venerdì 21 agosto 2009
AZIONE E REAZIONE
Recentemente, in un interessante documentario sulle organizzazioni criminali nate all’interno delle carceri americane, ho sentito una frase che mi ha fatto riflettere. Parlando dei continui scontri tra detenuti di organizzazioni rivali, una guardia carceraria ha detto che, in effetti, quegli scontri non potevano essere evitati in quanto loro, le guardie, potevano solo reagire alle azioni dei detenuti intervenendo a fatto compiuto, dato che la reazione è più lenta dell’azione.
Questa semplice osservazione, riferita al continuo impegno di molti per creare quello che, con molta presunzione, potremmo definire un “mondo migliore”, mi ha fatto pensare che stiamo agendo nel modo sbagliato. Infatti, l’attività di chi, come me, guarda con occhio critico gli eventi che ci circondano, è in genere quella di reagire a delle azioni messe in atto da altri.
Alla luce dell’osservazione fatta dalla guardia carceraria ho capito che in questo modo non cambieremo mai niente, in quanto le nostre azioni saranno sempre successive a quelle altrui, diventando quindi delle reazioni.
L’insegnamento che penso di aver tratto da quel documentario è il seguente: se vogliamo veramente cambiare le cose dobbiamo iniziare ad agire noi in primis e non più limitarci a reagire alle azioni altrui. In questo modo costringeremo i nostri “avversari” a reagire alle nostre azioni, guadagnando quel vantaggio che ogni giocatore di scacchi sa bene appartenere al “bianco”…
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