la Banca d'Inghilterra sulla regola di prestare le (false) cambiali della banca invece dell'oro. Poiché il valore della cambiale è causato dalla promessa del debitore, spacciando moneta sotto la parvenza di una cambiale, il governatore si arrogava il diritto di emettere moneta di cui si appropriava perché la prestava all'atto dell'emissione. E prestare denaro è prerogativa del proprietario. Dunque il governatore è falso debitore, ma vero proprietario della moneta. In tal modo la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola ai cittadini. Dovrebbe invece nascere di proprietà dei cittadini ed essere ad essi accreditata come reddito di cittadinanza.
La banca è pertanto un'associazione a delinquere che spaccia i propri delitti come un affare per le vittime. Una volta constatato che la moneta è una falsa cambiale, ci si spiega perché la Banca Centrale riporti la moneta emessa al passivo del bilancio, falsificandolo.
Il credito ha un valore commisurato a quello della prestazione oggetto del credito. La moneta ha un valore commisurato all'ammontare numerico delle unità di misura del valore in essa rappresentate. È un puro valore giuridico causato dalla convenzione sociale sia nella sua essenza che nel suo ammontare.
Il credito, come ad es. la cambiale, si estingue col pagamento. La moneta continua a circolare dopo ogni transazione perché, come ogni unità di misura, è un bene ad utilità ripetuta.
Le scuole monetarie odierne, ignorando la distinzione tra valore creditizio e valore indotto hanno definito la moneta con l'assurda formula di “debito e/o credito inesigibile” per giustificarne l'esistenza e l'utilizzazione ripetuta. La risultante è stata l'assurda dichiarazione apposta sulle banconote (ad es. Lire Mille pagabili a vista al portatore. F.to Il Governatore della Banca d'Italia) concepite come false cambiali.
Poiché il valore del credito è dato dalla sua esigibilità, questa moneta non dovrebbe avere alcun valore sicché per noi dovrebbe essere indifferente avere denaro in tasca o non averlo.
La convenzione monetaria è talmente più importante di quella del linguaggio, che la dichiarazione cartolare impone qui una interpretazione addirittura incompatibile con quella letterale. Tutti ben sanno, infatti, che la banconota pur essendo una falsa cambiale è vera moneta.
Solo su queste premesse si spiega perché il Paterson fondò nel 1694 la Banca d'Inghilterra sulla regola di prestare le (false) cambiali della banca invece dell'oro. Poiché il valore della cambiale è causato dalla promessa del debitore, spacciando moneta sotto la parvenza di una cambiale, il governatore si arrogava il diritto di emettere moneta di cui si appropriava perché la prestava all'atto dell'emissione. E prestare denaro è prerogativa del proprietario. Dunque il governatore è falso debitore, ma vero proprietario della moneta. In tal modo la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola ai cittadini. Dovrebbe invece nascere di proprietà dei cittadini ed essere ad essi accreditata come reddito di cittadinanza.
La banca è pertanto un'associazione a delinquere che spaccia i propri delitti come un affare per le vittime. Una volta constatato che la moneta è una falsa cambiale, ci si spiega perché la Banca Centrale riporti la moneta emessa al passivo del bilancio, falsificandolo.
mercoledì 27 maggio 2009
martedì 26 maggio 2009
IL PAESE DELL'UTOPIA (Giacinto Auriti) - Parte 3
1-2 LA MONETA E LA CIRCOLAZIONE
La moneta fu definita in modo esauriente da Aristotile come misura del valore.
In ogni frase vi sono sempre due significati: uno esplicito e l'altro implicito. Il limite dei monetaristi sta nel fatto di essersi limitati a considerare solo il significato esplicito della definizione di Aristotile, “misura del valore” ed ignoravano quello implicito: “valore della misura”. Ogni unità di misura ha infatti, necessariamente, la qualità corrispondente a ciò che deve misurare. Come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Sicché la moneta non è solamente la misura del valore, ma anche il valore della misura che è il potere d'acquisto.
Poiché ogni unità di misura è una convenzione ed ogni convenzione è una fattispecie giuridica, la moneta è una fattispecie giuridica. Dunque, la materia prima per fabbricare moneta è la medesima che serve a produrre fattispecie giuridiche: forma e realtà spirituale ossia simbolo e convenzione monetaria.
