di Mario Mazzoleni
Manca un mese alla data delle elezioni, le candidature sono state depositate e le alleanze sono state definite. La fine della seconda repubblica, data per certa solo pochi mesi fa, sembra non essere proprio alle porte. Il "porcellum", da una parte, e una certa incapacità della politica di "cogliere l'attimo", dall'altra, sembrano preparare uno scenario non propriamente nuovo per il sistema Paese.
Proviamo a fare qualche riflessione e a metterla nero su bianco in modo da potere verificare se le sensazioni che si respirano ad un mese dal voto tra 31 giorni saranno confermate.
1) la campagna elettorale non si gioca sul confronto reale tra idee, numeri, proposte e loro verifica. Tutti a sparare proposte demagogiche (forse il solo Giannino mette nero su bianco dei numeri, ma lo fa partendo da un paio di presupposti non concreti (uno su tutti la possibilità di dismettere in breve tempo a prezzi simil mercato un'ingente massa di patrimoni pubblici per finanziare il rientro del debito). Dalla riduzione delle tasse, alla revisione (cancellazione dell'IMU) fino ad arrivare alla più inattuabile delle riforme (il 75% delle tasse pagate dai lombardi in lombardia) la gran parte delle "idee" suonano di demagogico e sono destinate a durare fino al 24 febbrai (come da prassi negli ultimi 19 anni di storia);
2) Berlusconi per ora determina l'agenda, proprio partendo dalla sua innata capacità di "sparare" parole, numeri, affermazioni senza lasciare che nessuno gliele confuti (dal non avere messo le mani in tasca agli italiani smentito da tutti i numeri sulla crescita della pressione fiscale - oltre 6 punti in percentuale - fino ad arrivare a posticipare a dopo la "discesa in campo" il buco disastroso di Standa - attribuendo alla sinistra con i suoi Boicotta Berlusconi il tracollo di un'idea imprenditoriale - o a dimenticare i salvataggi normativi - dal falso in bilancio fino a tutte le norme su prescrizione etc -). Gli altri lo seguono (tutti a parlare o straparlare di tasse, di lavoro, di agende e di "innata capacità al governo proprio e di incapacità dimostrata dagli altri). Dopo 24 anni dalla caduta del muro rimaniamo l'unico Paese occidentale dove un capo partito fissa gran parte della propria capacità persuasiva sulla paura dei "comunisti e della sinistra" e la "sinistra" non riesce a fare di meglio che evocare le "cattiverie dei ricchi e la conseguente necessità di tassarli";
3) Le liste sono infarcite da membri degli apparati (e l'appartenenza spesso coinvolge giovani e donne che, teoricamente, dovrebbero rappresentare il nuovo). Il meccanismo di appartenenza non è mutato è vede trionfare nel pdl/lega i soggetti "vicini-protetti-di supporto" del capo al centro e a sinistra con l'aggiunta di un curriculum di militanza certficificata. Qualche buon nome per la verità appare soprattutto a Sinistra e con Monti. Nessuna novità (anzi) tra i pidiellini e la lega.
4) Le uniche vere novità si dividono in due sottocategorie, la prima legata alle liste Ingroia e Fermare il Declino - Giannino - entrambe destinate a recitare un ruolo di guastafeste (o peggio) nei rispettivi campi di intervento, ed entrambe (più Giannino che Ingroia a quel che pare ad oggi) destinate a non riuscire a recitare alcun ruolo (ammesso riescano ad entrare in parlamento).
La seconda categoria vede le due vere "novità" della partita. Monti e Grillo. Per la seconda Lista è chiaro che la tornata elettorale si chiuderà con una buona rappresentanza (minore di quanto ipotizzino oggi i giornali) ma, comunque, con un numero di deputati e senatori importante e destinati ad essere oggetto di interessi e prebende dal loro insediamento in poi.