In breve il simbolo acquista valore monetario per il semplice fatto che ci si mette d'accordo che lo abbia. La previsione del comportamento altrui come condizione del proprio, induce ognuno ad accettare moneta contro merce perché prevede di poter dare, a sua volta, moneta contro merce.
La nascita di valore monetario, anche nel simbolo di costo nullo (6), indusse Pitagora a definire il valore monetario come “magia del numero”. Per numero si intendeva la misura perché ogni misura è un'espressione numerica: tanto è vero che normalmente si parla di “unità” di misura.
Per spiegare il mistero della magia del numero abbiamo applicato il principio fondamentale della “circolarità delle scienze” per cui, quando non si riesce a spiegare un fenomeno nell'ambito della categoria scientifica in cui si manifesta, si deve ricorrere ad una categoria scientifica diversa applicando il principio per analogia. Con questo metodo abbiamo scoperto l'induzione giuridica
utilizzando l'esperienza dell'induzione fisica. Come nella dinamo si trasforma energia meccanica in energia elettrica, così nella moneta si trasforma il valore di una convenzione cioè di una realtà spirituale, in un bene reale oggetto di proprietà.
Qui il tempo viene oggettivato per induzione in maniera più intensa di quanto non avvenga nelle altre fattispecie giuridiche. Mentre di regola la strumentalità peculiare di ogni norma consiste nella tipica “previsione normativa”, la funzione della moneta non è limitata alla sola misurazione convenzionale (cioè normativa) del valore dei beni economici, ma costituisce, essa stessa, bene oggetto di scambio perché incorpora per induzione giuridica il “valore della misura”.
Nella fattispecie monetaria l'elemento formale del simbolo non ha il solo scopo di manifestare la convenzione, ma conferendo al portatore la previsione di “poter acquistare”, cioè il potere d'acquisto, incorpora il “valore della misura” e diventa così un bene nuovo, completamente autonomo e diverso da quelli misurati, tanto è vero che ne costituisce il corrispettivo nello scambio negoziale della compravendita.
Questo argomento non poteva essere considerato da Pound perché non sapeva che il valore è “tempo” e non “spazio” cioè previsione e non merce.
Come nella dinamo l'alternanza del polo positivo col negativo nella rotazione dell'indotto causa il campo elettromagnetico che genera energia elettrica, così nella convenzione monetaria il succedersi delle fasi della circolazione della moneta nelle mani proprie ed altrui determina analoga-mente l'alternanza dell' “Io” col “non Io”, del mio col tuo, che genera, per induzione giuridica, valore monetario.
Come, nell'indotto fisico, nasce energia elettrica quando comincia la rotazione della dinamo, analogamente nasce il valore monetario all'atto dell'emissione nelle mani dell'accettante perché ne prevede la ulteriore cessione e circolazione nell'indotto giuridico.
Come nella dinamo aumentando la velocità di rotazione aumenta la quantità di energia elettri-ca, così aumentando la velocità di circolazione della moneta ne aumenta il valore indotto, cioè il potere d'acquisto.
Su questo principio le banche d'affari creano quantitativi illimitati di valore, attribuendo ai depositi bancari la velocità della luce trasferendoli da un continente all'altro con gli impulsi elettronici dei computer. Il fenomeno è stato definito dal Governatore della Banca d'Italia, come “deposito transnazionale che sfugge al controllo delle banche centrali”. Poiché il valore indotto è causato dalla circolazione della moneta, analogamente all'energia elettrica causata dalla rotazione della dinamo, mancando la consapevolezza scientifica del fenomeno, il governatore Fazio per esprimere il concetto, ha collegato la parola “deposito” che ha un significato statico, col termine “transnazionale” che ha un significato dinamico. Ha proposto così una definizione irrazionale del valore indotto perché espressa con due termini tra loro incompatibili.
In conclusione la moneta non è solo il prodotto di una convenzione, ma di una attività convenzionale che, nella sua continuità, realizza il “potere d'acquisto” per induzione in una fattispecie di sociologia giuridica. La moneta che non circola è un mero simbolo, non è moneta.
Il simbolo monetario può assumere tutte le forme possibili delle fattispecie giuridiche. Come la luce rossa e verde del semaforo è forma di norme giuridiche, perché consentono e vietano il transito, così il simbolo monetario può essere realizzato, per convenzione, nella luce del computer.
Per spiegare la differenza tra diritto e sociologia giuridica basta portare un esempio elementare: il “contratto di compravendita” è fattispecie giuridica; “compratore e venditore legati dal con-tratto” è fattispecie di sociologia giuridica. È nell’ambito di questa seconda fattispecie che nasce e sussiste nella sua continuità, il valore indotto.
Come la corrente elettrica è causata dalla rotazione che alterna polo positivo e polo negativo degli elementi elettrogeni, così l' io e l'altro, l'io e il non io, sono i poli giuridici nel cui ambito nasce il valore indotto. Come l'energia elettrica non nasce se non gira la dinamo, così il valore monetario non nasce se non circola la moneta nella attività negoziale del mercato. La moneta è diritto che vive.
6) La carta moneta creata al puro costo tipografico.
La moneta fu definita in modo esauriente da Aristotile come misura del valore.
In ogni frase vi sono sempre due significati: uno esplicito e l'altro implicito. Il limite dei monetaristi sta nel fatto di essersi limitati a considerare solo il significato esplicito della definizione di Aristotile, “misura del valore” ed ignoravano quello implicito: “valore della misura”. Ogni unità di misura ha infatti, necessariamente, la qualità corrispondente a ciò che deve misurare. Come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Sicché la moneta non è solamente la misura del valore, ma anche il valore della misura che è il potere d'acquisto.
Poiché ogni unità di misura è una convenzione ed ogni convenzione è una fattispecie giuridica, la moneta è una fattispecie giuridica. Dunque, la materia prima per fabbricare moneta è la medesima che serve a produrre fattispecie giuridiche: forma e realtà spirituale ossia simbolo e convenzione monetaria.
In breve il simbolo acquista valore monetario per il semplice fatto che ci si mette d'accordo che lo abbia. La previsione del comportamento altrui come condizione del proprio, induce ognuno ad accettare moneta contro merce perché prevede di poter dare, a sua volta, moneta contro merce.
La nascita di valore monetario, anche nel simbolo di costo nullo (6), indusse Pitagora a definire il valore monetario come “magia del numero”. Per numero si intendeva la misura perché ogni misura è un'espressione numerica: tanto è vero che normalmente si parla di “unità” di misura.
Per spiegare il mistero della magia del numero abbiamo applicato il principio fondamentale della “circolarità delle scienze” per cui, quando non si riesce a spiegare un fenomeno nell'ambito della categoria scientifica in cui si manifesta, si deve ricorrere ad una categoria scientifica diversa applicando il principio per analogia. Con questo metodo abbiamo scoperto l'induzione giuridica
utilizzando l'esperienza dell'induzione fisica. Come nella dinamo si trasforma energia meccanica in energia elettrica, così nella moneta si trasforma il valore di una convenzione cioè di una realtà spirituale, in un bene reale oggetto di proprietà.
Qui il tempo viene oggettivato per induzione in maniera più intensa di quanto non avvenga nelle altre fattispecie giuridiche. Mentre di regola la strumentalità peculiare di ogni norma consiste nella tipica “previsione normativa”, la funzione della moneta non è limitata alla sola misurazione convenzionale (cioè normativa) del valore dei beni economici, ma costituisce, essa stessa, bene oggetto di scambio perché incorpora per induzione giuridica il “valore della misura”.
Nella fattispecie monetaria l'elemento formale del simbolo non ha il solo scopo di manifestare la convenzione, ma conferendo al portatore la previsione di “poter acquistare”, cioè il potere d'acquisto, incorpora il “valore della misura” e diventa così un bene nuovo, completamente autonomo e diverso da quelli misurati, tanto è vero che ne costituisce il corrispettivo nello scambio negoziale della compravendita.
Questo argomento non poteva essere considerato da Pound perché non sapeva che il valore è “tempo” e non “spazio” cioè previsione e non merce.
Come nella dinamo l'alternanza del polo positivo col negativo nella rotazione dell'indotto causa il campo elettromagnetico che genera energia elettrica, così nella convenzione monetaria il succedersi delle fasi della circolazione della moneta nelle mani proprie ed altrui determina analoga-mente l'alternanza dell' “Io” col “non Io”, del mio col tuo, che genera, per induzione giuridica, valore monetario.