La prima novità (Monti e arbusti) pare essere una rivisitazione del progetto Mastella ossia una forza voluta per evitare sia una vittoria di Bersani, sia un ruolo importante di Berlusconi. Ad oggi la partita sembra doversi giocare solo al senato e la sensazione è che di questo passo la "ciambella" Monti potrebbe finire con l'essere controbilanciata dalla "zavorra" Vendola. Insomma nulla di nuovo sotto il sole;
5) Bersani pare essere animato dalla stessa strana modalità suicida che vide Occhetto, prima, e Prodi, poi, dilapidare in campagna elettorale il tesoretto di credibilità accumulato prima dell'avvio della stessa. Sul fronte televisivo è di una noia mortale (niente luce negli occhi, nessuna capacità di modificare il tono di voce monocorde, un'esasperazione assoluta del tono da "affidabile" che si è voluto -o gli hanno voluto- cucire addosso). Sarebbe interessante capire chi gli fa da regia (a partire da chi l'ha mandato da Vespa in contemporanea al match Santoro/Berlusconi) o chi gli suggerisce di l'indice delle uscite giornaliere....Monti recita il ruolo del politico ma, alla lunga, non pare credibile anche senza loden continuando a parlare di quanto ha salvato l'italia e di quanto gli altri non gli abbiano permesso di fare un buon lavoro, passando dall'agenda Monti alla seconda agenda Monti per arrivare alla futura neo agenda Monti;
6) Ci sono poi i prossimi "desaparecidos" da Fini ormai relegato al nulla con la sua semi inutile piccola struttura, Di Pietro con il suo "saltiamo un turno dalla prima fila", LaRussa con la sua piccolissima pattuglia di ondivaghi tricolori e Pannella con l'ultima giravolta per assicurarsi uno spazio bruciato dall'inconsistenza delle ultime tornate elettorali (che, tra l'altro, hanno offuscato le potenzialità di Emma Bonino).
Morale? Se andrà bene Berlusconi e la sua pattuglia di "amici stretti" non avranno un ruolo determinante, ma in caso di stallo tra i veti incrociati Vendoliani/Montiani il pericolo di una "piccola coalizione" del tiramo a campà si presenterà di fronte a noi con il problema legato al non avere più un "mario" da potersi giocare....
La lombardia si troverà con un governatore leghista e un potere ciellino depurato dalla parte di ciellini "istituzionalisti e non cdoizzati".
A meno che....qualcuno non decida di giocare una partita diversa definendo agende, ipotesi, presentando progetti reali, comunicando da leader e non da Follower, aggredendo le zone putride del berlusconismo e quelle "trilaterali" del centrismo.
Dando valore ad un progetto riformista che sappia coniugare principi sociali e innovazione istituzionale (non è la flessibilità del lavoro il dogma ma la centralità del lavoro e la sua creazione/salvaguardia, non è la revisione della spesa pubblica la sfida ma la sua finalizzazione efficiente, non è la "crescita" tout court il traguardo ma la creazione e il presidio di valori economici e sociali nuovi e vecchi.
L'esigenza, non è la patrimoniale o la solita balzana idea di Amato della tosatura una tantum la soluzione, ma la forte spinta alla ridefinzione delle logiche fiscali e la loro rigida attuazione per "pagare meno e pagare tutti". Non è l'illuministica idea del diritto allo studio la panacea, ma la realizzazione di progetti per il rilancio dell'offerta formativa a tutti i livelli accettando di mettere in soffitta le "rivoluzioni pedagogiche" del Berlinguer o le illusioni teoriche del normalista Mussi per tornare a ridare senso agli investimenti in formazione e alla selezione meritocratica dei formatori (a costo di rimandare a scuola migliaia di docenti più o meno precari la cui capacità e competenza formativa nessuno ha mai davvero valutato).
L'esigenza è quella di tornare a proporre idee e progetti che rimettano al centro della politica sia il lavoro, sia il welfare, sia le regole sia le priorità nel gestire le risorse, sia la legalità sia volontà di riequilibrare le enormi aree di diseguaglianza che bloccano la crescita del Paese.
Un mese per provarci.....ma è nelle corde di questa "nuova meravigliosa armata"?
Tratto da: http://mariobmazzoleni.blogspot.it/2013/01/cosa-succedera.html?spref=fb
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