Come, nell'indotto fisico, nasce energia elettrica quando comincia la rotazione della dinamo, analogamente nasce il valore monetario all'atto dell'emissione nelle mani dell'accettante perché ne prevede la ulteriore cessione e circolazione nell'indotto giuridico.
Come nella dinamo aumentando la velocità di rotazione aumenta la quantità di energia elettri-ca, così aumentando la velocità di circolazione della moneta ne aumenta il valore indotto, cioè il potere d'acquisto.
Su questo principio le banche d'affari creano quantitativi illimitati di valore, attribuendo ai depositi bancari la velocità della luce trasferendoli da un continente all'altro con gli impulsi elettronici dei computer. Il fenomeno è stato definito dal Governatore della Banca d'Italia, come “deposito transnazionale che sfugge al controllo delle banche centrali”. Poiché il valore indotto è causato dalla circolazione della moneta, analogamente all'energia elettrica causata dalla rotazione della dinamo, mancando la consapevolezza scientifica del fenomeno, il governatore Fazio per esprimere il concetto, ha collegato la parola “deposito” che ha un significato statico, col termine “transnazionale” che ha un significato dinamico. Ha proposto così una definizione irrazionale del valore indotto perché espressa con due termini tra loro incompatibili.
In conclusione la moneta non è solo il prodotto di una convenzione, ma di una attività convenzionale che, nella sua continuità, realizza il “potere d'acquisto” per induzione in una fattispecie di sociologia giuridica. La moneta che non circola è un mero simbolo, non è moneta.
Il simbolo monetario può assumere tutte le forme possibili delle fattispecie giuridiche. Come la luce rossa e verde del semaforo è forma di norme giuridiche, perché consentono e vietano il transito, così il simbolo monetario può essere realizzato, per convenzione, nella luce del computer.
Per spiegare la differenza tra diritto e sociologia giuridica basta portare un esempio elementare: il “contratto di compravendita” è fattispecie giuridica; “compratore e venditore legati dal con-tratto” è fattispecie di sociologia giuridica. È nell’ambito di questa seconda fattispecie che nasce e sussiste nella sua continuità, il valore indotto.
Come la corrente elettrica è causata dalla rotazione che alterna polo positivo e polo negativo degli elementi elettrogeni, così l' io e l'altro, l'io e il non io, sono i poli giuridici nel cui ambito nasce il valore indotto. Come l'energia elettrica non nasce se non gira la dinamo, così il valore monetario non nasce se non circola la moneta nella attività negoziale del mercato. La moneta è diritto che vive.
6) La carta moneta creata al puro costo tipografico.
domenica 24 maggio 2009
IL PAESE DELL'UTOPIA (Giacinto Auriti) - Parte 2
IL VALORE È UN RAPPORTO
TRA FASI DI TEMPO...
... così ad es. una penna ha valore perché si prevede di scrivere, il coltello ha valore perché si prevede di tagliare, la moneta ha valore perché si prevede di comprare. Il valore è pertanto il rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto.
Poiché il tempo, come diceva Kant, è l'Io che si pone come realtà in quanto capacità in atto di constatare, prevedere e ricordare - e l' io presente nella sua continuità vitale è la costante del tempo - ci si spiega perché, non essendo concepibile tempo senza vita ossia “valore senza vita”, non esiste ricchezza in un mondo di morti.
L'errore delle scuole romantiche sta essenzialmente nel fatto di aver concepito il valore come proprietà della materia, ossia come dimensione dello spazio. Lo spazio coincide solo col presente: tutto il resto è tempo. Quindi Pound, pur avendo intuito il problema, era impossibilitato a risolverlo perché la cultura economica ignorava (e tuttora ignora) il fenomeno della attività previsionale in cui lo stesso giudizio di valore si realizza.
Questo limite culturale è denunciato da Pound in una significativa frase: «... accolgo con sollievo la tendenza di F. Ritter di parlar della moneta non nei termini di “finanza” ed “economia” ma in termini di grano e concime.» (5) L'espressione è un esempio significativo della cultura romantica del novecento: nobilissima e geniale nell'individuare e criticare la tirannia malefica della
grande usura, ma incapace di indicarne costruttivamente i rimedi. Se fosse vera la teoria del Ritter non vi sarebbe alcuna differenza tra baratto e compravendita. Solo dopo la scoperta del
valore indotto è possibile distinguere il valore della misura (moneta) dal valore misurato (grano e concime).
Una volta evidenziato che il valore è un rapporto tra fasi di tempo, va posta la distinzione tra la fase strumentale che attiene all'oggetto (ad es. la penna) e quella edonistica che attiene al soggetto (ad es. scrivere con la penna).
Questa distinzione tra momento oggettivo e momento soggettivo in cui si realizza la fisiologia del valore, basa ovviamente sulla concezione dualistica di filosofia della conoscenza (aristotelico-tomista), in cui si distingue l'oggetto dal soggetto.
Poiché il passato ed il futuro non coincidono con l' Io presente (che è la costante del tempo) sono l' oggetto della memoria e della previsione ossia l' oggetto del giudizio di valore.
Quando il giudizio di valore è costruito sulla base filosofica del monismo hegeliano (in cui si confonde l'oggetto col soggetto per la riduzione della realtà all'idea della realtà nel c. d.
idealismo), si rende immanente il momento strumentale oggettivo, con quello edonistico soggettivo, con la conseguenza di personificare lo strumento. Nasce così il concetto di società senza contenuto umano, il fantasma giuridico che ha caratterizzato l'avvento del capitalismo: di cui l' usurocrazia
intuita da Pound, è parte costitutiva ed essenziale.
Con la confusione tra momento strumentale o funzionale (prerogativa dell'organo) e momento edonistico (prerogativa della collettività sociale) è nata infatti la grande malattia culturale della rappresentanza organica del momento edonistico del valore. Come dire – rifacendosi all'apologo di Menenio Agrippa - che, mentre il popolo assume la funzione di avere fame, il governo assume quella di mangiare in rappresentanza del popolo.
La proprietà (anche della moneta) - che è godimento dei beni giuridicamente protetto e quindi attinente alla seconda fase di tempo del valore - è sottratta alla persona umana ed attribuita ai fantasmi giuridici. Le soggettività strumentali, strumenti operativi del capitalismo, sono diventate i paraventi delle grandi mangiatoie. Stato costituzionale, stato socialista, società anonima, ente di stato, banca, multinazionale, ecc. sono tutti concetti di società senza contenuto umano cioè degli
strumenti che hanno stravolto le basi etiche della società organica tradizionale. Non a caso tutte le banche sono delle “S.p.A.”.
Poiché è impensabile ed assurdo servire uno strumento, la regola del servire propria della so-cietà organica è stato sostituito da quella del servirsi tipico della soggettività strumentale. Il principio del “conviene essere giusti” è stato sostituito conseguentemente dal principio del “è giusto quello che conviene”. Non a caso il fenomeno di tangentopoli non costituisce solo una espressione statistica di incremento di delinquenza politica, ma manifesta, nella sua imponenza, il segno dei tempi di decadenza che stiamo vivendo.
Ciò premesso rispondiamo alle cinque domande di Ezra Pound.
5) E. Pound, op. cit., p. 56.
TRA FASI DI TEMPO...
... così ad es. una penna ha valore perché si prevede di scrivere, il coltello ha valore perché si prevede di tagliare, la moneta ha valore perché si prevede di comprare. Il valore è pertanto il rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto.
Poiché il tempo, come diceva Kant, è l'Io che si pone come realtà in quanto capacità in atto di constatare, prevedere e ricordare - e l' io presente nella sua continuità vitale è la costante del tempo - ci si spiega perché, non essendo concepibile tempo senza vita ossia “valore senza vita”, non esiste ricchezza in un mondo di morti.
L'errore delle scuole romantiche sta essenzialmente nel fatto di aver concepito il valore come proprietà della materia, ossia come dimensione dello spazio. Lo spazio coincide solo col presente: tutto il resto è tempo. Quindi Pound, pur avendo intuito il problema, era impossibilitato a risolverlo perché la cultura economica ignorava (e tuttora ignora) il fenomeno della attività previsionale in cui lo stesso giudizio di valore si realizza.
Questo limite culturale è denunciato da Pound in una significativa frase: «... accolgo con sollievo la tendenza di F. Ritter di parlar della moneta non nei termini di “finanza” ed “economia” ma in termini di grano e concime.» (5) L'espressione è un esempio significativo della cultura romantica del novecento: nobilissima e geniale nell'individuare e criticare la tirannia malefica della
grande usura, ma incapace di indicarne costruttivamente i rimedi. Se fosse vera la teoria del Ritter non vi sarebbe alcuna differenza tra baratto e compravendita. Solo dopo la scoperta del
valore indotto è possibile distinguere il valore della misura (moneta) dal valore misurato (grano e concime).
Una volta evidenziato che il valore è un rapporto tra fasi di tempo, va posta la distinzione tra la fase strumentale che attiene all'oggetto (ad es. la penna) e quella edonistica che attiene al soggetto (ad es. scrivere con la penna).
Questa distinzione tra momento oggettivo e momento soggettivo in cui si realizza la fisiologia del valore, basa ovviamente sulla concezione dualistica di filosofia della conoscenza (aristotelico-tomista), in cui si distingue l'oggetto dal soggetto.
Poiché il passato ed il futuro non coincidono con l' Io presente (che è la costante del tempo) sono l' oggetto della memoria e della previsione ossia l' oggetto del giudizio di valore.
Quando il giudizio di valore è costruito sulla base filosofica del monismo hegeliano (in cui si confonde l'oggetto col soggetto per la riduzione della realtà all'idea della realtà nel c. d.
idealismo), si rende immanente il momento strumentale oggettivo, con quello edonistico soggettivo, con la conseguenza di personificare lo strumento. Nasce così il concetto di società senza contenuto umano, il fantasma giuridico che ha caratterizzato l'avvento del capitalismo: di cui l' usurocrazia
intuita da Pound, è parte costitutiva ed essenziale.
Con la confusione tra momento strumentale o funzionale (prerogativa dell'organo) e momento edonistico (prerogativa della collettività sociale) è nata infatti la grande malattia culturale della rappresentanza organica del momento edonistico del valore. Come dire – rifacendosi all'apologo di Menenio Agrippa - che, mentre il popolo assume la funzione di avere fame, il governo assume quella di mangiare in rappresentanza del popolo.
La proprietà (anche della moneta) - che è godimento dei beni giuridicamente protetto e quindi attinente alla seconda fase di tempo del valore - è sottratta alla persona umana ed attribuita ai fantasmi giuridici. Le soggettività strumentali, strumenti operativi del capitalismo, sono diventate i paraventi delle grandi mangiatoie. Stato costituzionale, stato socialista, società anonima, ente di stato, banca, multinazionale, ecc. sono tutti concetti di società senza contenuto umano cioè degli
strumenti che hanno stravolto le basi etiche della società organica tradizionale. Non a caso tutte le banche sono delle “S.p.A.”.
Poiché è impensabile ed assurdo servire uno strumento, la regola del servire propria della so-cietà organica è stato sostituito da quella del servirsi tipico della soggettività strumentale. Il principio del “conviene essere giusti” è stato sostituito conseguentemente dal principio del “è giusto quello che conviene”. Non a caso il fenomeno di tangentopoli non costituisce solo una espressione statistica di incremento di delinquenza politica, ma manifesta, nella sua imponenza, il segno dei tempi di decadenza che stiamo vivendo.
Ciò premesso rispondiamo alle cinque domande di Ezra Pound.
5) E. Pound, op. cit., p. 56.
venerdì 22 maggio 2009
martedì 19 maggio 2009
IL PAESE DELL'UTOPIA (Giacinto Auriti) - Parte 1
IL PAESE DELL'UTOPIA
LA RISPOSTA ALLE 5 DOMANDE DI EZRA POUND
EZRA POUND
E IL ROMANTICISMO DEL NOVECENTO
«L'Ottocento, infame secolo dell'usura...» (1); . m'addormentai sotto le stelle sabine, (...) meravigliandomi della distanza trascorsa tra il mondo del novecento e quello della serenità...» (2). Con queste due frasi lapidarie Pound esprime il nesso causale tra due secoli di storia: Post hoc ergo propter hoc (dopo questo, quindi per questo). È' l’avvento dell' usurocrazia la causa dell'angoscia che caratterizza il clima spirituale del nostro tempo. Non a caso nel linguaggio nato nella prassi mercantile americana l'usura è definita col termine “danger”: pericolo. Il pericolo è incompatibile con la serenità.
Nel secolo dell'usura tutti i popoli sono diventati poveri perché sono stati indebitati per un valore pari a tutto il loro denaro sin dal 1694 - come ha intuito Pound - data di costituzione della Banca d'Inghilterra.
Da queste poche parole emerge la grandezza dell'intuizione di Pound. Tutta la cultura del
Novecento è permeata di romanticismo. Si avvertono, si soffrono i grandi problemi che travagliano la generazione: manca la consapevolezza filosofica e scientifica per risolverli.
«Quello che è mancato in Italia specialmente fra gente pratica, fra gli industriali, grandi quanto piccoli, fra i commercianti, e non solamente fra i piccoli commercianti, è la visione del processo di strozzinaggio, la conoscenza del rapporto, e dei rapporti fra gli affari, fra la gestione di un'azienda produttiva o commerciale, e il sistema monetario mondiale, operando non a breve scadenza, non in periodi di tre mesi o di tre anni, ma alla lunga, durante i secoli e mezzi-secoli, sempre con lo stesso disegno: lucrare. E sempre con gli stessi meccanismi: cioè il creare debiti per sfruttarne l'interesse, e monopoli per potere variare il prezzo d'ogni cosa, ivi compreso il prezzo delle diverse unità delle diverse monete delle nazioni diverse.» (3)
Pound ha evidenziato così che la moneta è la grande lacuna culturale della tradizione romano-cristiana. Pur dichiarandosi fascista evidenziava il limite culturale del Fascismo, comune del resto a tutti i movimenti romantici del Novecento. Romanticismo significa sentire i problemi della propria generazione più col sangue che col cervello.
Con una umiltà pari al suo amore per la verità, dice: «... noi domandiamo cosa sia la moneta, il credito, l'interesse, l' usura.
«Prima di discutere una politica monetaria, una riforma monetaria, una rivoluzione monetaria, dobbiamo essere ben sicuri della natura della moneta.
«Il nemico è l'ignoranza (nostra). Al principio dell'ottocento John Adams (pater patriae) vedeva che i difetti ed errori del governo americano derivavano non tanto dalla corruzione del personale, quanto da un'ignoranza della moneta, del credito e della loro circolazione.
«Siamo allo stesso punto.» (4)
E torniamo ancora oggi a domandarci. Siamo allo stesso punto? Riteniamo di no. Siamo infatti nelle condizioni ormai di poter dare una risposta esauriente alle cinque domande poste da Pound: “Cosa sia la moneta, il credito, l' interesse, l' usura, (…) e circolazione”. Siamo convinti che rispondendo a queste cinque domande si colma la lacuna culturale che ha causato il crollo delle monarchie cattoliche della Vecchia Europa e la sconfitta del romanticismo del '900. A tal fine appare indispensabile fare una breve premessa per definire il valore e distinguere tra fisiologia e patologia dei giudizi di valore.
1)Ezra Pound, Lavoro ed usura, Milano 1972, p. 25.
2)E. Pound, op. cit., p.
3)E. Pound, op. cit., p. 54.
4)E. Pound, op. cit., p. 20.
LA RISPOSTA ALLE 5 DOMANDE DI EZRA POUND
EZRA POUND
E IL ROMANTICISMO DEL NOVECENTO
«L'Ottocento, infame secolo dell'usura...» (1); . m'addormentai sotto le stelle sabine, (...) meravigliandomi della distanza trascorsa tra il mondo del novecento e quello della serenità...» (2). Con queste due frasi lapidarie Pound esprime il nesso causale tra due secoli di storia: Post hoc ergo propter hoc (dopo questo, quindi per questo). È' l’avvento dell' usurocrazia la causa dell'angoscia che caratterizza il clima spirituale del nostro tempo. Non a caso nel linguaggio nato nella prassi mercantile americana l'usura è definita col termine “danger”: pericolo. Il pericolo è incompatibile con la serenità.
Nel secolo dell'usura tutti i popoli sono diventati poveri perché sono stati indebitati per un valore pari a tutto il loro denaro sin dal 1694 - come ha intuito Pound - data di costituzione della Banca d'Inghilterra.
Da queste poche parole emerge la grandezza dell'intuizione di Pound. Tutta la cultura del
Novecento è permeata di romanticismo. Si avvertono, si soffrono i grandi problemi che travagliano la generazione: manca la consapevolezza filosofica e scientifica per risolverli.
«Quello che è mancato in Italia specialmente fra gente pratica, fra gli industriali, grandi quanto piccoli, fra i commercianti, e non solamente fra i piccoli commercianti, è la visione del processo di strozzinaggio, la conoscenza del rapporto, e dei rapporti fra gli affari, fra la gestione di un'azienda produttiva o commerciale, e il sistema monetario mondiale, operando non a breve scadenza, non in periodi di tre mesi o di tre anni, ma alla lunga, durante i secoli e mezzi-secoli, sempre con lo stesso disegno: lucrare. E sempre con gli stessi meccanismi: cioè il creare debiti per sfruttarne l'interesse, e monopoli per potere variare il prezzo d'ogni cosa, ivi compreso il prezzo delle diverse unità delle diverse monete delle nazioni diverse.» (3)
Pound ha evidenziato così che la moneta è la grande lacuna culturale della tradizione romano-cristiana. Pur dichiarandosi fascista evidenziava il limite culturale del Fascismo, comune del resto a tutti i movimenti romantici del Novecento. Romanticismo significa sentire i problemi della propria generazione più col sangue che col cervello.
Con una umiltà pari al suo amore per la verità, dice: «... noi domandiamo cosa sia la moneta, il credito, l'interesse, l' usura.
«Prima di discutere una politica monetaria, una riforma monetaria, una rivoluzione monetaria, dobbiamo essere ben sicuri della natura della moneta.
«Il nemico è l'ignoranza (nostra). Al principio dell'ottocento John Adams (pater patriae) vedeva che i difetti ed errori del governo americano derivavano non tanto dalla corruzione del personale, quanto da un'ignoranza della moneta, del credito e della loro circolazione.
«Siamo allo stesso punto.» (4)
E torniamo ancora oggi a domandarci. Siamo allo stesso punto? Riteniamo di no. Siamo infatti nelle condizioni ormai di poter dare una risposta esauriente alle cinque domande poste da Pound: “Cosa sia la moneta, il credito, l' interesse, l' usura, (…) e circolazione”. Siamo convinti che rispondendo a queste cinque domande si colma la lacuna culturale che ha causato il crollo delle monarchie cattoliche della Vecchia Europa e la sconfitta del romanticismo del '900. A tal fine appare indispensabile fare una breve premessa per definire il valore e distinguere tra fisiologia e patologia dei giudizi di valore.
1)Ezra Pound, Lavoro ed usura, Milano 1972, p. 25.
2)E. Pound, op. cit., p.
3)E. Pound, op. cit., p. 54.
4)E. Pound, op. cit., p. 20.
sabato 16 maggio 2009
INIZIO BLOG
Salve a tutti,
da oggi voglio provare l'esperienza di gestire un mio blog. Ho deciso di provare questa esperienza in quanto vedo e sento che c'è una sempre maggiore necessità di informarsi, e di farlo in poco tempo, visto che tutti noi, purtroppo, non possiamo dedicare troppo tempo a questa attività dato il numero sempre crescente di impegni che riempono le nostre giornate.
Lo scopo di questo blog è proprio questo: riunire le notizie e gli articoli di una certa rilevanza ed interesse, ed offrirli al lettore in modo che possa mantenersi aggiornato trovando subito le notizie/articoli più interessanti del momento.
Vi ringrazio della vostra attenzione.
Dadas88
da oggi voglio provare l'esperienza di gestire un mio blog. Ho deciso di provare questa esperienza in quanto vedo e sento che c'è una sempre maggiore necessità di informarsi, e di farlo in poco tempo, visto che tutti noi, purtroppo, non possiamo dedicare troppo tempo a questa attività dato il numero sempre crescente di impegni che riempono le nostre giornate.
Lo scopo di questo blog è proprio questo: riunire le notizie e gli articoli di una certa rilevanza ed interesse, ed offrirli al lettore in modo che possa mantenersi aggiornato trovando subito le notizie/articoli più interessanti del momento.
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